Guerra franco-prussiana
La guerra franco-prussiana fu combattuta dal 19 luglio 1870 al 10 maggio 1871 tra il Secondo Impero francese (e dopo la caduta del regime, dalla Terza Repubblica francese) e il Regno di Prussia.
La Francia, militarmente inferiore alla Prussia e agli altri Stati tedeschi e priva di valide alleanze, venne costretta alla resa il 1° settembre con la disfatta di Sedan, durante la quale l’imperatore Napoleone III venne fatto prigioiero.
Quando la notizia giunse a Parigi, scoppiò una rivoluzione che proclamò la caduta dell’impero e la costituzione di un governo di difesa nazionale provvisorio per continuare la resistenza all’invasore prussiano. Mentre l’imperatrice Eugènie fuggiva in Inghilterra il governo provvisorio si divise e cambiò presto d’avviso: vennero firmati degli accordi umilianti per la Francia, accordi che prevedevano, tra le altre cose, la cessione alla Prussia dell’Alsazia e della Lorena (si formularono allora le premesse del Primo Conflitto Mondiale!). Parigi, che aveva resistito eroicamente all’assedio dell’esercito straniero affrontando senza viveri né combustibile un inverno rigidissimo, alla notizia della resa si rivoltò nuovamente (la rivolta della Comune) sfidando gli accordi ufficiali.
Il governo francese, che si era riunito a Versailles, promise alla Prussia di “riportare alla ragione” i parigini ribelli e ordinò al proprio esercito di marciare sulla capitale. Fu uno dei più tremendi massacri che la città ricordi, passato alla storia come la ‘Settimana sanguinaria’ (21-28 maggio 1871).
(Il servizio d’onore di Napoleone III, salvato per miracolo dalle ceneri del palazzo delle Tuileries, con le sue crepe e le sue ammaccature narra di quella terribile settimana)