La fine di Madame du Barry dalle memorie di un’artista
Élisabeth-Louise Vigée-Le Brun (1755-1842) è famosa soprattutto per essere stata la ritrattista preferita della regina di Francia Marie-Antoinette, tuttavia i volti che immortalò furono moltissimi.
Il successo di Madame Le Brun – tutt’altro che scontato se si considera la condizione sociale della donna nel XVIII secolo – era dovuto non solo allo stile inconfondibilmente fresco della pittura, ma anche alla speciale accortezza d’ingentilire i tratti del soggetto, esattamente come fanno i filtri fotografici odierni. Certe esigenze non passano mai di moda!
Una delle modelle più famose di Élisabeth Vigée-Le Brun fu la bella favorita di re Louis XV, la contessa du Barry.
Madame du Barry non era veramente nobile di origine – il suo vero nome era Jeanne Bécu – ma divenne comunque una vittima del Terrore alla fine del 1793.
Durante i suoi soggiorni londinesi, Madame aveva avuto l’imprudenza di frequentare la nobiltà francese emigrata. Per sua natura, la contessa non si era mescolata allo scontro politico che dilaniava la Francia rivoluzionaria e dunque quelle visite rappresentavano per lei poco più che una cortesia doverosa nel confronto di amici lontani.
Le immense ricchezze di cui era in possesso, fecero il resto per decretare la sua fine.
Ho già scritto del drammatico processo di Madame du Barry in questo articolo; oggi desidero invece soffermarmi su una riflessione della pittrice.
Madame Vigée-Le Brun pubblicò le sue memorie da quasi ottantenne, attorno al 1835. Tra quelle pagine, incontrai il racconto dell’esecuzione di Madame du Barry.
Riporto quelle poche righe così come le lessi e le rilessi, seduta davanti a una tazza di tè, la mano sospesa, incapace di voltar pagina.
Per un attimo, immaginai il cigolio terribile del carretto della morte col suo carico di condannati, apparentemente impassibili, indifferenti alle invettive della folla. Che fossero donne o uomini, nobili o miserabili, la maggior parte si recava al patibolo in superbo silenzio, con la convinzione di morire nel giusto.
Il pianto della du Barry giunse per me come una scossa elettrica a rivendicare la natura umana di quelle statue d’orgoglio.
«[Madame du Barry] Fu l’unica donna, fra tutte quelle che perirono in quei giorni orribili, a non saper affrontare il patibolo con fermezza; urlò, implorò il perdono all’odiosa folla che la circondava, e quella folla fu a tal punto commossa che il boia dovette affrettarsi a portare a termine il suo compito.
Questo ha sempre confermato la mia convinzione che se le vittime di quel periodo di esecrabile memoria non avessero avuto il nobile orgoglio di morire con fierezza, il Terrore sarebbe cessato molto prima».