I fantasmi del Louvre tra re, imperatori e rivoluzioni
straCon l’aiuto del Cappellaio Matto, sto compiendo un’impresa non semplice: ripercorrere a una velocità incredibile la travagliata storia del Louvre, il palazzo che ospitò la corte di Francia prima che la reggia di Versailles gli rubasse la scena. Per ora, partendo dalla fondazione della piccola fortezza iniziale (eravamo nel 1200), abbiamo attraversato cinque secoli, tra mura medievali, progetti rinascimentali, demolizioni, ricostruzioni, fino al secolo più ingrato per questo augusto palazzo, ovvero il 1700.
Durante il XVIII secolo, il Louvre venne trascurato dai re che si succedettero come una vecchia e scomoda amante, apparendo più triste nei giorni di pioggia, visto che non aveva nemmeno un tetto a proteggerla!
Grazie all’abilità del Cappellaio, tra un biscotto e una tazza di tè, vedo scorrere davanti a me i “cent’anni di solitudine” del Louvre, fino a raggiungere il fatidico ottobre del 1789. Dopo anni di abbandono, ecco che il re di Francia rioccupava le sue sale, ma non più con lo splendore di un tempo: era stata una folla di parigini sfiniti dalla miseria a costringere Louis XVI ad abbandonare Versailles assieme alla sua famiglia e a far ritorno, con quel che restava della corte, a Parigi. La marcia inesorabile della Rivoluzione francese era iniziata.
Gli appartamenti in cui la famiglia reale risiedette per quasi tre anni si trovavano nello scomparso palazzo delle Tuileries, di cui conosciamo già l’origine (vedi articolo precedente).
Un nuovo giro di cucchiaio e la storia fa un altro salto: il 10 agosto 1792, il palazzo delle Tuileries conobbe uno dei momenti più sanguinari della sua storia. La famiglia reale fuggì per un soffio alla folla reclamante l’istituzione della Repubblica, salvandosi grazie al sacrificio di 600 guardie svizzere e di altri 200 nobili a loro fedeli. Quel giorno venne di fatto decisa la fine della monarchia francese.
Ma ecco un’altra zolletta di zucchero e siamo all’inizio del XIX secolo: la Monarchia era finita, la Repubblica instaurata e presto abolita per far sorgere un impero, quello di Napoleone Bonaparte, che riaprì nuovamente il cantiere.
Visto che Napoleone era avanti sui tempi ed era consapevole dell’importanza di possedere un proprio brand, affidò ai suoi fidi architetti, Percier e Fontaine, la realizzazione non solo del Louvre, ma anche dei progetti di quasi tutte le sue commissioni più importanti come, ad esempio, la bella Malmaison, la residenza imperiale fuori Parigi. Tutte queste realizzazioni erano marcate da uno stile unico e inconfondibile per chiunque, lo stile Impero!
Si sa, Napoleone amava “collezionare” tesori durante le sue campagne militari, ed ecco perchè i quattro cavalli di bronzo della quadriga in cima all’Arc du Carrousel, il nuovo accesso al palazzo delle Tuileries, erano originariamente quelli della basilica di San Marco a Venezia. Con la caduta di Napoleone, le quattro bestiole galopparono a casa e una nuova quadriga rappresentante la Pace – e non più l’imperatore – li sostituì sull’arco.
Il Louvre iniziava finalmente ad assumere le fattezze del grande museo che sarebbe diventato (le porte si erano aperte al pubblico già dal 1793), mentre il palazzo delle Tuileries rimase il centro del potere e la sede del governo. Nel frattempo la Cour Carrée ad est ottenne finalmente un tetto e una decorazione omogenea completa.
Un progetto ambizioso (il cosiddetto Grand Dessin) prevedeva di erigere una nuova galleria a nord per unire il palazzo delle Tuileries al Louvre (vedi pianta più in alto). Molto promettente, ma quel famoso contrattempo a Waterloo ne arrestò bruscamente la realizzazione.
Un’ultima tazza di tè? Certamente! Ed eccoci giunti all’anno 1857. Con un bel colpo di scena – ma anche e soprattutto di Stato – il nuovo imperatore Napoleone III riuscì a portare finalmente a compimento il Grand Dessin (‘Grande Disegno’), che consisteva nel riunire in un’unica struttura il Louvre e il palazzo delle Tuileries. L’impresa richiese appena… cinque anni!
(Per sognare un po’ respirando l’atmosfera scintillante delle feste che Napoleone III teneva alle Tuileries leggi: “Il servizio per cene da fiaba di Napoleone III salvato dalle ceneri.“)
Per riuscire a unire i due palazzi, venne demolito, solamente in un giorno, il quartiere che vi sorgeva in mezzo (tra l’Arc du Carrousel e la piramide di vetro, per intenderci). L’impresa portava la firma del prefetto del Dipartimento della Senna e uomo di fiducia di Napoleone III, il barone Haussmann, un vero esperto in materia di demolizioni. In effetti, il barone fece radere al suolo praticamente mezza Parigi onde trasformarla in una città più moderna, facendo sfrattare nel contempo – senza troppi complimenti – i poveracci che disgraziatamente avevano la casa nel posto sbagliato. È altresì vero che fu lui a conferire a Parigi lo stile architettonico che oggi la contraddistingue.
Purtroppo, non si fece in tempo a festeggiare il completamento del Gran Dessin che la sorte ci mise di mezzo la sua consueta ironia. Dopo solo 15 anni, l’imperatore era prigioniero dei prussiani e il palazzo delle Tuileries veniva dato alle fiamme dai parigini in ribellione, profondamente infastiditi da tutti i simboli di potere – siamo negli anni della famosa della Comune. Nel 1882, per togliere tutti dall’imbarazzo di dover decidere come porre rimedio allo scempio, la carcassa fumée delle Tuileries venne demolita.
Il Louvre custodisce le meraviglie dell’arte del mondo, ma è vero anche che le sue mura non sono meno edotte di Storia e mi è parso corretto concedergli la parola per una volta. Ringrazio il Cappellaio Matto per l’aiuto e spero che possiate visitare il Musée du Louvre con occhi nuovi la prossima volta.
(Vi lascio con il fantastico video, visibile sotto l’ala Sully del museo, che riassume le avventure appena narrate).