Adélaide d'Osmond, contessa de Boigne

La crudeltà della paura è un ritornello storico

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“Io e la contessa siamo concordi nel ritenere che quando la gente non pensa non dovrebbe parlare”, affermò solennemente il Cappellaio Matto versandosi un’altra tazza di tè (e l’altra era appena a metà). La vista della mia espressione perplessa lo fece sbuffare. Mi mostrò allora la sua ultima lettura, ossia le memorie di Adélaide d’Osmond (1781-1866), contessa de Boigne, una donna con molto da raccontare, infatti pubblicò ben 4 volumi di ricordi.

Da bambina, a Versailles, era stata la compagna di giochi del piccolo Louis, l’erede al trono di Francia che a soli 8 anni morì nella prigione del Tempio di Parigi, un capitolo decisamente triste della Rivoluzione Francese. Sotto Napoleone frequentò le audaci Mme Récamier e Mme de Staël, due guide del gusto e della cultura del tempo.

(Per sapere di più su Madame Récamier e la moda sotto l’Impero leggi: Le Tre Grazie dettano la moda: un’avanguardia all’antica. )

Durante la Restaurazione della monarchia che seguì (1814-1830) fu amica intima della Regina dei Francesi, Marie-Amélie de Bourbon, nipote della celebre Marie-Antoinette.

La lucidità con cui la contessa ricorda l’ascesa di Napoleone e la sua caduta è ammirevole. Emerge un ritratto “umano” della storia non giustificata nelle sue crudeltà, eppure compresa in quei meccanismi folli che il terrore e la vendetta mettono tipicamente in moto: giustizia sommaria, tradimento, menzogna…

“Quando si giudicano gli avvenimenti di questa natura a distanza di anni, non si tengono più sufficientemente in considerazione le impressioni del momento. Tutti avevano paura, e nulla è tanto crudele quanto la paura. Regnava un’epidemia di vendetta… Non pretendo in alcun modo scusare la frenesia che regnava a quell’epoca. Sono stata tanto indignata allora quanto lo sarei al presente…”

Adélaide d'Osmond, contessa de Boigne
Adélaide d’Osmond, contessa de Boigne (1781-1866)

La contessa vedeva benissimo che con la Restaurazione si calpestavano i simboli dell’epoca napoleonica esattamente come, pochi anni prima, erano stati bruciati i simboli dell’Ancien Régime e dei Borbone. E nonostante la Restaurazione le restituisse la sua posizione sociale, Adélaide d’Osmond non ne difendeva le colpe, dimostrando un’intelligenza e una sensibilità non comuni. Si videro cose orribili, ma nessuno giudichi con leggerezza il potere della paura: la crudeltà che promuove è sempre in agguato!

“E per poter parlare, bisogna prima pensare”, ci tenne a sottolineare il Cappellaio.