George_Sand_by_Nadar,_1864

George Sand difende la donna dalle righe di “Indiana”

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Il Cappellaio Matto si sa, è un personaggio piuttosto irriverente e, come tutti gli irriverenti, apprezza quelli della sua specie.
Uno dei suoi personaggi preferiti è una donna la cui mentalità andava oltre il suo tempo.

Mi riferisco a George Sand, pseudonimo di Aurore Dupin (1804-1876), che fu una scrittrice di grande successo, una celebrità nota per le sue numerose relazioni amorose e le amicizie importanti (Franz Liszt, Frédéric Chopin, Honoré de Balzac, Eugène Delacroix, tanto per citarne qualcuna), ma soprattutto un’intellettuale di spicco, rispettata persino in un ambiente misogino quale poteva essere la Parigi del XIX secolo.

George_Sand_by_Nadar,_1864
George Sand ritratta da Nadar (1864)

Proprio oggi, giunta puntuale per il tè dal Cappellaio Matto – puntuale a un’ora qualsiasi, tanto “è sempre l’ora del tè” –, ho sorpreso il mio amico col naso in un romanzo. Appena ha lasciato il libro incustodito per mettere l’acqua sul fuoco, ho potuto sbirciarne le pagine e scoprire che si trattava di “Indiana” (1832), il primo di una lunga serie di successi letterari che George Sand conobbe.

Tra le pagine del romanzo ho trovato sottolineato questo passaggio, perfetto esempio del temperamento indomito dell’autrice la quale, in un’aperta sfida all’ipocrisia sociale della sua epoca, osa denunciare la spietata indifferenza che affligge la condizione della donna:

“Sapete cosa si intende in provincia per “uomo onesto”? È colui che non invade il campo del suo vicino, che non esige dai suoi debitori un soldo in più di quanto non gli debbano, che alza il cappello a tutti quelli che lo salutano; è colui che non víola le fanciulle per la strada pubblica, che non appicca il fuoco al granaio di nessuno, che non rapina i passanti all’angolo del suo parco. Purché egli rispetti religiosamente la vita e la borsa dei suoi concittadini, non gli si domanda di render conto di nient’altro. Egli può picchiare la propria moglie, maltrattare i suoi servi, rovinare i suoi bambini, quello non riguarda nessuno. La Società non condanna che gli atti che le sono dannosi; la vita privata non rientra nella sua giurisdizione.”

George Sand toccava un tema delicato.
Ai tempi, non era possibile arrestare e punire i numerosi soprusi che avvenivano entro le mura domestiche, per il semplice fatto che non venivano considerati atti “dannosi” alla società.
Le leggi e le convenzioni, spesso bigotte, moraliste e puntualmente implacabili nel giudicare la condotta dei singoli, non sbirciavano mai dalle finestre. Una moglie maltrattata non aveva nessuno a cui chiedere aiuto, perchè le violenze domestiche erano “affari privati”.

Winterhalter dettaglio
Winterhalter, Louis-Philippe riceve la regina Vittoria e il principe Albert al castello d’Eu (1846, dettaglio)

Una donna audace come la Sand, che aveva abbandonato il tetto coniugale e un marito alcolizzato per inseguire una vita libera e indipendente, aveva deciso di affidare ai suoi romanzi i messaggi sociali che le stavano a cuore.

Alcuni mi hanno scritto d’aver trovato i romanzi di George Sand illeggibili.
La cosa non mi ha sorpreso, come non mi ha sorpreso l’apprezzamento che, al contrario, viene riservato alla corrispondenza e alle memorie.
Per poter affrontare il linguaggio delle opere di questa donna fuori dal comune, bisogna prima di tutto considerare che esso è figlio dell’era del Romanticismo, un movimento culturale di cui lei stessa fu uno degli attori principali e che comporta una profonda diversità di vedute e di forme espressive rispetto a un romanzo attuale.

Personalmente, per affrontare la lettura di Indiana, ho deciso di fare uno sforzo di immaginazione calandomi nei panni di una donna dell’epoca, costretta in un corsetto fino all’asfissia e legata a un uomo che non amo – che disprezzo magari. Tale è la condizione di partenza di Indiana, ma tale era anche la condizione di moltissime donne del tempo.
É stato facile allora comprendere come una simile opera potesse far sentire meno sole le vittime di quegli abusi “invisibili” denunciati dal romanzo.

Nohant
La sala da Pranzo di Nohant, la casa di George Sand nel Berry.

Ritengo che dai romanzi della Sand, oggi, non ci si debba aspettare dell’intrattenimento, ma soprattutto un mezzo per comprendere un’epoca.
Rimarremo così sorpresi dalla freschezza di alcune idee assolutamente attuali e potremo cogliere la distanza che esiste tra la George Sand che scriveva per vendere e fare sensazione e Aurore, che riversava la sua vita interiore in lettere struggenti e diari carichi di poesida cui traspare la profondità del suo spirito e il tumulto dei suoi sentimenti.

(Per sapere di più sulle scelte coraggiose di questa instancabile scrittrice che le valsero il rispetto dei suoi contemporanei, leggi George Sand: le donne che scrivono sono pericolose).