I fantasmi d’Oriente in riva alla Senna!
Il museo del quai Branly ospita, fino al 15 luglio 2018, una mostra letteralmente ‘spettrale’. Come sempre, Parigi riserva delle meraviglie, ma questa volta lo stesso Soprannaturale è protagonista!
Viaggiare l’Oriente attraverso le diverse concezioni dell’Aldilà, sempre complesse e mai banali, è un’esperienza insolita che certamente lascia il segno.
Girando tra filmati, dipinti, sculture e misteriosi amuleti, ogni sensibilità romane diversamente colpita: c’è chi non riesce a dimenticare le raccapriccianti torture imposte ai ‘dannati’ nell’Aldilà cinese (meglio non apprenderle subito dopo mangiato), oppure l’impronta sanguinaria che in Tailandia si associa al Soprannaturale.
La mia preferenza va alla visione fortemente malinconica e più “psicologica” che caratterizza il Soprannaturale giapponese, non per questo meno violento e cupo.
Pur rimanendo imperdonabilmente ignorante su molti elementi di una cultura tanto antica quanto lontana, la visita al quai Branly mi ha insegnato molte cose, prima fra tutte che un ottimo modo per avvicinare un popolo poco familiare è quello di conoscerne il folklore, le credenze, le più cupe paure e i demoni. E a proposito di demoni, non potevano mancare le mille smorfie degli ONI, creature mitologiche simili agli orchi occidentali con un’importantissimo ruolo nell’arte, nella letteratura e nel teatro.
Non mancano nemmeno figure simili ai nostri vampiri e licantropi, creature in grado di mutare forma, come ad esempio la KAIBYÔ, il gatto soprannaturale o donna-gatto in grado di compiere incredibili acrobazie, oltre che di manipolare il corpo umano riducendolo a una passiva marionetta. Ciò che sorprende delle creature della mitologia giapponese è la mancanza di una totale connotazione negativa: i demoni sono entità potenti di fronte ai quali l’essere umano semplicemente manca di protezioni.
Tant’è vero che spesso le creature soprannaturali assumono connotazioni grottesche, quasi ironiche, come nel caso di questi buffi scheletri “viventi”.
Molto più triste e inquietante è l’UBUME, spettro di donna che stringe un bambino al petto. Normalmente, l’UBUME infesta la casa in cui ha vissuto; ad eventuali avventori chiede di reggerle il piccolo per poi scomparire. Spesso il fagotto diventa qualcosa di poco piacevole, ad esempio un masso pesantissimo che schiaccia il malcapitato.
E poi vengono le mie preferite, le YÛREI, spettri femminili spesso rappresentati a grandezza quasi naturale su KAKEMONO, grandi rotoli di seta o carta appesi verticalmente. Il primo artista a rappresentare in questo modo le YÛREI fu Maruyama Ôkyo (1733-1795), ossessionato dall’apparizione della propria sposa defunta.
Ôkyo fissò i codici di rappresentazione di questi spettri, caratterizzati dalla mancanza di piedi (non condividono il suolo con i viventi), un’anatomia disarticolata, un drappo bianco come veste e i capelli in disordine, tratti in aperto contrasto con i canoni del ritratto femminile tradizionale (grazia, eleganza, veste ricca e colorata, capelli perfettamente acconciati…).
Il sentimento che anima le YÛREI è sempre il rancore (URAMI) scatenatosi a seguito di un torto subito.
Contrariamente a quel che si può pensare, queste rappresentazioni avevano, e hanno, una funzione benevola e protettiva per templi, case e negozi, oppure accompagnano la Veglia delle Cento Candele durante la quale ci si scambiano racconti sul Soprannaturale (KAIDAN); al termine di ogni storia, si spegne una candela per creare l’oscurità necessaria all’eventuale apparizione di uno spirito.
La YÛREI più famosa è OIWA, protagonista di un KAIDAN molto popolare che narra di come la poverina venne sfigurata, avvelenata e gettata in un fiume dal marito. Perseguitato dallo spettro della sua vittima, il deprecabile consorte impazzisce… e uccide la sua nuova moglie!
Questo voleva essere un piccolo frammento del patrimonio che alla mostra è presentato, una meraviglia parigina insolita che consente di viaggiare il mondo senza muoversi, un po’ come lo straodinario Museo nazionale delle Arti asiatiche o museo Guimet.
Buona esplorazione!