Maximilien-François-Isidore de Robespierre
(1758-1794)
Fu un avvocato eletto deputato agli Stati Generali. Si mise in luce alla Costituente per l’intransigenza dei suoi principi democratici, che gli valsero grande popolarità presso il popolo parigino. Divenne una delle personalità più in vista della Rivoluzione francese in quanto presidente del club giacobino (marzo 1790), la fazione radicale che si opponeva alle forze rivoluzionarie moderate.
Col precipitare della situazione interna ed esterna del Paese, la sua figura radicale conquistò il favore del popolo, ma la nuova posizione finì inevitabilmente per fargli assumere un potere dittatoriale (lui che si era battuto per evitare la dittatura e aveva proposto, anni prima alla Costituente, in tutt’altro clima politico, addirittura l’abolizione della pensa di morte.
È una figura molto complessa da valutare, sempre al centro di giudizi radicali, prima condannata come emblema del fanatismo rivoluzionario, poi rivalutata come uomo politico incastrato in un’emergenza che richiedeva atti estremi. Finì vittima dello stesso Regime del Terrore che aveva contribuito ad istituire.