Spettri dal passato? Il caso misterioso del Petit Trianon
Il saggio di un caro amico e compagno di ricerche, Andrea Biscàro, intitolato “Spettri dal passato? Da Maratona al Petit Trianon e oltre” (Graphe Edizioni) ha visto la luce in questi giorni.
Condurre delle ricerche “lontane dai comuni binari” su un terreno per me tanto familiare come quello del Petit Trianon è stata un’esperienza indimenticabile e sono grata ad Andrea per avermi coinvolto. Ma… Andiamo con ordine.
Il saggio di Andrea ripercorre e analizza con “equilibrato scetticismo” e “spirito possibilista” i casi documentati della cosiddetta psicoscopia d’ambiente, ossia la capacità di percepire visioni che rimandano a un momento del passato verificatosi in un determinato luogo o ambiente. Tutto questo, beninteso, presuppone la presenza fisica sul sito medesimo.
Collezionando e documentando numerose testimonianze, Andrea è incappato nel caso più discusso ed eclatante di psicoscopia, ossia quello che avrebbero sperimentato due insegnanti inglesi presso il Petit Trianon a Versailles nell’estate del 1901.
Per meglio analizzare l’esperienza vissuta dalle insegnanti, Andrea mi ha chiesto di recarci sul posto assieme, resoconto e mappe alla mano (novembre 2018).
A suo dire, conoscendo la storia del Petit Trianon e della lunga evoluzione dei suoi giardini, avrei potuto aiutarlo a tracciare un quadro storico più completo.
Nel 1774, per soddisfare il desiderio della giovane regina di Francia Maria Antonietta che desiderava una dimora di campagna per sé, il re suo marito, Luigi XVI, le fece dono della proprietà che in seguito sarebbe divenuta un rifugio privato, accessibile a pochi eletti e solamente su invito della sovrana (marito compreso!).
L’area comprendeva uno château realizzato su progetto di Ange-Jacques Gabriel (1698-1782), primo architetto di Luigi XV, per volere della favorita reale Madame de Pompadour tra il 1758 e il 1768.
Il gusto di Maria Antonietta ha marcato in modo particolare sia gli interni dell’edificio che l’aspetto del parco.
L’area in cui si svolge la strana vicenda riportata nel saggio di Andrea avvenne nel cosiddetto giardino anglo-cinese a Nord, Nord-Ovest dello château.
Il progetto di questo incantevole giardino porta la firma di Richard Mique, ma indirettamente anche quella della regina che seguì con interesse costante l’avanzare dei lavori.
Il gusto per il giardino “all’inglese” si era imposto in Francia a partire dal 1760 e promuoveva un aspetto del paesaggio più libero rispetto ai giardini “alla francese”, caratterizzati dal rigore geometrico e dalla simmetria.
Boschetti, praterie, sentieri tortuosi… Il Rocher (“roccia”), la cascata, il laghetto, il Belvedere e la Grotta (1779-1782) vengono realizzati in questo contesto e costituiscono, assieme alla porzione di giardino orientale coronata dal Tempio dell’Amore, la prima fase di realizzazione del nuovo parco voluto dalla regina. Il progetto culminò più tardi, con la realizzazione del celebre hameau, ossia la ricostruzione idealizzata di un borgo normanno (1783-1788).
Questo è lo sfondo dell’insolita avventura vissuta dalle due insegnanti.
In questo contesto tanto idilliaco quanto artificiale, Maria Antonietta visse gli attimi più sereni della sua tormentata esistenza, soggiogata dal fascino dell’ideale della vita di campagna promossa dall’Illuminismo.
Gli ultimi attimi di quiete prima della tempesta…
Buona lettura!