Guimet

Il museo Guimet: i viaggi di un esploratore tra le meraviglie dell’Oriente

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Guimet

Il XIX secolo ha un fascino unico, quello della Scoperta.
La scienza, la tecnica, l’industria vivono in quel periodo i loro anni d’oro e le arti non possono esimersi dal cantarne le promesse e i pericoli: Jules Verne e i suoi romanzi sono l’esempio di punta.

Esiste però una via della Scoperta che mi ha sempre ammaliato più delle altre, ed è il viaggio. Non sempre è facile spostarsi, è vero, ma viaggiare il mondo rimanendo in città a Parigi è possibile per fortuna, proprio come ai tempi della Belle Époque. E se cerchiamo un perfetto porto di partenza, quello non può che essere il magico museo Guimet o Museo nazionale delle Arti asiatiche.

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Émile Guimet era figlio dell’inventore del blu oltremare artificiale  (il « blu Guimet », appunto) ed era destinato a riprendere con successo l’attività industriale del padre. A Émile, però, la vita dell’industriale non bastava: dentro di lui scalpitava un esploratore.

Il primo viaggio che intraprese fu in Egitto, come era di moda a metà del 1800, e ne tornò con oggetti meravigliosi che però

“restavano muti e che tuttavia avevano qualcosa da dirmi, ma io non sapevo come interrogarli.” 

Émile Guimet by Luigini
Émile Guimet (1836-1918) ritratto da Ferdinand Jean Luigini nel 1898, dieci anni dopo l’apertura del suo museo parigino.

Émile Guimet intraprese allora un doppio viaggio straordinario: uno avvenne attraverso le innumerevoli letture che potevano appagare il suo desiderio di comprendere le civiltà scomparse; l’altro fu nel 1876-1877 e lo portò a compiere il giro del mondo.

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Il ritorno in patria portò con sé un’importante decisione: Émile Guimet avrebbe fondato un museo per offrire al pubblico i tesori che aveva raccolto durante i suoi lunghi viaggi. Il primo aprì a Lione, la sua città natale, nel 1879. Una vera delusione per l’avventuriere assetato di conoscenza che aveva fatto il giro del mondo: le sue meraviglie non vennero apprezzate a dovere e i visitatori furono scarsi.

Guimet

Poco male: Guimet decise di donare la collezione allo Stato che aprì, nel 1889, un nuovo museo a Parigi al numero 6, place de Iéna (sito web qui). Guimet ne fu nominato direttore a vita e il successo questa volta fu formidabile. La sua creazione, che Émile amava definire « fabbrica di scienze filosofiche », sapeva far sognare i parigini sempre assettati di nuove meraviglie, specialmente in quel periodo carico di frenetica aspettativa quale fu la Belle Époque.

Guimet

Il museo, secondo l’idea di Guimet, non andava inteso solamente come luogo dedicato alla conservazione della sua immensa collezione. Nelle sue sale si fabbricava il sapere. Gli oggetti rituali, d’arte e artigianato che aveva raccolto erano corredati da una mole notevole di libri sulla storia delle religioni, dizionari e grammatiche di lingue asiatiche, racconti di viaggi, manoscritti, testi sacri e mitologici che illustravano le differenze religiose e culturali tra le diverse civiltà.

Guimet Guimet
Quale fu la naturale destinazione di questo prezioso tesoro cartaceo? La mia passione: una bellissima biblioteca, rimasta praticamente inalterata dal 1889!
La biblioteca del museo Guimet
La biblioteca del museo Guimet
Non si trattava di una biblioteca qualsiasi: tanto per cominciare venne alloggiata in una sala rotonda alta due piani e al secondo piano, decorato da solenni cariatidi, erano esposte delle mummie.
Biblioteca Guimet secondo piano
Il secondo piano della biblioteca e le sue cariatidi. Ai tempi di Guimet, qui erano esposte delle mummie!
In secondo luogo questa sala, ai tempi di Guimet, fu sede di prestigiose manifestazioni, come la cerimonia buddista del 1891 o la prima apparizione, davanti a un pubblico ristretto, di colei sarebbe poi stata ricordata come Mata Hari. La ballerina si esibì in danze presunte “brahmaniche”, ma più probabilmente doveva trattarsi solo di un nome esotico aggiunto allo spettacolo per renderlo più accattivante.
Mata Hari Guimet
13 marzo 1905: le danze di Mac Leod, (Mata Hari), nella biblioteca del museo Guimet.
Per gli amanti dei viaggi, un giro attraverso le collezioni del museo Guimet è irrinunciabile. Da una sala all’altra si passa per l’Afghanista, il Pakistan, l’Himalaya, il Sud-Est asiatico, l’Asia Centrale, la Cina, la Corea, l’India, il Giappone… e allora buon giro del mondo a tutti!
Guimet
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