La notte di San Bartolomeo: come passare da un assassinio mancato a una strage nazionale
Rue de Rivoli, numero 162 ca.: sotto l’elegante portico mi fermo a osservare la statua dell’ammiraglio Gaspard de Coligny (1519-1572). L’ammiraglio mi ignora, troppo assorto nel suo eterno duello di sguardi con i tormentati fantasmi del palazzo del Louvre, la cui severa presenza è perfettamente percepibile alle mie spalle. Certe storie non sono piacevoli da ricordare per nessuno, ne convengo.
Se è vero che dell’ammiraglio se ne ricordano in pochi, dei re se ne ricordano tutti, soprattutto quando sono responsabili di uno de più gravi fatti di sangue della storia del loro regno.
Gaspard de Coligny è stato scolpito come un bel pezzo d’uomo circondato da un’aura da martire che la sua vicenda giustifica a pieno (ammazzato due volte e defenestrato da morto, tanto per star sicuri…) ma non era esattamente uno stinco di santo, diciamo solo un uomo del suo tempo: membro del Consiglio Reale, intimo del re Charles IX, ottimo militare. Era un vero VIP, insomma, con un’unica imperdonabile pecca: era il capo della fazione protestante, posizione che in una Francia devastata dalle guerre di religione, era caldamente sconsigliata. In effetti Lutero e le sue Tesi avevano scatenato un vero pandemonio in Europa e tra riformati e cattolici erano botte da orbi da alcuni decenni, tanto che alla morte per vecchiaia si credeva come si crede oggi a Babbo Natale.
Il 22 agosto 1572 un attentato alla vita di Coligny nei pressi del Louvre (più o meno nella zona dove sorge la sua statua) lascia l’ammiraglio ferito, i protestanti inferociti e i cattolici rammaricati per il fallimento. Nessuno si impressiona: complotti, assassini, avvelenamenti, tradimenti ai danni di entrambe le parti, sono allora una consolidata routine e nessuno fatica a vedere dietro l’attentato la santa mano della fazione cattolica, guidata dall’ambizioso Duc de Guise.
L’ammiraglio, ferito ma salvo, venne onorato della visita del re Charles IX in persona, immancabilmente accompagnato dalla regina madre Caterina de’ Medici. Il re e l’ammiraglio erano, in effetti, intimi amici.
La tensione era alle stelle e la posizione di re Charles non era davvero invidiabile. Occorreva schierarsi, ma con chi? I protestanti erano a un passo dalla rivolta: se il re non avesse punito i responsabili dell’attentato alla vita dell’ammiraglio, lo avrebbero fatto loro; e già che c’erano, forse avrebbero pure cambiato il re. I cattolici, invece, rimanevano chiusi in un minaccioso silenzio che sembrava suggerire: “o il re si schiera con noi, o lo cambiamo”. Insomma, in entrambi i casi non sarebbe finita bene per re Charles. Nel frattempo il duca de Guise si sfregava le mani pensando a come avrebbe arredato le sale reali, visto che sul trono sperava di salirci molto presto…
Ad aggravare la situazione vi era il fatto che, diversamente dal solito, i nobili protestanti erano praticamente tutti riuniti a Parigi, ospiti di re Charles IX in persona. In quei giorni, infatti, si festeggiavano le contestatissime nozze tra il protestante Henri de Bourbon (1553-1610), re di Navarra e compagno d’armi di Coligny, e la cattolica, affascinante principessa Marguerite, detta Margot (1553-1615), sorella del re e figlia di Caterina de’Medici. Caterina aveva sperato di riconciliare le due fazioni con quest’ultimo disperato tentativo diplomatico ma l’attentato a Coligny aveva rovinato tutto: insomma grazie tante duca de Guise.
La notte del 23 agosto, la notte di San Bartolomeo, al Louvre si riuniva un consiglio segreto: il re era comprensibilmente nervoso e anche Caterina sapeva che nessun matrimonio avrebbe ormai potuto impedire il disastro. A Charles IX venne allora suggerita una soluzione che pareva voluta dal destino stesso: i nobili riformati erano praticamente tutti a Parigi, un’occasione unica per fare pulizia. E il trono sarebbe stato salvo. Dai che la risolviamo! Certo, alcuni amici sarebbero stati sacrificati, ma non si poteva consegnare il regno al caos che lo stava minacciando. E qui la storia insegna: mai sottovalutare l’odio coltivato da decenni di guerra civile.
Per ordine di Sua Maestà le porte di Parigi vennero chiuse, le vie d’acqua anche: era la notte di San Bartolomeo, Coligny e i suoi compagni riformati sognavano nei loro letti per l’ultima volta.
Il campanile di Saint-Germain-l’Auxerrois, la chiesa che sorge ad est del Louvre, avrebbe dato il segnale di inizio. La chiesa c’è ancora, e anche il campanile ma non è quello che si vede dalla strada, creazione relativamente recente.
Da quel malaugurato consiglio era stato originariamente emanato l’ordine di eliminare una cinquantina di capi protestanti ma a quanto pare qualcuno si fece prendere la mano: il massacro si protrasse per diversi giorni inondando di sangue tutta Parigi e poi la Francia intera.
Caterina e Charles si saranno domandati quale parte di “eliminate ALCUNI protestanti, ecco i nomi” non sia stata recepita. Si stima che a Parigi caddero 4000 vittime in tre giorni.
Henri de Bourbon e Margot, freschi di nozze, non avevano idea di cosa si stesse preparando per la loro luna di miele ma vennero poi rapidamente informati dagli eventi, immagino: Henri venne fatto prigioniero e nella camera di Margot piombò un gentiluomo protestante che invocava la protezione di suo marito. Marguerite gli salvò la vita.
Ed ecco cosa succede a dar sempre retta a mammina… Re Charles, che già non era psicologicamente molto solido, morì schiacciato dai sensi di colpa, dalla sifilide e dalla tubercolosi.
I problemi non indifferenti che la strage portò in dote al regno vennero in parte risolti solo diversi anni dopo grazie proprio a quell’Henri de Bourbon che scampò al massacro e divenne poi, inaspettatamente per tutti, il nuovo re di Francia col nome di Henri IV.
Nota interessante: papa Gregorio XIII fece coniare una medaglia commemorativa del massacro e io sarei molto curiosa di sapere in che termini gli vennero riferiti i fatti…