Expo 1900: cosa resta della fiera delle meraviglie
Anno 1900: venite, venite a festeggiare il nuovo secolo, a riscrivere la definizione di “impossibile”, a venerare Grande Madre Scienza, a gioire dei frutti di Nostra Signora Industria! Il 14 aprile 1900 la fiera del Progresso, meglio conosciuta come Esposizione universale, apriva le porte su una nuova era, sia pure per soli 6 mesi, e la capitale della Francia si preparava ad accogliere 51 ooo ooo di visitatori.
L’Esposizione universale del 1900 non è storia minore, eppure viene a malapena citata nelle scuole. Non fu la prima (ne veniva organizzata una ogni dieci anni circa) ma sicuramente fu unica nel suo genere. Col senno di poi noi sappiamo che, tra le fanfare e i fuochi d’artificio, si preparavano i gas e le esplosioni delle due peggiori guerre che l’Europa ricordi, ed forse è proprio questa profonda incongruenza che rende l’Expo 1900 tanto interessante. Conservo gelosamente la mappa del visitatore che scovai per caso da un venditore di libri antichi (manifestai così discretamente il mio entusiasmo che il proprietario me la regalò…).
Questa effimera follia universale venne preparata in circa 8 anni e lasciò alcuni dei tratti più celebri della Parigi che conosciamo, ad esempio uno straordinario potenziamento dei trasporti che permise di gestire l’afflusso anomalo di visitatori. Eccone le tracce ancora visibili:
La prima linea metropolitana a trazione elettrica serviva 10 km e 8 stazioni (corrisponde oggi alla linea 1) ed era un’autentica attrazione. Un tipo lungimirante come Jules Verne, nel romanzo “Parigi nel XX secolo”, aveva già immaginato questo mezzo di trasporto del futuro e aveva deciso che il sistema:
“…presentava enormi difficoltà di realizzazione, e sicuramente l’idea di seppellirsi dentro un interminabile tunnel non avrebbe sorriso ai viaggiatori”.
Questa volta non ci hai preso del tutto monsieur Verne, ma era solo il 1863!
E mentre nasceva il sistema di trasporti sotterraneo che ancora oggi rende Parigi facilmente percorribile in lungo e in largo, le splendide entrate della metro disegnate da Hector Guimard (1867-1942) diffondevano un nuovo stile artistico che avrebbe inondato Parigi negli anni seguenti: l’art nouveau.
Naturalmente molte cose sono migliorate da allora. Ad esempio, tre anni dopo, sulla linea 2 da poco inaugurata, uno spaventoso incidente creò non poco imbarazzo: un incendio divampato a causa di un cortocircuito uccise 84 persone alla stazione Couronne. Il personale, nel tentativo di arginare il problema, aveva interrotto la corrente lasciando tutti al buio. Pessima idea: da allora l’alimentazione elettrica delle rotaie venne separata da quella delle gallerie in modo che, semmai qualcuno avesse avuto l’intenzione di salvarsi da un incendio, gli sarebbe stato possibile trovare l’uscita!
Un altra maestosa traccia dell’Expo 1900 è la celebre Gare d’Orsay, costruita appositamente per l’occasione: la stazione serviva la tratta Parigi-Orléans (come indicano le lettere “P” e “O” lungo la facciata). La magnifica struttura accoglieva solo locomotive elettriche per non rovinare i suoi bei soffitti. Oltre ai treni, la stazione ospitava un hotel di lusso che ha lasciato alcune tracce splendidamente conservate come, ad esempio, il magico salone delle feste.
All’Expo 1900 si deve anche la facciata della Gare de Lyon, stazione che serviva il sud-est della Francia.
Anche la Gare des Invalides venne costruita per l’occasione per servire l’ovest della Francia. Venne realizzata con un aspetto più semplice rispetto alle altre azioni sopracitate perché venne progettata come l’orangerie (limonaia) di un castello classico. Questa scelta voleva rispettare il maestoso edificio seicentesco voluto da Louis XIV, l’Hotel des Invalides, che sorge in prospettiva; la stazione si accorda così perfettamente da un punto di vista architettonico. Oggi la gare des Invalides è il terminal dell’Air France.
Vero miracolo dell’ingegneria del tempo, il ponte Alessandro III, dedicato all’omonimo zar di Russia deceduto pochi anni prima, era sostanzialmente una maestosa “sviolinata” alla Russia, ospite d’onore dell’Expo, corteggiata dalla ricca borghesia francese per via delle sue opulente risorse. Non dimentichiamo che proprio allora, si stava costruendo la Transiberiana per connettere l’estremo e isolatissimo Est della Russia con Mosca, da cui poi era possibile diffondere le merci in tutta Europa.
Dettaglio curioso: proprio Alessandro III aveva dichiarato che “I francesi sono il popolo più infetto del mondo e non ci si allea con la potritudine”. Che delizia vedere l’avidità appianare ogni divergenza: mettiamo una pietra d’oro sul passato e andiamo avanti, prego.
Il Grand Palais e il Petit Palais (Palazzo Grande e Palazzo Piccolo, anche se “piccolo” è un termine relativo…) sorgono all’estremità nord del ponte Alessandro III ed erano dedicati all’arte francese: il Grand Palais, un gigante d’acciaio, pietra e vetro che si può visitare anche virtualmente, era consacrato agli ultimo ventennio del 1800 mentre il Petit Palais ospitava l’arte francese precedente, dalle origini al XIX secolo.
Oggi entrambi i palazzi conservano la loro funzione di spazi espositivi ma il Petit Palais è diventato il museo delle Belle Arti con una collezione permanente gratuita d’arte francese dalle origini al 1900 circa, mentre il Grand Palais offre varie mostre temporanee (attenzione: l’ingresso è sempre a pagamento e la navata è raramente aperta al pubblico)!
Partendo quindi dalle favolose tracce lasciate dall’Expo 1900 ho deciso di approfondire quali effettivamente fossero le incredibili attrazioni che viaggiatori da tutto il mondo venivano ad apprezzare. Così ho cercato di ricostruire una visita immaginaria alla fiera delle meraviglie…
(Se vuoi seguirmi e fare un giro tra le mirabolanti attrazioni della fiera delle meraviglie leggi Expo 1900: il giro del mondo a bordo Senna)