La Moda si racconta – La mia gioventù alla reggia di Versailles
[ Copertina © Giorgia Gordini ]
Introduzione all’intervista
Spesso associata alla vanità e alla frivolezza, la Moda (o Madame La Mode, come ho deciso di chiamarla) rivestì un ruolo tutt’altro che marginale lungo il corso della storia.
Esaminando i retroscena della sua evoluzione, si scopre che di superficiale ha ben poco e che le sue trasformazioni sono più spesso legate a inquietudini sociali profonde.
Perché Madame e non Monsieur?
La parola “moda” deriva da modus, ‘modo’, che in francese viene utilizzata al femminile. Ciò non toglie che la Moda abbia avuto anche “incarnazioni” maschili!
Il tocco francese è dovuto al fatto che le mie domande interesseranno principalmente la Francia, non la storia della Moda globalmente intesa.
Inviterò Madame a raccontare come la grande Storia sia entrata nel guardaroba dei parigini e approfitterò del suo punto di vista peculiare per tentare di comprendere meglio mentalità e gusti oggi scomparsi, così come le evoluzioni che li hanno interessati.
I ricordi della Moda iniziano alla corte di Versailles perché, sebbene l’essere umano abbia sempre avuto la necessità di plasmare la propria apparenza, è nella Francia della seconda metà del XVIII secolo che, per la prima volta, Madame si manifestò nella sua declinazione attuale, ossia:
“un rapido succedersi di fogge, forme, materiali, in omaggio a modelli estetici che in genere si affermano come elementi di novità e originalità”.
Madame La Mode, prima di parlare della sua prima “incarnazione”, la regina di Francia Marie-Antoinette, ci descriva il taglio degli abiti alla corte di Versailles nel XVIII secolo.
Quando Marie-Antoinette giunse a Versailles per sposare il futuro re Louis XVI (1770), la tenuta maschile di corte si era già fatta più sobria rispetto alla decorazione esuberante vista sotto sotto al regno del Re Sole (1654-1715).
Il cosiddetto habit à la française era costituito da un gilet e una culotte stretta al ginocchio, al di sotto di una giacca-abito – l’habit appunto – più o meno ricca a seconda del gusto e delle possibilità economiche.
Uno dei modelli più in voga era il frac inglese.
Per le donne era diverso.
Le forme del corpo femminile andavano camuffate, secondo una tradizione ereditata dai secoli precedenti: la natura andava dominata nel corpo come nello spirito, e non di meno nell’apparenza.
Per presentarsi a corte, alle signore era richiesta una robe à la française (‘abito alla francese’).
L’insieme era composto principalmente di tre pezzi:
- un lungo manteau aperto sul davanti che lasciava intravedere la gonna sottostante;
- una jupe ossia la gonna medesima, dello stesso tessuto del manteau;
- un corpetto steccato che il manteau lasciava intravedere e che pertanto andava celato attraverso diversi sistemi, tutti fissati con gancetti e bottoni: la pièce d’estomac di forma triangolare, piuttosto rigida e riccamente decorata; i compères, due pannelli di tessuto meno costrittivi; una scala di nastri di taglia decrescente. Veniva così a crearsi una scollatura quadrata.
La jupe era sostenuta da un ampio panier sottostante, una sorta di sottogonna di tela, tesa da cerchi di giunco… praticamente una gabbia da passeggio.
Uno dei modelli più notevoli era il panier à coudes.
Coudes significa ‘gomiti’ e infatti, sui lati del panier – che nei casi estremi potevano misurare fino a un totale di 4m di ampiezza! – era possibile riposare gli avambracci. Quelle comodité!
Alcune versioni prevedevano un intelaiatura metallica che poteva ripiegarsi ai lati onde attraversare più agevolmente le porte.
In questo caso, si trattava di abiti da cerimonia, indossati in grandi occasioni.
Per passeggiare, si indossavano dei paniers ridotti, più leggeri, che si fermavano a mezza gamba.
Sul retro, da tradizione, il manteau presentava la cosiddetta pli Watteau, ‘piega Watteau’, uno strascico composto da due lunghi pannelli svasati di stoffa collegati al girocollo.
Il nome rendeva omaggio al celebre pittore Jean-Antoine Watteau (1684-1721) che aveva rappresentato spesso questi modelli nei suoi quadri.
Come sottoveste, le dame avevano una lunga chemise svasata di cotone o di lino a cui venivano appuntati volant di pizzo decorativi rimovibili, così da poterli lavare separatamente.
Queste parti decorative, che impreziosivano maniche e scollatura, erano tra le più costose.
Se avessi dovuto cercarla, Madame, l’avrei trovata in queste decorazioni?
Esatto!
In Francia, all’epoca, sarti e sarte non avevano molta libertà di manovra, perché le regole della loro corporazione decideva tutto, tra cui il taglio degli abiti, che non poteva subire grandi variazioni.
L’unica possibilità per distinguersi era la decorazione, ma di questa si occupava un’altra corporazione, i marchandes des modes, una figura a metà tra il merciaio e la modista.
La qualità dei tessuti, i ricami e l’assemblaggio di fiori, nastri, pizzi e pietre preziose costituirono, diciamo così, la mia giovinezza.
Vogliamo vedere più da vicino questo debutto, Madame?