Le “Preziose” ai tempi del Re Sole

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Il ruolo delle donne durante l’Ancien Régime non era affatto marginale. La libertà e l’importanza di cui godevano le dame delle classi elevate erano tali che nell’Ottocento i primi storici rimasero spaesati.

Per la sensibilità borghese ottocentesca, una donna che conduceva una vita indipendente dal marito, coltivava l’arte della parola, la poesia, la letteratura, capace di contribuire al raffinamento intellettuale del proprio gruppo sociale, era un’immagine disturbante. E a dire il vero non era del tutto bene accetta nemmeno nel Seicento, quando il termine Preziose fu coniato espressamente per loro, ma procediamo con ordine.

Le Preziose, sdegnose e affettate, che flirtano impiegando un linguaggio pacchiano, sono letteralmente personaggi da commedia, più precisamente Les Précieuses ridicules e Les Femmes savantes di Molière (‘Le Preziose ridicole’ e ‘Le Donne sapienti’, 1659 e 1672). In entrambi i casi si trattava di parodie, non di testimonianze dirette. Eppure gli storici ottocenteschi, attratti dalla conclusione confortante che in fondo si trattava solo di oche col ventaglio, presero alla lettera quelle caricature e le trasmisero così com’erano alle generazioni successive. Ma vediamole meglio e da vicino.

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Una scena tratta da Les Precieuses ridicules (fonte: Le Petit Journal).

Moda e linguaggio prezioso

Nel Seicento la lingua francese era un’argomento di prim’ordine, soprattutto a seguito della creazione dell’Accadémie française (1634), un’istituzione culturale che ha lo scopo di perfezionare e promuovere la letteratura, curando un dizionario di riferimento della lingua francese, simile alla più antica Accademia della Crusca italiana.

Le cosiddette Preziose, tra cui la celebre Madame de Scudéry, si erano occupate in prima persona di retorica, della maniera di redigere lettere, di comporre versi, ma da questo ad aver adottato il linguaggio caricaturale inventato da Molière il passo è lungo.

Per lungo tempo si è ripetuto che le Preziose non dicevano “libro”, ma “maestro muto”; non “specchio”, ma “consigliere di grazia”; non “candela”, ma “supplemento del sole”. Non nominavano mai le parti del corpo; invece di “seno”, preferivano “cuscini d’amore”; invece di “denti”, “il mobilio della bocca”; invece di “piedi”, “i miei poveri sofferenti”, ecc.

Non è difficile riconoscere qui i tratti tipici della caricatura. Da notare che, benché la Preziosità fosse un movimento che comprendeva anche dei Preziosi, è sempre sulle Preziose che si è riso e scherzato.

A metà Seicento il Barocco era all’apice della diffusione. L’ornamento, lo spettacolo, l’illusione e l’affettazione influenzavano tutti gli ambiti della vita di corte, compreso l’abbigliamento, caratterizzato dall’alternanza e il contrasto dei volumi, una profusione di nastri, pizzo, gioielli…

Ma questa ostentazione di eleganza e raffinatezza a corte aveva una spiegazione più profonda, di tipo identitario.

Moda degli anni della Preziosità
Moda degli anni della Preziosità, rappresentata da Renée Poumon nel bellissimo volume edito da éditions falbalas,Modes du XVII siècle.

La nobiltà reinventata

All’inizio del Seicento, i modi della nobiltà francese lasciavano a desiderare. Le Guerre di Religione avevano profondamente segnato il secolo precedente e abituato la corte alla violenza, alle armi, alla brutalità e ai costumi grossolani dei campi militari. Uno scherzo frequente era quello di spostare lo sgabello a una dama mentre si sedeva, così da farla finire con le gambe all’aria… e al tempo non si portavano le mutande!

La regina, Anna d’Austria, trovando che la corte di Francia somigliasse più a un’osteria, incaricò le dame del suo seguito di diffondere il buon gusto e la raffinatezza, soprattutto attraverso la conversazione, la poesia e la letteratura.

Questa tendenza virtuosa proseguì sotto Louis XIV fino a raggiungere il picco negli anni 1660, quando eleganza e raffinatezza divennero il segno distintivo di una classe nobile in trasformazione.

E. Lami, Éscalier des Ambassadeurs, 1866, Wallace Collection
E. Lami, Éscalier des Ambassadeurs, 1866, Wallace Collection.

Il Re Sole, infatti, aveva avviato una grande inchiesta (1666) per smascherare i troppo numerosi usurpatori che, approfittando del caos generato da anni di lotte interne, si erano attribuiti titoli nobiliari senza averne diritto (figli illegittimi, ecc.). L’argomento era di grande interesse, poiché i nobili godevano di vari privilegi tra i quali delle grosse esenzioni fiscali.

Questa selezione rafforzò l’elitismo dei cortigiani dal vero sangue blu, a cui non bastava più identificarsi attraverso i simboli della ricchezza e del potere, ma ricercavano anche l’erudizione, l’eleganza, il linguaggio forbito, la mente acuta, la perfezione nella danza e il gusto per la poesia e la galanteria.

L’era della Ragione e della galanteria

Louis XIV aveva un progetto ben preciso riguardo la Francia: dal punto di vista estero voleva farne la prima potenza politico-economica mentre, sul fronte interno, pretendeva uno Stato organizzato, efficiente, centralizzato; e il centro, beninteso, non era altri che lui, il Sole.

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Jean-Léon Gérôme, Ricevimento del Grand Condé da parte di Louis XIV (Versailles, 1674), 1878, Musée d’Orsay.

Il Grand Siècle (il Seicento) era dunque un secolo che si voleva moderno, evoluto, dominato dall’ordine e dalla razionalità in contrapposizione alla brutalità del passato. I giardini disegnati dall’architetto Le Nôtre per il castello di Versailles o di Vaux-Le-Vicomte ne sono un fulgido esempio: la natura assoggettata, recintata, contenuta, ridisegnata, ridisposta… Il controllo genera armonia, dunque bellezza.
Bellezza razionale, bellezza à la française.

I giardini di Vaux-Le-Vicomte.
I giardini di Vaux-Le-Vicomte.

Anche una cosa imprevedibile come l’amore doveva essere assoggettato a delle regole precise, ecco perché la galanteria era un tema sempre all’ordine del giorno nei salotti letterari tenuti dalle Preziose, dove si sosteneva una relazione uomo/donna basata sulla delicatezza e la dolcezza, condannando fermamente l’assoggettamento coniugale.
Giunsero perfino a tracciare una mappa della relazione amorosa, la Carte de Tendre.

Tendre è un paese immaginario il cui paesaggio è costituito dalle tappe di una relazione, ed è bene far attenzione a non cadere nel mare “pericoloso”, o nel lago “dell’indifferenza” se si vuole avere successo.

La Carte de Tendre
La Carte de Tendre, 1654 (wikipedia).

La mappa è ispirata ai romanzi di Madame de Scudéry, una delle Preziose più famose, sebbene né lei, né tantomeno le sue compagne, si siano mai identificate come tali.

Madame de Scudéry, detta Saffo, come la poetessa greca, esortava le donne a arricchire la propria educazione piuttosto che la propria apparenza per avanzare in società e teneva il suo famoso salotto letterario nel quartiere parigino più alla moda, il Marais. Le sue opere erano talmente importanti da rappresentare una sorta di manuale della società elegante.

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J. N. Robert-Fleury, Una lettura da Madame de Sévigné, un’altra delle Preziose e amica di Madame de Scudéry, collezione privata (fonte: Pinterest).

Una splendida traccia di queste riunioni preziose è conservata al castello di Maison Lafitte (raggiungibile da Parigi con la RER A): il cabinet privato del marchese René de Longueil ha un pavimento composto dei legni più pregiati alternati a madreperla e pietre dure, un soffitto dipinto in oro e lapislazzuli e – colmo del lusso – le pareti rivestite di specchi veneziani (da notare che la Galleria degli Specchi di Versailles doveva essere ancora realizzata!).

Questo spazio era destinato alle conversazioni “sapienti”, ai concerti privati, alle letture.
Si prendeva posto su sedie pieghevoli allestite con cuscini scuri dalle passamanerie d’oro e d’argento. La sera, le fiammelle degli otto lampadari si riflettevano all’infinito, creando una luce soffusa che, in un’epoca priva di elettricità, aveva il sapore della magia.

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Il Cabinet aux Miroirs di Maison Lafitte.

Preziosità o pregiudizio?

È difficile spiegare il successo riscosso dalle commedie di Molière presso i contemporanei, se si ritiene che fossero davvero le dame della corte l’oggetto del ridicolo.

Forse Louis XIV, per il quale le commedie erano state scritte, poteva apprezzare di veder sminuita un’aristocrazia che in passato era stata troppo ribelle e piena di sé, ma la corte? La nobiltà era dotata di sufficiente autoironia per apprezzare lo scherzo?

Pare più verosimile che, ai loro occhi, i personaggi richiamassero le signore della ricca borghesia parigina le quali, esattamente come avviene oggi per le celebrità di Hollywood, imitavano le usanze dell’aristocrazia. Insomma, è assai più probabile che il successo delle commedie fosse dovuto all’inscalfibile snobbismo di Versailles. Non dimentichiamo che i cortigiani si erano appena distaccati da quella stessa classe borghese che pretendeva di elevarsi al loro livello!

Due secoli più tardi, il ridicolo venne esteso a tutte le donne della corte e impiegato per celare una realtà difficile da accettare: le Preziose erano guide, fari di stile e di cultura per una classe sociale intimidita dall’incalzare della nuova borghesia. Donne che rassicurano, elevano, guidano uomini, insomma: un abominio!

Moi, con uno dei testi più illuminanti sul Grand Siècle, La Vie sous l’Ancien Régime di Agnès Walch, ed. Perrin.