Georges Méliès, il principe delle meraviglie
Charlie Chaplin lo definì “l’alchimista della luce” e questa è la sua incredibile storia. Degno figlio della sfolgorante Belle Époque, Georges Méliès (1861-1938) aveva sperimentato molte arti prima di scegliere quella, a suo dire, più interessante «perché le utilizza più o meno tutte». Con queste parole, Georges si riferiva al cinema che proprio in quegli anni carichi di promesse stava muovendo i primi passi.
(Per sapere di più sugli inizi di Georges Méliès nel mondo dell’illusionismo leggi “Georges Méliès: come nacque la leggenda dell’alchimista della luce“)
Tutto ebbe inizio il 28 dicembre 1895, alla prima proiezione del mitico cinematografo dei fratelli Lumière. Beh, a dirla tutta, mitico non lo era ancora, infatti il primo giorno si presentarono solo 33 spettatori. La performance, offerta al costo di un franco, consisteva nella proiezione continua di una dozzina di film (una mezz’ora in tutto) nel salone del Grand Café di boulevard des Capucines.
Tre di questi timidi spettatori erano stati espressamente invitati ed erano nientemeno che i “moschettieri” dello show business parigino durante la Belle Époque. Mi riferisco a Édouard Marchand, il direttore del mitico music-hall Folies-Bergère, Gabriel Thomas, direttore del fantastico Musée Grévin e al suo amico Georges Méliès, direttore del teatro Robert-Houdin. Con tre nomi ho detto musica, danza, arte, spettacolo, illusionismo… in una parola: meraviglie!
Ora, Méliès non era tipo da farsi sfuggire le occasioni e sapeva riconoscere la genialità quando la incontrava. Basti come esempio ciò che disse a un pubblico inferocito durante la rappresentazione di Ubu re di Alfred Jarry (1896), primo esempio di teatro dell’assurdo :
«Abbiate almeno il pudore di essere idioti in silenzio!»
Cosa poté mai dunque pensare davanti alla “fotografia animata”dei fratelli lumière?
Méliès rimase talmente colpito che chiese di poter acquistare il brevetto, ma i Lumière si rifiutarono. Poco male: gli spettacoli di magia del teatro Houdin si sarebbero arricchiti delle proiezioni di “fotografia animata” con o senza il cinematografo. Bastava inventarne uno! E chi non avrebbe pensato lo stesso al suo posto? (Io, per esempio…). E chi non sarebbe stato disposto, per risolvere i problemi tecnici, a navigare avanti e indietro per il canale della Manica? (Ancora una volta io, lo confesso).
In effetti proprio a Londra – dove Georges aveva vissuto per un periodo (come abbiamo visto nell’articolo precedente) –, il suo amico Robert W. Paul, ingegnere, inventore e regista conosciuto oggi nell’ambiente del cinema con il nomignolo di “Daddy Paul”, aveva messo a punto un apparecchio che, in parte, avrebbe risolto i problemi di Méliès. Si trattava del “Teatrografo”, oggetto impossibile da pronunciare, ma non da acquistare e l’alchimista della luce naturalmente non se lo lasciò sfuggire. Grazie mille Daddy Paul!
Dal 1895, Méliès poté finalmente iniziare a proiettare dei film realizzati da lui nel suo teatro di Parigi, in boulevard des Italiens, ma ben presto gli fu chiaro che l’attrattiva della nuova “fotografia animata” era destinata a scemare senza una consistente rivoluzione. Superata la sorpresa iniziale, il pubblico si sarebbe stancato di scene tratte dalla vita quotidiana: operai che escono dalle fabbriche, partite a carte, gente a passeggio… tutte cose che si potevano vedere in qualsiasi momento e senza pagare per giunta! Georges aveva un senso dello spettacolo troppo sviluppato per non capire che, inventato il cinematografo, occorreva inventare un’arte. Esattamente come avveniva per gli spettacoli teatrali, anche un film avrebbe dovuto raccontare una storia.
Quando il nuovo effetto dell’arresto della ripresa divenne di dominio pubblico grazie al film “L’esecuzione di Mary, regina di Scozia” (1895), a Méliès parve di aver trovato la gallina dalle uova d’oro. La tecnica era di fatto utilissima per far apparire/sparire/trasformare oggetti, creando illusioni senza precedenti. Il primo passo verso gli “effetti speciali” era stato compiuto.
Georges vide immediatamente nell’arresto di ripresa un potenziale immenso in grado di preparare la strada a un’arte completamente nuova. Da quel momento, il vulcano-Méliès fu libero di dar sfogo alla propria creatività e a quanto pare – lasciatemelo dire – ne aveva bisogno.
Sempre bisognoso di mantenere tutto sotto controllo, Méliès infuse la propria anima in ogni film, incarnando a un tempo i ruoli di produttore, regista, scenografo, sceneggiatore, truccatore, addetto alle riprese e, soprattutto, attore protagonista! Fu inoltre uno dei primi del giovane mondo cinema a sperimentare:
- il trucco cinematografico
- i fondali dipinti (da lui stesso, bien-sûr!)
- le sovraimpressioni
- l’ingrandimento dei personaggi
- il passaggio in dissolvenza da una scena alla successiva
- la sceneggiatura
Naturalmente, per svilupparsi, la nuova arte del cinema ebbe presto bisogno di uno spazio dedicato e in grado di rispondere alle sue numerose esigenze. Per questa ragione, nel 1897 a Montreuil, allora poco più che un villaggio fuori Parigi, Méliès progettò e realizzò il primo Studio cinematografico di Francia, ma non senza incontrare continue difficoltà: l’ampia struttura costituita da pannelli di vetro e legno non era una cosa semplice da realizzare. Il mastro vetraio, una volta sul luogo, vedendo il traballante scheletro di legno messo insieme da Méliès medesimo, esclamò:
«Chi è l’idiota di architetto che ha diretto questa cosa?».
Georges incassò la critica con la consueta eleganza e, apportate le dovute migliorie, ottenne finalmente il suo “atelier di posa”: nacque così la leggenda del mago di Montreuil…
Di questo luogo leggendario non resta più alcuna traccia, ad eccezione di una targa.
Grazie allo studio, Méliès poté svincolarsi dalle condizioni meteorologiche (le riprese, allora, avvenivano normalmente all’aperto con il bel tempo) per raccontare liberamente tutte le storie che gli ronzavano per la testa.
Medames et messieurs, ho il piacere di dirvi che, da quel momento, le porte dell’impossibile furono finalmente spalancate. Tra il 1896 e il 1909, Georges Méliès realizzò all’incirca cinquecento film, molti dei quali “a colori”, nel senso che i fotogrammi venivano colorati a mano uno per uno.
La più celebre opera di Méliès è lo straordinario “Voyage dans la lune” (“Viaggio verso la luna”, 1902), ispirato al romanzo di Jules Verne, “Dalla Terra alla Luna”, della durata eccezionale di quasi 15 minuti, un vero record per l’epoca!
Ma i colpi di scena non sono finiti per Georges Méliès! Per conoscere il triste, eppure sorprendente, epilogo di questa vicenda leggi: La triste fine di Georges Méliès, il padre del cinema… o no?!