La marchesa di Brinvilliers sotto tortura

L’affare dei veleni: la vergogna del Re Sole

L’affare dei veleni non viene trattato a scuola (non sia mai che venga raccontato qualcosa di interessante, si rischia poi che gli studenti si sveglino e facciano domande), ma si tratta nientemeno che del caso di cronaca nera più sconvolgente dell’epoca del Re Sole, un’indagine che insozzò indelebilmente l’immagine scintillante della corte di Francia agli occhi dell’Europa.

12 di rue Charles V
L’ingresso dell’hotel Brinvilliers al 12 di rue Charles V, nel IV arrondissement, ossia la casa ove la marchesa architettava i suoi crimini.

Tutto iniziò nel 1672 con l’arresto della marchesa di Brinvilliers, una fragile e garbatissima signora di 46 anni, a seguito del ritrovamento di alcune carte compromettenti.

Tempo prima, il padre e i due fratelli della marchesa erano deceduti in circostanze misteriose, nonché sospettosamente simili. Tutti e tre erano lentamente deperiti in una lunga agonia che non aveva lasciato scampo. Nessuno poteva sospettare dell’affranta marchesa, perseguitata da una sorte tanto crudele.

Nella realtà, Madame de Brinvilliers aveva avvelenato il padre e i fratelli con la complicità del suo amante, grande appassionato di alchimia.

Interno hotel Brinvilliers
Uno scorcio interno dell’hôtel della marchesa fotografato nel 1910 (© Eugène Atget / Musée Carnavalet / Roger-Viollet)

Purtroppo, la dolce metà della marchesa era perita improvvisamente in un brutto incidente (forse un esperimento andato male). Durante una perquisizione dell’abitazione, la polizia era entrata in possesso di alcune carte firmate dalla marchesa in persona.

Tali carte dimostravano essenzialmente due cose: il primo era la colpevolezza di Madame de Brinvilliers, il secondo che la medesima non era decisamente un genio del crimine. Marchesa, marchesa… Non si può mettere su carta sempre tutto, specialmente quando si avvelenano familiari con una certa frequenza!

Questa leggerezza le costerà cara: il suo complice si era premurato di conservare ogni ricordo materiale dei traffici di madame de Brinvilliers (ricette, lettere, ricevute…) cosicché, se un domani avesse mai voluto ricattarla, tutto sarebbe stato bell’e pronto. The things we do for love!

Come se non bastasse, nelle lettere che la marchesa aveva indirizzato al suo complice, ella pianificava anche l’avvelenamento della sorella e della cognata, così da diventare lei sola l’erede dei beni di famiglia (ah, la banalità del male!).

Consapevole di non avere scampo, la marchesa fuggì a gambe levate riuscendo a nascondersi in un convento, luogo inaccessibile agli agenti del re. Un brillante ufficiale di polizia si finse allora prete e, col tempo, riuscì a guadagnarsi la fiducia della latitante avvelenatrice, fino a prometterle la fuga e attirarla così all’esterno del convento…

La marchesa di Brinvilliers sotto tortura
La marchesa di Brinvilliers sotto “interrogatorio”

Tortura, decapitazione e rogo segnarono la fine di questa dama-assassina, ma non quella delle indagini: il re pretendeva arrestare il sordido commercio di veleni della capitale ed eliminarne i vertici.

Marie Madeleine d'Aubray
Marie Madeleine d’Aubray, marchesa de Brinvilliers, prima dell’esecuzione, come è facile dedurre dal fatto che la testa è ancora sul collo.

Nicolas Gabriel de la Reynie, capo della polizia che ispirò il personaggio di Fabien Marchal nella serie televisiva Versailles, era venuto a conoscenza che traffici di sostanze illecite si concentravano nel quartiere poco raccomandabile di Saint-Denis (oggi corrisponde alla parte compresa tra il boulevard de la Bonne Nouvelle e la porta Saint-Denis) e lo aveva fatto battere al tappeto dai suoi agenti.

X arrondissement
Mappa schematica di Parigi con la disposizione dei rioni o arrondissements. La zona dove trovare veleni di qualità al miglior prezzo all’epoca del Re Sole corrispondeva circa al X arrondissement.

Venditori di veleni, streghe, indovini e altra marmaglia da messa nera venne rastrellata e ammassata nelle prigioni. L’ordine del re era chiaro: bisognava estirpare il problema alla radice!

Gabriel-Nicolas de la Reynie
Gabriel-Nicolas de la Reynie, capo della polizia che condusse le indagini e un riassunto delle sue intenzioni. Il personaggio di Fabien Marchal della serie TV “Versailles” è, in parte, ispirato a lui.

Gli interrogatori e le indagini portarono alla luce nuovi crimini, commerci sordidi e diversi colpevoli, ma le rivelazioni che maggiormente attirarono l’attenzione di Reynie furono quelle della maga La Voisin, una fattucchiera molto nota del quartiere.

Lavoisin
Antoine Coypel, Catherine Deshayes, la vedova Monvoisin, dite «La Voisin», la maga le cui testimonianze fecero esplodere l’Affare dei Veleni (1680, photo from Wikipedia)

Preoccupato dai nomi illustri che ripetutamente saltavano fuori nel corso delle indagini, il capo della polizia ritenne opportuno avvertire persino il ministro della guerra, il celebre marchese de Louvois.

Uno scandalo ripugnante e senza precedenti stava prendendo forma. L’aspetto più preoccupante della vicenda, per Reynie, non era tanto il ricorso disinvolto al veleno, quanto piuttosto il livello sociale delle persone coinvolte, la crème de la crème della Francia!

Il re, informato dal fido ministro de Louvois, ordinò di arrivare in fondo alla faccenda e le indagini si fecero serrate, con ben 319 arresti e 35 condanne a morte.

Olimpia Mancini
Olimpia Mancini, una delle ex-amanti del re Louis XIV: bandita.

La contessa Olimpia Mancini, amante “rottamata” del Re Sole, venne accusata d’aver tentato in passato di vendicarsi della rivale Louise de la Vallière tramite l’impiego del veleno. Se il piano della contessa era quello di riconquistare in questo modo il re, le andò male perché venne bandita dal regno.

Maria Anna Mancini
Maria Anna Mancini, duchessa di Bouillon, sorella di Olimpia: assolta.

Sua sorella Maria Anna Mancini, duchessa di Bouillon, (la mia preferita!) venne accusata di voler avvelenare il marito per poter sposare il proprio amante (che era suo nipote, ma tanto c’è un limite alla sensibilità allo scandalo, oltre il quale nessuno fa più caso a nulla).

Al processo la duchessa si fece una bella risata presentandosi al braccio del marito da un lato, dell’amante dall’altro. Venne totalmente assolta.

Nel frattempo, il marchese de Louvois e Reynie avevano fatto una malaugurata scoperta: durante gli interrogatori era venuto fuori troppo spesso il nome di Madame de Montespan, la potente favorita del re, nonché madre di sette dei suoi figli!

François Michel Le Tellier, marquis de Louvois
Il marchese de Louvois, ministro della guerra incaricato delle indagini, in un profondo imbarazzo.

Secondo le testimonianze raccolte, per mantenere viva la passione del re la Montespan aveva fatto ricorso a messe nere, malocchio, filtri d’amore, veleno e altre “amenità”. Si accennò addirittura al sacrificio di neonati!

Madame de Montespan
Madame de Montespan (1640-1707), la favorita del re (temporaneamente).

Difficile distinguere il crimine dalla calunnia in questo caso, in quanto alla Montespan certo non mancavano i nemici. Tuttavia, poiché il re fece improvvisamente chiudere il caso e poi sequestrare e bruciare le carte che la riguardavano, risulta difficile credere che fosse del tutto estranea alla faccenda. Quello fu l’inizio della di lei “rottamazione”, nonché di una profonda crisi morale del re.

Indovina un po’ chi non si fece scappare questo prezioso spunto letterario? Naturalmente mi riferisco ad Alexandre Dumas che, con il successo de I tre Moschettieri, aveva dimostrato che per scrivere delle buone storie non occorre per forza inventarle da zero.

L'Avvelenatrice di Alexandre Dumas
L’Avvelenatrice di Alexandre Dumas, edizione (stupenda) di ABEditore

(Se le grandi passioni del Re Sole ti interessano, leggi qualche pettegolezzo sulle sue più famose favorite in Palais-Royal: la sitcom di una reggia)