Scherzi da pittore: l’aneddoto della fotografia di Edgar Degas
Edgar Degas (1834-1917), il pittore della cerchia impressionista distintosi per le sue inquadrature rivoluzionarie di scene di balletto, aveva un “carattere da tre P”, o almeno così mi piace definirlo. Sarebbe a dire che era un tipo pungente, pignolo e permaloso.
Una vecchia fotografia – meno conosciuta dei suoi quadri – racconta però un altro lato della sua personalità, per nulla priva di senso dell’umorismo. S’intitola “L’Apoteosi di Degas”, un nome fatto per far sorridere la cerchia di artisti suoi contemporanei. Vediamo perché.
Al centro dell’immagine, circondato da vari personaggi adoranti, il pittore è ritratto seduto su dei gradini. L’espressione del volto è grave e la posa rigida, impostata, segno evidente che monsieur Degas era profondamente calato nella parte.
L’ironia della scena risulta evidente solo a chi abbia familiarità con “i pezzi forti” della produzione artistica francese del secolo diciannovesimo ed in particolare con uno di questi.
La fotografia, infatti, non è altro che la dotta parodia dell’opera intitolata “Apoteosi di Omero” (1827), firmata dal grande Jean-Auguste-Dominique Ingres (1780-1867), conservata al Musée du Louvre.
La maestosa tela era stata commissionata al maestro per decorare il soffitto di una delle sale del celebre museo in cui ancora oggi può essere ammirata.
Al centro della composizione – esattamente come monsieur Degas nella fotografia – il poeta Omero riceve l’omaggio dei grandi uomini dell’antichità (sullo sfondo) e degli artisti immortali dell’epoca moderna (in primo piano), tra cui è possibile riconoscere Dante, Raffaello, Molière, Racine, Fidia, Eschilo…
Ai piedi di Omero, siedono due allegorie rappresentanti i suoi capolavori, l’Iliade e l’Odissea. Dall’alto invece, cala la Vittoria alata per coronarlo con una ghirlanda d’alloro, simbolo della gloria e del favore di Apollo, l’antica divinità solare associata alle arti.
Non era l’artista, che peraltro stimava, che Degas intendeva attaccare con questo scherzo. Il bersaglio era lo stile di pittura di cui l’Apoteosi di Omero era il perfetto manifesto, definita come “accademica” perché cara all’Accademia delle Belle Arti.
Tale stile obbediva a specifici canoni di bellezza, ottenuti mediante il disegno e le regole del chiaroscuro tipiche del Classicismo. Come gli affreschi di Raffaello presso le celebri “Stanze” in Vaticano, l’Apoteosi di Omero è bilanciata, armoniosa e simmetrica.
Degas, come molti altri artisti della seconda metà del XIX secolo, trovava queste rappresentazioni troppo idealizzate, finte, lontane dalla natura. Un gruppo di “ribelli”, comunemente indicato col nome di Impressionisti, si era così dissociato dall’Accademia che li aveva formati per intraprendere il proprio cammino di ricerca artistica.
Lo scopo era quello di avvicinare l’arte alla alla vita – unico soggetto degno di essere rappresentato – senza abbellirla, giocando sulla potenza vibratoria della luce e del colore più che sul disegno.
Ad ogni modo niente paura, il grande Ingres non venne offeso dalla fotografia che prendeva in giro la sua grandiosa tela, visto che era morto da quasi vent’anni!