Le serate della principessa Mathilde
I quadri non sono solo immagini, sono storie. Questo dipinto è un ottimo esempio di scrigno di storie. Curiosando tra i suoi dettagli non è solo possibile sbirciare in una lussuosa sala parigina della metà del XIX secolo: questa sala è il ricordo, infatti, delle leggendarie riunioni che la principessa Mathilde Bonaparte (1820-1904), nipote di Napoleone Bonaparte e cugina dell’imperatore Napoleone III, teneva nel suo hôtel particulier al 24, rue de Courcelles (oggi numero 10).
Mathilde Bonaparte fu una figura di spicco del panorama culturale del tempo, qualcuno da non poter lasciare sullo sfondo: conclusa la sua sfortunata esperienza matrimoniale con una separazione ufficiale, Mathilde mise a frutto la propria indipendenza, intelligenza e cultura aprendo il suo salone parigino a giornalisti, intellettuali, uomini di lettere (Anatole France, Marcel Proust, Gustave Flaubert…) e artisti di diverse discipline (Gustave Doré, Paul Baudry, William Adolphe Bouguereau…) tanto da venir ribattezzata “Notre-Dame des Arts”, Nostra Signora delle Arti.
“La Buona Principessa ha ben saputo organizzare la sua principesca esistenza, il suo piccolo palazzo charmant, il luogo in cui vive, coloro che la circondano, tutto ricorda le riunioni della corte di Ferrara. È un piccolo angolo di Rinascimento italiano perso nel nostro secolo”
Marchese di Villemer
(Le monde illustré, 1857)
Il rispetto per la figura della principessa era tale da superare le divergenze politiche: dopo la rovinosa caduta dell’impero di suo cugino, mentre tutti i simpatizzanti bonapartisti venivano esiliati o arrestati, Mathilde Bonaparte venne richiamata a Parigi dal nuovo governo repubblicano.
L’opera di Éugène Giraud, ammesso al salotto della Principessa dal 1847 in qualità di insegnante di pittura, è uno dei frammenti di memoria di un passato che non è più.
Ma i quadri, dicevo, sono storie e osservando bene se ne possono scovare più d’una. Quest’altra che propongo mi ha portato a scoprire un’altra meraviglia salvata dalla ceneri di una rivoluzione, ma prima di raccontarla vi invito a notare la tavola della principessa, tutto sommato sobria se si considera lo sfarzo dell’interno. La cena era stata apparecchiata nel jardin d’hiver (“giardino d’inverno”, una sorta di serra abitabile) e sfoggiava un’argenteria all’ultima moda che imitava quella dell’Imperatore, anche se con forme diverse. Cosa aveva di originale quell’argenteria? Che non era d’argento!
(Per saperne di più su questa misteriosa argenteria leggi “Il servizio per cene da fiaba di Napoleone III salvato dalle ceneri“).