Gli elementi immancabili del “passage couvert”
Continua il nostro viaggio attraverso l’epoca d’oro dei passages couverts (‘passaggi coperti’), ossia l’Ottocento.
A Parigi infatti, dei ventiquattro passages che videro la luce entro la metà del secolo, ben quindici furono realizzati in appena otto anni, tra il 1822 e il 1828!
Ma quali erano erano gli elementi essenziali per fare di un passage un punto di riferimento della vita cittadina?
Copertura in vetro per lasciar passare la luce del giorno, illuminazione a gas per le ore notturne, vetrine sempre più ampie grazie all’evoluzione della tecnica e dell’industria… Tutto questo era ritenuto necessario, ma attenzione: l’aspetto elegante e moderno non era sufficiente a garantire il successo!
Il passage attraeva pubblico soprattutto grazie alle forme d’intrattenimento e alle comodità che offriva.
Immaginiamo di varcare la soglia di un passage di successo dell’epoca e di imbatterci in quei negozi, servizi, personaggi capaci di creare la sua misteriosa alchimia… Qualcosa è sopravvissuto fino ad oggi, altro si è perso per sempre.
Ristoranti, café e estaminet
Ristoranti e café non lasceranno sorpresi noi visitatori del XXI secolo, ma per i parigini del tempo rappresentavano realtà recenti, espressioni della modernità. I loro nonni, ad esempio, erano probabilmente passati a miglior vita senza metterci mai piede.
Per mangiare un boccone, la scelta era da farsi tra queste tipologie di locali:
- a presso fisso, se le nostre possibilità economiche lasciano a desiderare (va da sé, che i ristoranti di questo genere risultino sempre i più affollati!)
- a prezzo fissato in anticipo oppure, per i più abbienti à la carte.
La seconda tipologia era normalmente dotata di una vasta sala comune, più dei cabinet destinati a delle riunioni private che nessuno poteva disturbare. Per avere un’idea della sontuosità di questi locali, basti sbirciare l’interno del ristorante Véfour a Palais Royal.
Nei café, oltre alle bevande, venivano proposti piatti semplici e la possibilità di giocare partite di scacchi, dama, domino. Una sala da biliardo era solitamente disponibile al piano superiore.
I più parsimoniosi sceglievano piuttosto un estaminet, una sorta di café meno raffinato in cui era consentito fumare la pipa, rigorosamente vietata altrove.
L’attrattiva principale di café e estaminet era la musica lirica dal vivo, che offriva solitamente un repertorio delle arie più alla moda.
I commerci
Nel XIX secolo le boutique abbondavano sotto la copertura dei passage proprio come oggi, ma la tipologia di merce era un po’ diversa.
Scarpe, cappelli, ventagli, nastri, tessuti, pizzi, passamanerie, tube, bastoni da passeggio, ombrelli… Chi più ne ha più ne metta: alle modiste e alle sartorie non mancava nulla per vestire i parigini secondo la moda del momento… già diversa da quella del momento prima!
Non mancavano fabbricanti di pipe, orafi, drogherie, pasticcerie, venditori d’oggetti d’arredo quali porcellane, tappeti, dipinti, mobili e lampadari.
Insomma, a seconda del livello economico della clientela che lo frequentava, il passage si dotava delle merci più varie e adeguate.
Libri, stampe e cabinet de lecture
Ecco il mio settore preferito!
Le librerie del XIX secolo erano spesso un universo complesso che comprendeva anche una casa editrice con tanto di tipografia e litografia.
Gli autori frequentavano di persona il luogo in cui le loro opere prendevano forma, il che decideva il prestigio dell’istituzione. I curiosi accorrevano anche solo per scorgere i propri scrittori preferiti.
In effetti, i tesori di carta da ricercare nei passage non erano solamente libri, ma anche stampe, che godevano di un successo notevole e avevano il loro seguito di intenditori e collezionisti.
Si trattava di mappe, riproduzioni di opere d’arte, ma anche caricature di personaggi famosi recanti le firme dei migliori disegnatori, una forma d’arte che costituiva l’anima della satira politica del tempo.
Nell’Ottocento i libri erano beni molto costosi.
Per poter leggere senza rovinarsi – le prime edizioni economiche fecero la loro timida comparsa solo nella seconda metà del secolo – ci si recava nei cosiddetti cabinet de lecture, elemento tipico dei passage.
Dietro un modesto compenso, chi sapeva leggere (non molti, fino all’istituzione dell’istruzione obbligatoria, nel 1882) poteva usufruire di una biblioteca selezionata, ma anche di giornali e brochure per rimanere aggiornato su pettegolezzi e attualità.
Servizi…
Nei passage non ci si imbatteva solamente in boutique.
La lavanderia completa di stireria era un servizio essenziale, così come lo erano i lustrascarpe e gli scopettai che si occupavano di eliminare la polvere dei boulevard (ancora in terra battuta) dai soprabiti dei clienti.
Va da sé che, dovendo trattenere il visitatore il più a lungo possibile, i passage dovevano essere muniti anche di gabinetti, detti cabinets d’aisance.
Non solo: in certi passage era possibile concedersi anche un bagno con acqua calda o fredda. Durava circa un’ora se si usufruiva di una vasca singola, altrimenti si poteva optare per la piscina comune, non di rado decorata in stile orientale, per assecondare il gusto romantico per l’evasione, il viaggio, le terre esotiche.
Teatri, balli e attrazioni
La fortuna di un passage era decisa soprattutto dalla vicinanza di teatri, attrazioni e sale da ballo, i diversivi preferiti dei parigini.
Un passage poteva presentare il decoro più bello, chic e moderno del momento, ma se privo di tali attrattive veniva inevitabilmente trascurato a favore di altri meno gradevoli alla vista, ma più adatti al divertimento.
L’esempio perfetto è il passage des Panoramas, che era sì uno dei più antichi, inaugurato nell’anno 1800, ma anche il più frequentato offrendo l’accesso a ben due teatri e a un’attrazione eccezionale, i leggendari panoramas appunto, di cui parleremo meglio più avanti.
Personaggi
Un passage non è fatto solo di luoghi ma anche di persone, meglio ancora personaggi.
Oltre ai turisti, cittadini, commercianti, artigiani e impiegati, i frequentatori tipici di questi centri della vita urbana si riassumono in tre F: Filles, Flaneur, Filou.
- Filles, ‘ragazze’, intendendo le donne esercitanti la cosiddetta “professione galante”, note anche come le hirondelle (‘rondini’) dei passage.
Costoro erano suddivise secondo una precisa gerarchia che decideva prestazioni, prezzo, così come il tipo di locale in cui trovarle.Nella capitale europea dell’amore (quello a pagamento), tale giro d’affari era talmente lucrativo da richiedere una ferrea organizzazione, ma di questo ho già parlato nell’articolo Toulouse-Lautrec e le case chiuse parigine. Ci torneremo quando esploreremo la leggendaria Galérie de Bois di Palais-Royal.Louis Leopold Boilly, Gallerie di Palais-Royal (1809, Musée Carnavalet, photo from Histoire par l’image).
- Flaneur, praticante dello sport parigino per eccellenza, flâner, un termine intraducibile che si avvicina un po’ al nostro “bighellonare”.
L’artista, il dandy, il poeta, il filosofo poteva e doveva essere un flaneur, per il quale gironzolare, corteggiare le grisettes (operaie), oziare a un tavolino tra fumo, birra e assenzio rappresentava un atto poetico, spirituale persino.
Questi protagonisti del passage non vanno confusi coi semplici badaud, ossia i curiosi o spettatori che si confondono nella folla: il flaneur conserva gelosamente la propria identità, osserva tutto ma con distacco.
«Essere fuori casa e tuttavia sentirsi a casa dappertutto (…), trovarsi al centro del mondo rimanendone celati», spiega Baudelaire riguardo l’arte di flâner.
- Filou, ossia i ‘furfanti’: farsi derubare era un inconveniente molto frequente nei passage. Davanti alle vetrine delle boutique, che rivaleggiavano in spettacolarità e originalità, i borseggiatori erano certi di poter trovare masse di curiosi distratti a cui sottrarre qualcosa. Esiguità dello spazio, folla, confusione e… «Al ladro!»
Ora che sappiamo cosa aspettarci da un passage del XIX secolo, basta indugiare… entriamo!