Joseph Danhauser, Liszt al painoforte (1840, Lustgarten e Altes Museum, Berlino).

Il pantalone nel XIX secolo: quando le parigine rischiavano l’arresto

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C’era una volta un’ordinanza che farebbe sorridere le donne di oggi, benché sia esistita fino al 27 dicembre 2012. Si trattava dell’ordinanza del 26 brumaire dell’anno IX della Repubblica:

Tutte le donne che desiderano vestirsi da uomo dovranno presentarsi alla Prefettura di polizia con un certificato medico per ottenerne l’autorizzazione”.

Se il contenuto della suddetta ordinanza può apparirci bizzarro – per non dire folle – la data, che corrisponde al novembre 1800, potrebbe addirittura sembrare uno scherzo.

Au contraire, l’intera faccenda, data compresa, non poteva essere delle più serie.

Il Calendario rivoluzionario del 1793 (photo from lelivrescolaire.fr).

Il termine bumaire proviene dal calendario rivoluzionario che entrò in vigore in Francia il 24 novembre 1793. Quel giorno, il nuovo governo repubblicano intese annunciare in via ufficiale la fine dell’era precedente, in cui il potere era rimasto concentrato nelle mani dell’aristocrazia e del clero – il cosiddetto Ancien Régime.

Al bando le nostalgie legate alla religione! I mesi – che contavano 30 giorni ciascuno – vennero reinventati sulla base di riferimenti all’antichità classica, ai principi dell’Illuminismo e secondo le fasi del lavoro agricolo, ossia l’autentica ricchezza della nazione.

L’anno sarebbe stato indicato in numeri romani a partire dal 22 settembre 1792, il giorno che seguì l’abolizione della monarchia. Tuttavia, il nuovo calendario rimase in vigore solo fino al 1805.

Fissare assemblee, cene e impegni doveva essere diventato troppo confusionario, presumo.

Fatto sta che, nell’anno dell’entrata in vigore della nostra ordinanza, il mese di novembre si chiamava ancora brumaire, da “brume” (‘bruma’) ossia il mese delle nebbie. Bisogna riconoscere una certa dose di poesia.

Brumaire, il mese delle nebbie. Corrispondeva al periodo tra il 22 ottobre e il 20 novembre.
Brumaire, il mese delle nebbie, corrispondeva al periodo tra il 22 ottobre e il 20 novembre (photo from Wikipedia).

A quei tempi, Napoleone Bonaparte, Imperatore dei Francesi, intendeva riprendere il controllo sugli eccessi e i disordini derivati dalla Rivoluzione in tutti i settori, moralità compresa.

Napoleone
Napoleone Bonaparte, Imperatore dei Francesi.

Il pantalone era divenuto un simbolo della Rivoluzione, indossati con fierezza dai bravi patrioti in contrapposizione alla culotte, i tipici pantaloni al ginocchio sfoggiati dai membri maschili delle classi aristocratiche. Da qui deriva il celebre termine “sans-culottes” per riferirsi ai rivoluzionari più estremisti.

Sans culotte
Louis Léopold Boilly, (ottobre 1792, collezione Musée Carnavalet): la libertà indossa il “pantalon”!

L’indumento si diffuse a macchia d’olio, al punto che persino le donne iniziarono a indossarlo come simbolo di libertà. Questa nuova moda preoccupò le autorità al punto da temere… una confusione di genere!

Alle donne venne dunque re-imposta “l’uniforme femminile”, ossia la gonna, salvo rarissime eccezioni legate al mestiere e a ragioni “di salute” (convalidate da un certificato medico!).

Ad esempio, la signora poteva ottenere l’autorizzazione della Prefettura se costretta a montare spesso a cavallo o, in tempi più recenti, in bicicletta. In tal caso, Madame avrebbe dovuto essere sempre in possesso del permesso della Prefettura e del mezzo, notoriamente ingombrante, che giustificava il pantalone!

La scrittrice George Sand (1804-1876) aveva ottenuto un permesso speciale – diciamo pure unico – per poter indossare le sue famose tenute maschili.

Caricatura di George Sand
Caricatura di George Sand in abito da uomo.

A causa del mestiere, ella era infatti obbligata di quando in quando ad abbandonare gli indumenti femminili. Ciò non per scrivere, è evidente, ma per poter essere ammessa ai circoli letterari dell’epoca, i quali erano proibiti alle donne.

La comodità della tenuta la spinse subito ad approfittare di ogni occasione, pur di abbandonare gli abiti femminili, senza contare il risparmio economico!

Joseph Danhauser, Liszt al painoforte (1840, Lustgarten e Altes Museum, Berlino).
Joseph Danhauser, Liszt al pianoforte (1840, Lustgarten e Altes Museum, Berlino). Seconda da sinistra sulla poltrona, George Sand approfitta di una comoda tenuta maschile per presenziare a una riunione di alcune delle menti più brillanti della sua epoca: Franz Listz, Victor Hugo, Alexandre Dumas, Niccolò Paganini, Gioacchino Rossini, Marie d’Agoult. Si conoscevano tutti.

Non illudiamoci che questo permesso venisse accordato a qualunque donna con aspirazioni letterarie: George Sand era una celebrità all’epoca e come tale non le si poteva rifiutare nulla!

Questo aneddoto interessante lo appresi curiosando in una boutique al 26, avenue de la Répubblique. Ad attrarmi era stato proprio il nome del “mese delle brume” nell’insegna  « 26 BRUMAIRE » – che il proprietario fu ben felice di giustificare, dimostrando un’approfondita conoscenza di storia della moda.

Negozio 26 brumaire

Durante il corso del XX secolo, l’ordinanza venne gradualmente dimenticata fino a risultare obsoleta, ma bisognerà attendere il 2012 per l’abrogazione!

Buon pantalone a tutte, dunque: a Parigi, non si rischia più la galera per questo.