
Palais-Royal: un inizio degno di una serie TV
Palais-Royal, in principio, si chiamava Palais-Cardinal perché era sorto per volere del cardinale Richelieu, l’eminenza grigia per eccellenza resa immortale dalla penna di Alexandre Dumas ne I tre moschettieri.
La posizione scelta dal cardinale era perfetta, perché vicinissima al re, Luigi XIII, che all’epoca risiedeva al palazzo del Louvre. In un’antica stampa conservata al Musée Carnavalet si può riconoscere la struttura tipica di una palazzina nobiliare parigina del Seicento (o hôtel particulier): ingresso su strada, corte, corpo centrale con gli appartamenti privati e sul retro il giardino.

Alla morte di Richelieu, che avvenne proprio qui, il 4 dicembre 1642 (il cardinale aveva 57 anni), il palazzo venne ereditato dal re stesso e prese pertanto il nome di Palais-Royal (‘palazzo reale’). Sua maestà, però, non ebbe il tempo di godersi la nuova reggia in quanto morì l’anno successivo.
Il palazzo divenne allora proprietà di sua moglie, la regina Anna d’Austria, anche lei resa famosa da Alexandre Dumas nello stesso romanzo.
Vedova di un marito che diffidava di lei, grazie alle abili manipolazioni del cardinale che non intendeva dividere il proprio ascendente sul re, Anna d’Austria si trovò allora per la prima volta in una posizione di potere.
Divenuta reggente del trono di Francia, la Regina Madre prese possesso del nuovo palazzo con i figli al seguito.
Si trattava del giovanissimo Louis XIV, futuro Re Sole, che allora aveva circa cinque anni e del minore Philippe, futuro duca d’Orléans. A parte un increscioso incidente domestico – il piccolo Louis, mal custodito, cadde nel bacino centrale dei giardini e per poco non affogò! – la vita trascorse tranquilla a Palais-Royal, per lo meno fino ai turbolenti anni della Fronda.

La Fronda fu un periodo di agitazione durato cinque anni (1648-1653) che mise a serio rischio la posizione del giovane Louis XIV.
In breve, dal 1635 (ossia da tredici anni!) la Francia era in guerra con la Spagna e perciò, tanto per cambiare, le casse reali erano vuote. Il Consiglio di Reggenza, presieduto dalla Regina Madre e dal suo principale ministro, il cardinale Mazzarino, decise allora di aumentare le tasse, cosa che non piacque né al popolo, né ai magistrati membri del Parlamento che dovevano approvarle. Come è facile immaginare, il popolo si ribellò e il Parlamento cominciò un braccio di ferro col potere reale.

Nella notte dell’Epifania 1649 il piccolo Louis e il fratello Philippe dormivano a Palais-Royal.
Verso le tre vennero svegliati, vestiti in tutta fretta e fatti salire su una carrozza che li trasportò, al freddo e la gelo come il Bambin Gesù, fino al castello di Saint-Germain-en-Laye, subito fuori Parigi. Al loro arrivo, però, la residenza era sprovvista di tutto e la famiglia reale dovette accamparsi alla meglio.
Due anni più tardi la Fronda si era trasformata in una vera e propria guerra civile guidata, questa volta dalla nobiltà. La notte dell’8 febbraio 1651 i rivoltosi osarono invadere il palazzo del Louvre e penetrare fin dentro la camera del re per verificare che non fosse fuggito di nuovo. Il giovane Louis, allora tredicenne, quella notte temette seriamente per la propria vita.

Il trauma giovanile della Fronda fu decisivo nella formazione della visione politica del Re Sole: appena gli fu possibile, Louis XIV lasciò Parigi, sede storica della monarchia francese, ma anche focolaio delle agitazioni, per stabilire la corte a Versailles; si liberò del Parlamento e costruì passo dopo passo un governo accentratore e assolutista, in grado di mantenere sotto controllo la nobiltà.
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Nel frattempo (1649), come se di preoccupazioni non ne avesse avute abbastanza, per la regina Anna era giunta una sorpresa da Oltremanica: alle porte di Palais-Royal si erano presentate la regina d’Inghilterra e la sua bambina di cinque anni.
«Zietta! Qual buon vento ti porta?» avrebbe potuto esclamare il giovane Louis XIV, poiché in effetti la regina d’Inghilterra era sua zia, sorella di Louis XIII.
E la risposta avrebbe potuto essere: «Quello delle palle di cannone, caro.»
Henriette-Marie de Bourbon (1609-1669), moglie – benché ormai vedova – del re Carlo I d’Inghilterra, era testé fuggita dal suo regno in piena rivoluzione, dove la sua testa e quella del marito venivano reclamate a gran voce dai loro stessi sudditi.
Re Carlo, come avrete immaginato, non ebbe la fortuna di sua moglie…

La regina Anna decise allora di trasferirsi al Louvre e lasciare Palais-Royal a Henriette e la figlia, Henriette Anne Stuart (1644-1670), futura sposa del fratello minore del Re Sole, Philippe, duca d’Orléans.

In occasione della nozze, il re Louis XIV fece dono alla coppia proprio di Palais-Royal che la duchessa Henriette abbellì con splendidi giardini ricchi di giochi d’acqua, opere d’arte, feste da favola e ogni delizia utile a farle dimenticare la propria vita coniugale. Il marito Philippe, infatti, pareva avere una spiccata preferenza per i signori.

Purtroppo la duchessa non si poté godere a lungo la sua bella residenza cittadina. A soli 26 anni, dopo aver bevuto un’acqua di cicoria, fu presa da violenti spasmi e si spense dopo un’atroce agonia, gridando di esser stata avvelenata.
Nonostante i medici avessero imputato la morte della duchessa ad un attacco fulminante di gastroenterite, dietro i ventagli e i fazzoletti si continuò a bisbigliare di quel certo amante del marito che avrebbe avuto ottimi motivi per eliminare Madame (così veniva chiamata a corte la cognata del re)…

La sua morte fu un grande dolore per il Re Sole, che si diceva avesse avuto un debole per la cognata. Ma la cugina aveva anche anche un grande pregio ai suoi occhi, ossia un nutrito seguito di dame da compagnia.
Da questo speciale giardino di boccoli, pizzi e nastri di seta, il passionale Louis XIV si degnò di cogliere alcuni dei fiori più belli.

Uno di questi fiori fu la dolce Louise de la Vallière, che diede al re due figli nati proprio a Palais-Royal.
Innamorata profondamente di un re volubile, la bella Louise venne presto oscurata dal bagliore di una nuova fiamma, l’audace Madame de Montespan.
Louise, vedendosi sconfitta, decise di trascorrere il resto dei suoi giorni in convento, diventando così un simbolo di redenzione, l’incarnazione moderna di una Maddalena pentita.

Françoise-Athénaïs de Montespan era talmente decisa a mantenere il favore de re e a eliminare la concorrenza, che ricorse persino ad arti illecite quali messe nere, filtri d’amore, ecc. Il suo coinvolgimento nell’Affare dei Veleni è un’altra storia che racconto in un articolo a parte, ma è un aspetto utile per mettere a fuoco il temperamento temerario di questa donna, che diede al re ben sette figli, sei dei quali legittimati.
Tra questi vi fu l’incantevole Françoise-Marie de Bourbon, detta anche Mademoiselle de Blois, unita in matrimonio con il figlio di Philippe, quindi suo cugino, grazie alle abili manovre della sua inarrestabile madre.
La figlia legittimata del re divenne così la nuova padrona di Palais-Royal.

Tuttavia, a seguito dell’Affare dei Veleni, il fulgido astro di Madame de Montespan iniziò il suo declino per lasciar spazio a una nuova stella, più modesta in apparenza e priva di nobili origini ma dotata di una personalità non meno notevole.
Si chiamava Françoise d’Aubigné ed era la pia governante dei figli illegittimi del re, scelta dalla stessa Montespan.
Più tardi Françoise si guadagnò il titolo di marchesa e passò alla storia come Madame de Maintenon, sposa morganatica di Louis XIV. Il matrimonio morganatico è contratto tra persone di diverso rango sociale, senza che titoli e privilegi passino al consorte di rango inferiore.
Sotto l’influenza di Madame de Maintenon, Louis XIV divenne un uomo più morigerato e riportò le abitudini di corte a un tenore più sobrio.

Le bisbocce a Versailles subirono una battuta d’arresto che fece di Parigi il nuovo centro del divertimento. La tendenza si accentuò dopo la morte del Re Sole: il nuovo re, Louis XV, era un bambino e il governo venne affidato a un reggente (1715-1723), il duca d’Orléan, Philippe, il marito di Mademoiselle de Blois.
Ed ecco come Palais-Royal, all’inizio del Settecento, divenne il centro del potere, scrigno delle feste più lussuose del Secolo dei Lumi. La bisboccia finì con il conferire al palazzo una fama ambigua, legata a quella libertina del suo proprietario, eppure il bello doveva ancora venire.
Per il palazzo dei duchi d’Orléans, infatti, si preparavano anni di fortuna, di trasformazioni sociali, di sconvolgimenti e di sangue.
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