La triste fine di Georges Méliès, il padre del cinema… o no?!
All’alba del XX secolo, l’illusionista e realizzatore di film Georges Méliès (1861-1938), nel suo studio cinematografico di Montreuil (il primo del suo genere!), diede vita a mondi favolosi interamente immaginati e realizzati da lui, impreziosendo ogni racconto con i primi effetti speciali mai visti. Non si trattava solamente di fantasie: Méliès ebbe anche l’idea di ricostruire in studio fatti d’attualità in un’epoca in cui il telegiornale non era stato ancora inventato! (Per sapere come Méliès costruì il proprio trionfo durante la Belle Époque, leggi Georges Méliès, il Principe delle Meraviglie).
Eppure oggi il nome leggendario della Star-Film, la casa cinematografica da lui fondata che al tempo aveva dominato gli schermi di tutto il mondo, è quasi dimenticata.
Abbiamo già visto come Georges Méliès riuscisse a curare ogni dettaglio dei suoi film: scenografie, costumi, sceneggiatura, riprese, trucco, recitazione, effetti speciali… (leggi l’articolo precedente). Nelle scene dei suoi film, poteva comparire chiunque: il giardiniere, sua figlia, il suo insegnante di scultura, persone raccattate dalla strada, la troupe del teatro che dirigeva (il mitico teatro Houdin in boulevard des Italiens), ma anche attori professionisti di fama nazionale.
Ben prima di scoprire la sua passione per il cinema, Georges Méliès, che da poco dirigeva il teatro Houdin (leggi articolo precedente), ne scoprì un’altra altrettanto ardente, ossia quella per un membro della sua troupe. Piccolissima di statura, ma con un temperamento da tigre, la fata del teatro Houdin conosciuta col nome d’arte Jehanne d’Alcy ricambiava volentieri.
Il loro fu un amore lungo, a tratti tormentato, la cui fine parve a entrambi definitiva e invece…
Nell’ultimo articolo ho raccontato di come Méliès costruì la sua brillante carriera e del suo primato in qualità di pioniere del cinema. Il suo successo fu immenso, il teatro Houdin (in cui si proiettavano i capolavori della Star Film) era sempre pieno da scoppiare e il suo nome era noto anche oltreoceano.
Giunta a questo punto della storia, vorrei poter concludere il mio racconto lasciando Georges all’apice del successo, rispettato e salutato da tutti come il grande artista che era con uno svolazzante “THE END” in dissolvenza all’orizzonte. Purtroppo, mi trovo invece costretta a continuare dato che la vita apprezza i colpi di scena tanto quanto Méliès, peccato che questo sia amaro, un po’ squallido e che abbia l’impronta spietata del denaro e della guerra.
La concorrenza, la pirateria cinematografica, la Prima Guerra Mondiale, la crisi finanziaria, la morte dell’amata moglie… Troppe colpi da dover accusare, anche per uno spirito energico come Méliès.
Durante il conflitto, il più piccolo dei due studi cinematografici che Georges aveva costruito a Montreuil era stato convertito in un teatro di varietà per tenere accesa la voglia di divertirsi degli abitanti del paese, nonché dei parigini che accorrevano numerosi dal centro della ormai spenta Ville Lumière.
Finita la Grande Guerra, Méliès si rese conto che nessuno riusciva più a sognare e si trovò costretto a vendere il teatro e lo studio di Montreuil per pagare i creditori. Molti film vennero dispersi nelle aste e fusi per ricavarne argento. Méliès stesso, in un impeto di rabbia, bruciò parte del suo archivio non potendo più permettersi di conservarlo. La sorte, che di ironia non è mai stata carente, fece sì che proprio le copie pirata – le stesse che avevano in buona parte decretato la sua rovina – rappresentino oggi l’unica testimonianza esistente di quel tesoro.
E dopo questa botta di depressione, ecco un colpo di scena di cui certo Méliès aveva bisogno: nel 1925 incontrò Jehanne d’Alcy, la fata del teatro Houdin, che alla stazione di Montparnasse di Parigi aveva aperto una boutique di giocattoli e dolciumi. I due si sposarono e Méliès decise di aiutare Jeanne con il negozio, aggiustando i giochi meccanici che sapeva mantenere a meraviglia.
Non sprecate tempo a cercare questo angolo nostalgico presso la stazione odierna: l’antica gare venne demolita e ricostruita negli anni Settanta del secolo scorso.
Da questa piccola bottega parte la vicenda raccontata da Brian Selznick, “La straordinaria invenzione di Hugo Cabret”, da cui Martin Scorsese, desideroso di rendere omaggio a uno dei padri dell’arte cinematografica, ha tratto l’omonimo film dei nostri giorni.
Inoltre, sempre qui, Lèon Druhot, un ostinato redattore di rivista di cinema, Ciné-Journal, ritrovò Méliès nel 1929. Grazie a lui, colui che Charlie Chaplin aveva definito “L’alchimista della luce” uscì finalmente dall’oblio per ricevere l’omaggio dovuto dal mondo del cinema, ma le difficoltà finanziarie lo braccarono fino all’ultimo, tanto che Jehanne ebbe difficoltà persino ad affrontare le spese del funerale. Eppure, riportano le testimonianze, il gentile sorriso di Georges Méliès non si spense mai, nemmeno sotto i più feroci colpi della sventura.
E dopo aver ripercorso questa storia incredibile, un passaggio al cimitero del Père-Lachaise, 63° divisione, era d’obbligo per rendere omaggio al principe delle meraviglie, sepolto assieme alla sua musa e compagna, Jehanne d’Alcy.
Una campagna per raccogliere i fondi necessari al restauro di questo monumento è iniziata proprio in questi giorni su iniziativa della bis-nipote di Georges, Pauline, che non è in grado di sostenere la spesa da sola. Parigimeravigliosa ha contribuito perché, come osservò saggiamente un’amica, «A Méliès, almeno un biglietto del cinema, glielo devo». Grazie a tutti i cacciatori di meraviglie che vorranno partecipare FINO al 23 APRILE 2019! Ecco il link per fare la donazione (cliccate “Back this project” e scegliete tra le varie opzioni).
Adieu mio principe, hai provato a svanire nel nulla per sempre, ma il trucco questa volta non ti è riuscito.
Per fortuna.