Il sonetto d’amore più popolare del XIX secolo
Conducendo le mie ricerche sulla storia della moda parigina (vedi la serie di articoli qui), sono incappata in ciò che oggi definiremmo il “tormentone” del secolo XIX.
Sebbene il sonetto di Arvers sia ormai dimenticato, costituisce un frammento di storia della vita letteraria parigina del periodo romantico. Quattro strofe che, echeggiando di salotto in salotto, suscitarono una curiosità morbosa protrattasi per generazioni: chi era in realtà la donna misteriosa per cui erano state scritte?
Giunta alla fine del componimento, aveva compreso o no di essere lei la destinataria non solo dei versi, ma anche della bruciante passione che li aveva ispirati?
L’autore del sonetto più popolare del XIX secolo è oggi altrettanto sconosciuto, eppure Felix Arvers (1806-1850) fu un poeta e drammaturgo piuttosto apprezzato ai suoi tempi.
Non per nulla era ammesso al leggendario Cenacolo dell’Arsenale che, dal 1824, si teneva presso la biblioteca omonima, non lontano dalla place de la Bastille e diretta da Charles Nodier, celebre autore e membro dell’Accademia di Francia.
Il Cenacolo era un salotto letterario che riuniva i migliori talenti del tempo: Victor Hugo, Alexandre Dumas, Alfred de Musset…
Il ruolo di queste riunioni nella formazione e promozione del movimento romantico francese fu determinante.
Il sonetto di Arvers è basato su uno degli elementi fondamentali di questa corrente, la passione amorosa, che nell’Ottocento era concepita come devozione incondizionata, sentimento che fino ad allora era rimasto relegato alla sfera religiosa.
Fu proprio a una di queste riunioni serali che Felix avrebbe composto e recitato il mitico sonetto.
Il mistero che grava attorno all’identità della donna decantata da Arvers diede adito alle più diverse speculazioni.
Quella più intrigante proviene dal figlio del poeta, che vuole Adèle Hugo, moglie del famoso romanziere Victor, come l’oggetto della passione segreta del padre.
Nell’ultima strofa si legge di un “austero dovere”, che sarebbe quello di consorte, seguito dall’assonanza della rima fidèle – d’elle con il nome Adèle.
Non avendo trovato una traduzione italiana in rete, mi sono permessa di provvedere io stessa e con una certa libertà, vogliate pertanto perdonare le imprecisioni. Purtroppo, nella traduzione, rime e assonanze si perdono.
Félix Arvers, Sonetto.
(dalla raccolta di poemi intitolata Mes Heures perdues, 1833)
La mia anima ha il suo segreto, la mia vita ha il suo mistero:
Un amore eterno concepito in un momento.
Il male è senza speranza, così ho dovuto nasconderlo,
E colei che lo ha fatto non ne ha mai saputo niente.Ahimè! Sarei passato accanto a lei inosservato,
Sempre al suo fianco, e tuttavia solitario,
E avrei trascorso fino alla fine il mio tempo sulla terra,
non osando chiedere nulla e senza nulla ricevere.E lei, sebbene Dio l’abbia fatta dolce e tenera,
andrà per il suo cammino, distratta, e senza udire
quel dolce mormorio d’amore al di sopra dei suoi passi;All’austero dovere devotamente fedele,
ella dirà, leggendo questi versi pieni di lei:
«Chi è dunque questa donna?» e non comprenderà.
Testo originale:
Mon âme a son secret, ma vie a son mystère :
Un amour éternel en un moment conçu.
Le mal est sans espoir, aussi j’ai dû le taire,
Et celle qui l’a fait n’en a jamais rien su.Hélas ! j’aurai passé près d’elle inaperçu,
Toujours à ses côtés, et pourtant solitaire,
Et j’aurai jusqu’au bout fait mon temps sur la terre,
N’osant rien demander et n’ayant rien reçu.Pour elle, quoique Dieu l’ait faite douce et tendre,
Elle ira son chemin, distraite, et sans entendre
Ce murmure d’amour élevé sur ses pas ;À l’austère devoir pieusement fidèle,
Elle dira, lisant ces vers tout remplis d’elle :
« Quelle est donc cette femme ? » et ne comprendra pas.