Chauveau-Lagarde: l’avvocato che sfidò la Rivoluzione
Permettetemi di presentarvi un uomo fuori dal comune, ossia monsieur Claude-François Chauveau-Lagarde (1756-1841).
Vi invito a prestare attenzione alle date di nascita e di morte: in un momento storico ben poco spensierato, una vita tanto lunga – ottantacinque anni per la precisione – ha del miracoloso.
In piena Rivoluzione, in particolare durante il periodo del Terrore, gli avvocati disposti ad esercitare erano pochissimi e Chaveau-Lagarde era fra questi.
Nonostante si fosse pericolosamente esposto, in qualità di difensore, durante i processi di figure compromettenti – non ultimo quello della deposta regina di Francia, Marie-Antoinette – questo coraggioso avvocato riuscì a sopravvivere.
Il personaggio di Lagarde è complesso e ha subito un’evoluzione notevole, ecco perché risulta tanto affascinante. Durante i primi anni della Rivoluzione, l’avvocato Lagarde – che allora aveva circa trentatré anni – si era fatto assorbire dal dibattito politico e aveva salutato l’apertura degli Stati generali (5 maggio 1789) come il segnale del cambiamento tanto atteso, nonché l’occasione per dar voce a chi non ne aveva mai avuta.
Proprio allora, Lagarde pubblicò Théorie des États généraux ou la France régénérée (‘Teoria degli Stati generali o la Francia rigenerata’), in cui tracciò addirittura un progetto di Costituzione per il Paese.
Purtroppo, il bel sogno si trasformò in una trappola di sangue e all’idolo della libertà si sostituì troppo presto quello della ghigliottina. La nuova Convenzione nazionale, che cercava di governare la Francia appena trasformatasi in una monarchia costituzionale, non riuscì a mantenere il controllo delle fazioni più estreme, complici la paura cieca della furia popolare, ma soprattutto del nemico straniero in avvicinamento. Già perchè, tanto per rendere le cose più semplici, la Francia era in guerra contro l’Austria e – dopo l’esecuzione del re (gennaio del 1793) – praticamente contro tutte le grandi potenze europee!
Ma torniamo a vedere come se la stava passando il nostro avvocato e cioè non bene, ve lo assicuro. Tanto per cominciare, l’ordine degli avvocati era stato soppresso (dicembre 1790) e così ogni cittadino si era guadagnato il diritto di difendersi da solo, oppure di ricorrere a un difensore qualunque di sua scelta, fosse anche un parente, un amico o il salumiere di fiducia… Lagarde non poteva più indossare l’abito professionale e veniva designato solo come défenseur officieux (‘difensore d’ufficio’). Si sa, i rivoluzionari avevano la fissazione di dare un nome nuovo a tutto per meglio rinnegare il passato, persino ai mesi del calendario!
Nonostante gli abiti borghesi, Lagarde si fece un nome salvando la vita di diversi presunti cospiratori grazie alle sue arringhe brillanti. Purtroppo, proprio a causa di questi successi, finì nel mirino del feroce, intransigente Jean Paul Marat, fanatico rivoluzionario che avrebbe denunciato persino sua madre se l’avesse sospettata di tradimento.
Marat attaccò pubblicamente Lagarde in un articolo al vetriolo pubblicato sul suo popolarissimo giornale, L’Ami du peuple:
«Lasciate la carriera in cui avete appena debuttato in maniera tanto scandalosa, in cui avete prostituito alla giustificazione di un colpevole dei talenti che dovrebbero essere impiegati solo nella difesa degli innocenti»
Jean Paul Marat,
L’Ami du peuple (‘L’amico del popolo’),
numero del 2 marzo 1791
Decisamente Marat non andava per il sottile, ma la risposta del “difensore di scellerati” non fu meno incisiva. Con la pubblicazione della sua “Lettera a Marat”, fatta affiggere bene in vista per le strade di Parigi – persino sulla porta del suo accusatore! –, Lagarde dimostrò la propria professionalità ricordando che un tempo aveva persino preso le difese di colui che in quel momento lo stava calunniando:
«[…] ti ho difeso contro gli abusi del potere da cui eri minacciato, perché odio il dispotismo ancora più di Marat, e perché lo odio contro Marat medesimo».
Con l’esecuzione di Louis XVI (21 gennaio 1793), la fobia delle cospirazioni raggiunse un picco che portò all’istituzione del tristemente famoso Tribunale rivoluzionario (10 marzo 1793), le cui sentenze erano inappellabili e che non concedeva più il tempo necessario per preparare una difesa appropriata.
In queste condizioni, Lagarde scelse di continuare ad esercitare, pur sapendo che ad ogni processo si esponeva pericolosamente al rischio di venir arrestato a sua volta. Il temutissimo accusatore pubblico del tribunale, Fouquier-Tinville, divenne il suo avversario numero uno.
Colpo di scena: nell’estate 1793, Marat avrebbe incrociato nuovamente il cammino di Lagarde, questa volta però in modo del tutto imprevisto. “L’amico del popolo” era stato accoltellato nella sua stessa casa!
Lagarde non ne fu particolarmente addolorato, come si può immaginare, ma qualcosa lo spinse ad assistere al processo della sua assassina, Charlotte Corday, colta in fragranza di reato e arrestata seduta stante.
La storia di Lagarde come difensore dei casi disperati, nella fattispecie di donne praticamente già morte ancor prima di venire giudicate, iniziò proprio il giorno in cui decise di curiosare…
(Da leggere anche Charlotte Corday: il processo surreale di una bella assassina)