I fantasmi di Chantilly: giardini romantici e scheletri nell’armadio
Questo articolo fa parte di una serie che ripercorre alcune delle tappe del favoloso Maria Antonietta Tour 2019, ideato da Alice Mortali, presidente di Aimant, Associazione Italiana Maria Antonietta (trova la serie completa qui).
Visita guidata al castello di Chantilly (5ˆ parte)
Un triste ritorno
Passati i venti tempestosi della Rivoluzione francese, Louis-Joseph de Bourbon, principe di Condé, fece ritorno a Chantilly dopo anni d’esilio (1814).
Il vecchio principe era stato profondamente segnato dagli eventi: il suo amato castello era stato per metà demolito, il terreno in parte venduto, la sua seconda sposa, compagna di una vita, era deceduta l’anno precedente il suo rientro in patria e l’ultimo erede della casata – il duca d’Enghien suo nipote – era stato fucilato dai fedeli di Napoleone nel fossato del castello di Vincennes (1804).
L’esecuzione avvenne a seguito di un processo sommario che non concesse all’imputato nemmeno un difensore. Il duca era stato arrestato perché sospettato d’essere l’artefice di uno dei tanti complotti volti ad assassinare il Primo Console Napoleone Bonaparte, un’accusa di fatto infondata.
Nonostante la mestizia che caratterizzò il rientro in patria del principe di Condé, i lavori per la ricostruzione del castello di Chantilly iniziarono subito, sotto la direzione dell’architetto Victor Dubois.
Il parco venne in buona parte riacquistato e ridisegnato secondo il nuovo gusto romantico: attraverso la vegetazione, lasciata solo in apparenza libera di prosperare, vennero tracciati lunghi sentieri tortuosi che donavano l’illusione di spazi infiniti. Qua e là, sorgevano sculture, corsi d’acqua, grotte e padiglioni in stile classico (1817-1820).
In questo nuovo giardino dai tratti malinconici – perfettamente in linea l’umore del proprietario – ciascun elemento del paesaggio invitava alla meditazione e alla solitudine.
Del giardino alla francese dalle linee dritte e simmetriche disegnato da Le Nôtre (XVII secolo) rimasero il Grand Canal ed il grande parterre a nord del castello.
Una successione complicata, una morte misteriosa
Proprio mentre i lavori per la rinascita di Chantilly avanzavano, l’ottantaduenne principe di Condé si spense.
Il suo successore, Louis Henri duca di Bourbon, ereditò il castello, ma avendo tragicamente perduto il suo unico figlio come abbiamo appena visto, non aveva eredi a cui trasmettere la storica proprietà di famiglia.
Ah, i paradossi della storia! Chi avrebbe mai detto che un giorno, il destino di una delle più belle proprietà di Francia sarebbe stato pilotato da una donna di dubbia reputazione, per di più straniera? Facciamo un passo indietro…
Ai tempi della Rivoluzione, per sfuggire alle persecuzioni, il duca di Bourbon si era rifugiato all’estero come aveva fatto suo padre, precisamente in Inghilterra.
Qui aveva fatto conoscenza con un’avventuriera, Sophie Dawes, la quale lo soggiogò al punto che, passata la tempesta, il duca innamorato volle che la sua bella lady lo seguisse in Francia.
L’ambiziosa straniera divenne così la signora ufficiosa e non ufficiale di Chantilly.
Decisa a liberarsi della precarietà della sua posizione che non le garantiva un futuro sicuro, attraverso abili manovre Sophie convinse il suo illustre amante a designare come erede di Chantilly il suo figlioccio, giovane rampollo della casata d’Orléans, Henri, duca d’Aumale (1822-1897).
Ora, Henri era il penultimo figlio di Louis-Philippe d’Orléans e di Marie-Amélie, i sovrani che la rivoluzione del 1830 aveva posto sul trono dei francesi. Non potendo aspirare al trono ed avendo numerosi fratelli, un’eredità in più non avrebbe guastato al destino del giovane principe.
In cambio degli sforzi compiuti per portare a termine il progetto, gli Orléans permisero a Sophie di trattenere per sé una parte dell’impressionante eredità del duca di Bourbon.
Come Cenerentola, Sophie pareva essersi assicurata un futuro splendente, ma una tragica notizia cambiò di colpo le carte in tavola.
Nell’agosto 1830, il corpo del duca di Bourbon venne rinvenuto nel suo castello di Saint-Leu, appeso per il collo alla maniglia di una finestra: il signore di Chantilly si era suicidato!
Difficile da credere, poiché al momento del ritrovamento i suoi piedi toccavano terra, eppure allo stesso tempo non venne identificata alcuna prova certa di una possibile azione criminale. Nonostante ciò, in men che non si dica si diffusero le peggiori insinuazioni sul conto di Sophie. D’altro canto – era risaputo – il duca aveva intenzione di lasciarla…
Verrebbe spontaneo lasciarsi trasportare dal fascino della detective story, eppure non esistono prove a sostegno di un possibile coinvolgimento dell’intrigante lady nella morte del duca.
Oggi si è più propensi a credere a un incidente, forse un gioco erotico finito male, un’onta per l’epoca inconfessabile!
Con l’arrivo del giovane duca d’Aumale, grande studioso e amante delle arti, si levava anche il canto del cigno di Chantilly. Grazie alla passione e alla perseveranza del suo ultimo proprietario, questo luogo traboccante di storia si arricchì del prezioso Musée de Condé, un eredità straordinaria che preserva tutto il gusto e l’anima del suo ideatore.