‘Viva la sposa!’ Gli abiti dei matrimoni del passato al castello di Champs-sur-Marne
I Palmipedoni, per la prima volta, sono tornati sui loro passi! Ho già avuto modo di presentare la residenza da fiaba conosciuta come lo Château des Champs-sur-Marne a circa un’ora da Parigi. La visita di allora mi fece scoprire parte della splendida collezione di abiti d’epoca appartenuti alla famiglia Cahen d’Anvers.
(Per vedere quella bella mostra e alcuni di quegli splendidi abiti leggi La Belle Époque e i ruggenti anni Venti in un castello da sogno ).
Qualcosa di nuovo e di meraviglioso doveva essere tornato ad occupare le già splendide sale del castello – che ora è di proprietà dello Stato – se le mie guide avevano deciso di riportarmi laggiù, ed infatti una nuova mostra di tesori di tessuto aveva appena aperto le porte, ma durerà solo fino al 12 settembre 2018.
La mostra, intitolata “Vive la mariée” (‘Viva la sposa’), illustra molto di più dell’evoluzione della moda specializzata per l’evento “nozze”. A ben riflettere, il lungo passato dell’abito da sposa narra in primo luogo delle trasformazioni di un evento sociale che fu alla base delle comunità del passato, ma anche il fulcro del ruolo sociale a cui la donna, per secoli, fu destinata, ossia il matrimonio. La mostra quindi, oltre a soddisfare il senso estetico, offre molti spunti di riflessione.
Al piano terra del castello, sono riunite alcune ottime ricostruzioni di modelli di abiti da sposa di epoche anteriori alla seconda metà del 1800, un’introduzione necessaria ad apprezzare i meravigliosi abiti d’epoca autentici conservati al primo piano in un ambiente più oscuro per meglio garantire la conservazione dei capi.
Per poter procedere con coscienza, occorre prima chiarire alcuni punti sull’abito da sposa:
- gli abiti rappresentati nella mostra sono quelli che potevano impreziosire unicamente il matrimonio delle dame di famiglia agiata; le famiglie povere si ingegnavano nella confezione di abiti più “carini”, per quanto semplici, che poi venivano riutilizzati come abiti “della domenica”, per le feste e la messa, il momento sociale di maggior importanza soprattutto nelle campagne.
- Grazie alla diffusione della stampa specializzata, la moda parigina si diffuse a poco a poco, ma solo tra le classi benestanti. Bisognerà attendere gli anni 1930 per vederla adottata un po’ ovunque. Prima di allora, gli abiti da sposa popolari rimasero a carattere fortemente regionale, spesso simili all’abito tradizionale che si vede ancora oggi in occasione delle feste locali.
- Il bianco diventò il colore tipico dell’abito da sposa solo all’inizio del XX secolo, epoca in cui si diffusero i procedimenti chimici necessari a sbiancare le fibre di diversi tessuti. Fino ad allora il bianco puro poteva essere reso solo dal cotone, ma non tutte si sposavano in estate! Si sarebbero visti allora abiti rosa, azzurro, crema, argento o avorio.
- Per secoli, il matrimonio rimase principalmente una questione di riuscita sociale che non aveva niente a che vedere con i sentimenti. Il concetto del matrimonio “d’amore” iniziò a comparire durante l’era del Romanticismo, ciò non di meno i matrimoni tra le classi agiate rimasero in gran parte combinati almeno fino alla fine della Prima Guerra Mondiale.
Alcune usanze, ho scoperto, sono andate completamente perdute all’inizio del XX secolo come, ad esempio, il corbeille de mariage (‘cesto o paniere di matrimonio’) diffusosi a partire dal 1700, che consisteva in un cofanetto colmo di doni per abbellire la tenuta della sposa il giorno delle nozze (pizzi, passamanerie, gioielli, scialli di cachemire, ventagli, fazzoletti ricamati, guanti…). Questo corbeille era il regalo che il fidanzato faceva alla sua bella il giorno della promessa ufficiale di matrimonio alla presenza di entrambe le famiglie. Durante tutto il 1800, a Parigi, era possibile trovare molti negozi specializzati per soccorrere i fidanzati più esitanti, che di pizzi e ventagli poco si intendevano.
Per tutta la prima metà del 1800, i continui stravolgimenti politici in Francia fecero saltare la popolazione da un regime all’altro come in un minuetto e la moda non ne rimase certo estranea. Per quanto riguarda le signore, si passò da una silhouette verticale libera da costrizioni (Stile Impero), a una vita stretta scolpita da un rigido corsetto, una gonna gonfiata da diversi strati di tessuto e un audace gioco di volumi sottolineato da maniche ampie (Restaurazione e Monarchia di Luglio, fino al 1850 circa). Il ritorno alla “pesantezza” dell’abito da sposa, che seguiva i dettami sempre nuovi della moda, veniva dissimulato con la leggerezza dei tessuti (organza di seta e mussolina di cotone), ma da qui ad affermare che questi modelli erano comodi come i precedenti ne corre di strada!
Durante il 1800, i matrimoni di re e regine vennero dettagliatamente descritti dai giornali e immortalati in dipinti e incisioni divenendo, naturalmente, il modello a cui ispirarsi per una cerimonia alla moda. La regina Vittoria e l’imperatrice Eugènie contribuirono alla diffusione della corona da sposa composta da fiori d’arancio, simbolo di innocenza e verginità. Durante il Secondo Impero, epoca d’oro del moralismo ostentato e del bigottismo, si affermò la moda di far ricadere il velo sul volto per permettere alla sposa pudica di celare le sue emozioni.
Eugènie, grande ammiratrice dell’ultima regina di Francia Marie-Antoinette e dello stile del XVIII secolo, riportò alla moda alcuni dettagli tipici di quel tempo, come i corpetti decoratissimi dotati di una punta rivolta verso il basso a rievocare l’antica pièce d’estomac, o le maniche a pagoda bordate di pizzo.
La celebre tradizione del corredo è attestata addirittura dal 1200. Le fanciulle si dedicavano fin da bambine alla confezione dei vari elementi che comprendevano la biancheria della casa, quella personale e l’abito da sposa stesso. Ogni pezzo veniva ricamato con la sola iniziale della sposa, in attesa di apporre quella del misterioso lui… evitando, nel frattempo, di perdere i lenzuoli quando venivano inviati alla lavandaia, incidente davvero increscioso considerando il costo del cotone di un tempo! Con l’accelerare dei ritmi della moda, rimanere al passo con il gusto divenne impossibile e così gli abiti scomparvero gradualmente dal corredo tradizionale.
A partire dalla fine del XIX, le forme sempre nuove degli abiti da sposa divennero una testimonianza aggiornata del ritmo indiavolato della moda, un ritmo dovuto alla comparsa dei grandi magazzini che, sui loro bei cataloghi, illustravano tutto il necessario per avere un perfetto matrimonio moderno: dall’abito, al corredo, a… il globo della sposa!
Questa usanza, comparsa intorno al 1850 e svanita solo dopo la Seconda Guerra Mondiale, consisteva in una piccola vetrina in cui conservare la propria corona di nozze, foto e gioielli in ricordo del matrimonio. Il globo veniva esposto bene in vista nella stanza principale della casa. Ogni elemento aveva una connotazione fortemente simbolica: uno specchio per la sincerità e la fedeltà, decorazioni vegetali in metallo, porcellana e/o tessuto che richiamavano la forza dell’amore (foglie di quercia), o la permanenza del desiderio (l’edera sempre verde)…
Un altro elemento chiave del linguaggio simbolico del matrimonio è il nodo, da sempre metafora dell’unione indissolubile.
Al piano superiore del castello, in un’oscurità che ha reso lo scattare fotografie un’impresa che definirei acrobatica, sono esposti autentici abiti d’epoca che vanno dal 1870 agli anni ‘30 del XX secolo, tra cui un esempio di nodo decorativo difficile da dimenticare.
Il retro dell’abito doveva essere particolarmente d’effetto visto che, per tutta la durata della cerimonia, il pubblico avrebbe potuto ammirare solo il lato “B” della sposa.
Non dimentichiamo che il matrimonio era prima di tutto uno show che doveva testimoniare il livello sociale della coppia. Durante il XIX secolo, lo sposo vestiva in un abito che si discostava di poco dal modello borghese di tutti i giorni, sobrio e scuro come di addice a un uomo di rigore morale tutto dedito agli affari. Era la donna che doveva testimoniare l’opulenza della famiglia, come una sorta di vetrina vivente con strascico e velo.
Queste sono solo alcuni dei pezzi meravigliosi che sono esposti allo Château des Champs-sur-Marne, ma non dimenticate che la mostra è anche un’ottima scusa per visitare lo scrigno di storia e bellezza che la ospita. Lo château è un perfetto esempio di dimora dell’alta borghesia francese di fine 1800 che, pur essendo dotata delle comodità moderne del suo tempo, conserva il gusto Ancien Régime originale degli interni. Certe sale sono così ben conservate che pare che la celebre Madame de Pompadour – sua antica inquilina – sia appena uscita!
Buona esplorazione!