I fantasmi del Louvre: come costruire una reggia smisurata e poi abbandonarla
Con l’aiuto del Cappellaio Matto, che conosce personalmente il Tempo e sa come ottenere da lui favori speciali, sto compiendo un’impresa altrimenti impossibile, ossia ripercorrere a velocità warp gli otto secoli di storia che il palazzo del Louvre ha da raccontare. Tre secoli sono già stati affrontati, ma siamo arrivati ad avere un Louvre ancora molto lontano dall’aspetto attuale.
(Se ti sei perso i tre secoli precedenti leggi l’articolo “I fantasma del Louvre:tutto iniziò con un piccolo castello“).
Alla fine del 1500 ecco come appariva la riva su cui sorge oggi il museo più visitato al mondo:
Alla prima tazza di tè, ci troviamo catapultati nell’anno 1595: il re Henri IV aveva definitivamente ripreso possesso di Parigi, impresa che aveva richiesto 5 anni di guerra civile (mi riferisco alle terribili guerre di religione tra cattolici e protestanti).
A questo sovrano di origini protestanti è attribuita la famosa frase «Parigi val bene una messa», citazione apocrifa e scorretta che sarebbe stata invece pronunciata dal suo fedele e brillante primo ministro, Sully, e le parole esatte sarebbero state:
«La corona val bene una messa».
Sully si riferiva alla più che opportuna conversione di Henri IV al Cattolicesimo allo scopo di assicurarsi il trono, ma torniamo al vero chiodo fisso si Sua Maestà – oltre alle donne, beninteso – ossia quello di rilanciare la capitale e promuovere la nuova dinastia che con lui regnava sulla Francia per la prima volta: i Bourbon.
Henri IV non perse tempo e avviò ciò che poi divenne famoso col nome di Grand Dessin, ‘Grande Disegno’: il progetto prevedeva, tra le altre cose, di raddoppiare in dimensioni la fortezza medievale originaria del Louvre creando quella che oggi è conosciuta come Cour Carrée.
Tuttavia, il progetto richiederà ancora un secolo per venire ultimato, quindi lasciamo per un po’ di tempo la Cour Carrée col suo caotico aspetto da cantiere.
La seconda parte del Grand Dessin di Henri IV – la più ambiziosa – intendeva riunire il Louvre al palazzo delle Tuileries tramite una maestosa galleria di mezzo chilometro di lunghezza, la quale richiese tredici anni di lavori. Sorse così la Grande Galerie (oggi e quella che conserva, al primo piano, i capolavori della pittura italiana).
Il figlio di Henri IV, Louis XIII (1601-1643, il re circondato da d’Artagnan, moschettieri, Richelieu e compagnia bella nei romanzi di Alexandre Dumas) proseguì i lavori per ampliare la Cour Carrée terminando l’ala ovest, o ala Lemercier, dal nome dell’architetto che la realizzò avendo cura di riprodurre fedelmente la decorazione rinascimentale di Lescot, risalente al secolo precedente.
E tra un biscotto e un giro di cucchiaio, vediamo giungere il tempo del Re Sole, Louis XIV, il quale non badava certo a spese per la costruzione delle sue regge. Sua Maestà solare, deciso a terminare l’ampliamento della Cour Carrée, fece indire un concorso che avrebbe determinato l’aspetto dell’entrata principale, quella rivolta a est. Mission del progetto: far cadere la mandibola a tutti.
A quell’epoca, l’architetto più in voga a livello internazionale era l’italiano Gian Lorenzo Bernini, il quale ovviamente venne invitato a partecipare al concorso. Tuttavia il suo progetto, dopo molte modifiche e stravolgimenti, venne rifiutato e così l’illustre scultore, pittore, urbanista, architetto, scenografo, e commediografo che aveva cambiato la faccia di mezza Roma dovette tornarsene in Italia con un nulla di fatto. È evidente che non venne scartato per mancanza di competenze: il re aveva semplicemente gusti diversi, meno “barocchi”.
La scelta cadde infine sul magnifico progetto di Claude Perrault, architetto, scienziato, medico e fratello di Charles Perrault, quello delle fiabe. Mai avrei immaginato che dalla stessa famiglia potessero uscire la maestosa facciata del Louvre, Cappuccetto Rosso e Barbablù! Il re preferì la facciata di Perrault perché era di gusto classico, pulito, simmetrico, l’esatto contrario della visione barocca di Bernini. Ecco una vista mozzafiato del risultato:
Colpo di scena: ultimata la facciata di Perrault, il re abbandonò il Louvre. Sua Maestà, in effetti, covava da tempo il proposito di lasciare la pericolosa e instabile Parigi per chiudere la corte in una gabbia dorata a diversi chilometri di distanza: la reggia Versailles.
Povero Louvre! Incompiuto e senza tetto! Versailles gli aveva rubato la scena, ma la fine della monarchia e i trionfi di Napoleone lo riporteranno in primo piano. Per adesso la corsa plurisecolare attraverso la storia di questo smisurato palazzo può bastare, Cappellaio. Il 1800, il secolo più importante, perchè il Louvre finalmente assomiglierà a quello di oggi, merita tutto il prossimo articolo.