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L’affare della Collana (II): la ladra dal sangue blu

Il celebre affare della Collana non fu altro che una truffa, ma passò alla storia per l’importanza dei nomi coinvolti e per le tinte surreali assunse in certi momenti. La vicenda sembrerebbe frutto della fantasia di un abile narratore – non a caso Alexandre Dumas ne trasse un romanzo – eppure è completamente reale.

All’origine, vi era la sconfinata ambizione della figlia di un barone decaduto, Jeanne de Valois-Saint-Rémy, contessa de la Motte (1756-1791).

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Élisabeth Vigée Le Brun, presunto ritratto di Jeanne de Valois-Saint-Rémy,contessa de la Motte (verso il 1780, photo from Wikipedia).

Suo padre era il discendente del conte Henri de Saint-Rémy (1557–1621), figlio illegittimo del re di Francia Henri II. Il sangue blu non era stato sufficiente a tenere il barone lontano dalla miseria, dagli espedienti e dall’alcolismo, ma aveva nutrito, giorno dopo giorno, le folli aspirazioni della figlia. 

Grazie al nome di famiglia, Jeanne ottenne una piccola pensione che sarebbe stata sufficiente a strapparla dalla miseria per garantirle una vita modesta ma dignitosa assieme al consorte, il conte senza fortuna Nicholas de la Motte.

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Di una vita modesta e dignitosa, però, Jeanne non sapeva che farsene. Il suo scopo era quello di rappropriarsi del rango e del tenore di vita dovuto al suo nome, anche ricorrendo alla menzogna e alla truffa se necessario. Sedurre, recitare, ingannare e tessere intrighi erano le arti in cui sapeva eccellere.

Sfuggendo ai creditori, impegnando beni che ancora non aveva pagato e ottenendo denaro da chiunque si facesse intenerire dalla sua storia, Jeanne riuscì a insinuarsi negli ambienti parigini più esclusivi in attesa della grande occasione, quella che l’avrebbe riscatatta una volta per tutte.

George Barbier, Le liasons dangereuses
George Barbier, illustrazione per il romanzo epistolare “Le relazioni pericolose” di Chordelos de Laclos.

Proprio allora la Marquise de Boulainvilliers, che l’aveva messa ingenuamente sotto la sua protezione, le presentò un pollo pronto a farsi spennare, un pollo dei più grossi, per altro: vescovo, cardinale, elemosiniere reale e rampollo di una delle famiglie più ricche e potenti di Francia, per la quale il Re stesso aveva un occhio di riguardo, Louis René Eduard Prince de Rohan (1734-1803), meglio conosciuto come il Cardinale di Rohan.

A un passo dai principi del sangue che potevano aspirare al trono, il motto dei Rohan parlava chiaro:

re non posso, duca non mi degno, Rohan sono“.

Cardinale di Rohan
Louis René Eduard Prince de Rohan, il pollo color porpora che si fece spennare da Jeanne Valois de La Motte.

Il cardinale era un uomo più da festa che da messa e interessato più alla toilette che alla preghiera.
Ambizioso, assetato di riconoscimenti, con un debole per il lusso e galante più di quanto convenisse al suo ruolo, il cardinale si era giocato la simpatia dell’austera Maria Teresa d’Austria, madre della regina Marie-Antoinette, durante il suo incarico di ambasciatore a Vienna.

Sua Eminenza aveva dato allora prova di grande leggerezza, offrendo senza ritegno feste e baldorie alla rigida nobiltà austriaca e proponendo un modello di vita mondana che era l’esatto opposto dello stile sobrio promosso dall’imperatrice.
L’errore fatale che costò al Cardinale non solo l’incarico a Vienna, ma anche la simpatia di Marie-Antoinette che da allora non gli rivolse la parola, risale proprio a quel tempo.

Labrun, a la rose
Élisabeth Vigée Le Brun, Marie-Antoniette à la rose (1783, Château de Versailles, photo from Wikipedia).

In una lettera, il cardinale si riferì incautamente all’imperatrice Maria Teresa in termini poco lusinghieri, dipingendola come una cinica simulatrice.
La lettera fu letta in occasione di un pranzo privato a Versailles per il divertimento dei convitati, negli appartamenti della favorita del re Louis XV, Madame du Barry, che la giovane delfina Marie-Antoinette non poteva sopportare.

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François-Hubert Drouais, ritratto della contessa du Barry, (1770, Museo del Prado, photo from Wikipedia).

La notizia non tardò a raggiungere le orecchie della devota figlia di Maria Teresa che, da allora, decise di cessare ogni relazione col cardinale, gettandolo nella disperazione. Un uomo tanto ambizioso non poteva permettersi l’inimicizia della sovrana…

Jeanne Valois, contessa de La Motte, giunse in quel momento come un angelo benefattore. È probabile che, più della struggente vicenda della nobile Valois perseguitata dalla sorte, sia stata l’avvenenza di Jeanne a impressionarlo… Ad ogni modo, quel che è certo, è che la contessa riuscì, tra lacrime e moine, a spillare al cardinale delle somme di denaro sempre maggiori.

Hotel de Rohan
La splendida reggia parigina dei Rohan, dove il cardinale riceveva la contessa de La Motte, nel III arrondissement. Il palazzo, che oggi ospita gli Archivi Nazionali, risulta nascosto dalla strada e molti turisti se lo fanno scappare, ma le sue corti interne e giardini sono aperti al pubblico e gratuiti.

Nonostante ciò, i soldi non bastavano mai, non solo perché Jeanne era avida, ma anche perché, da acuta osservatrice qual era, aveva compreso l’importanza dell’apparire nella società del suo tempo: per conquistarsi il fovore e la fiducia degli entourages chics parigini, era sufficiente ostentare ricchezza, non possedere una vera fortuna.

La maggior parte dei nobili francesi, d’altronde, non si trovava in una condizione troppo diversa dalla sua, conducendo uno stile di vita ben al di sopra delle reali possibilità, spesso pieni di debiti e habitués del gioco d’azzardo.

Per affondare ancor più in profondità gli artigli nel cuore fiducioso del cardinale, la contessa ne studiò i punti deboli, fino a scoprire il più importante: la regina.
Jeanne inventò allora una storia secondo la quale Marie-Antoinette l’avrebbe colmata di favori, rendendola confidente delle sue più intime preoccupazioni. Del resto, la regina aveva sempre dimostrato di essere capricciosa e imprevedibile, soprattutto con le amicizie.
Per tale ragione, la contessa iniziò a recarsi spesso a Versailles sostenendo di dover accorerre al suo fianco per consigliarla.

Ora, il cardinale aveva molte conoscenze a corte che avrebbero potuto confermare o smentire delle affermazioni tanto gravi, ma perché rovinare il bel sogno?
Per convalidare la sua versione, la contessa gli aveva mostrato delle lettere a lei dirette firmate “Marie-Antoinette de France”.

Di nuovo, il cardinale avrebbe potuto confrontare gli scritti con quelli ufficiali che i suoi parenti possedevano e rendersi quindi immediatamente conto che la regina non firmava MAI “Marie-Antoinette de France”, ma solo “Marie-Antoinette”, ma perché rovinare la dolce illusione?
In conclusione, Sua Eminenza abboccò.

Studiando l’affare della collana ho scoperto inoltre che, eccetto Sua Maestà, tutti i principali attori della vicenda vivevano nel III arrondissement.

Non solo il palazzo del cardinale, ma anche l’appartamento della contessa de La Motte, al 10 di rue Saint-Gilles, e persino il grazioso hôtel particulier affittato dal mago, veggente, guaritore Cagliostro sorgevano in questa antica parte della città! Vedremo a breve in che modo fu coinvolto nella vicenda.

Casa de La Motte
In rue Saint-Gilles la contessa de La Motte aveva affittato un appartamento. Tra quelle mura Jeanne ordí la trama dell’affare della collana e, sempre tra quelle mura, la fece a pezzi.
Hotel cagliostro
L’hôtel di Cagliostro in rue Saint Claude, dove il mago venne arrestato a seguito dello scoppio dello scandalo della collana.

La mossa successiva di Jeanne fu quella di far credere al cardinale di aver inizato a difendere la sua causa presso la sovrana. A dimostrazione, si offrì di far da tramite per una inverosimile corrispondenza segreta tra lui e la regina.

L’inganno però non poteva durare per sempre. Le promesse di riconciliazione contenute nelle lettere firmate “Marie-Antoinette de France”, realizzate dall’abile segretario – nonché amante – di Jeanne, Monsieur Retaux, richiesero ben presto un riscontro reale.
La regina, infatti, continuava a non mostrare alcun segno di cambiamento nei suoi confronti a corte.

Per consolidare la fiducia scricchiolante del cardinale, Jeanne de La Motte architettò una messa in scena degna del migliore dei romanzi: il leggendario incontro al Boschetto della Regina nei giardini di Versailles…

(Continua…)