L’Affare della Collana (III): la sosia della regina
Il Cardinale di Rohan pretendeva una prova inconfutabile di ciò che la contessa Jeanne de La Motte andava affermando, e cioè di essere la confidente della regina Marie-Antoinette e di averla persuasa a rivedere la sua dura posizione nei confronti di Sua Eminenza.
(Leggi di come il cardinale aveva perso il favore di Marie-Antoinette, in Come come una ladra dal sangue blu può spennare un cardinale)
Allo scopo di rendere la propria versione più credibile, Jeanne de La Motte aveva organizzato una corrispondenza, tanto falsa quanto improbabile, tra il cardinale e Marie-Antoinette.
Nelle false lettere firmate “Marie-Antoinette de France”, di cui la contessa si faceva portatrice e che il cardinale divorava e copriva di baci, veniva annunciato un imminente perdono ufficiale da parte della regina.
Quando però il Cardinale pretese la prova che i suoi sogni stavano per avverarsi – già si vedeva reintegrato a corte con tutti gli onori, protetto dalla regina e magari onorato della carica di Primo Ministro – Jeanne comprese di trovarsi con le spalle al muro.
Chiunque altro avrebbe ceduto al panico, ma non la spregiudicata contessa de La Motte che, sfoggiando il più sfacciato dei sorrisi, annunciò al cardinale che Sua Maestà aveva deciso di concedergli un’udienza privata.
Ora, l’orgogliosa regina di Francia non era affatto tipo da perdonare un’offesa ricevuta, e mai e poi mai si sarebbe recata a qualsivoglia appuntamento clandestino, per giunta notturno, nemmeno se a richiederlo fosse stato il Papa in persona.
L’affermazione di Jeanne non avrebbe convinto nessuno con un briciolo di senso della realtà, ma questo non fu il caso del cardinale di Rohan, ambizioso, disperato e impaziente, dunque fin troppo pronto a credere nel più roseo dei futuri.
L’appuntamento venne fissato per l’11 agosto 1784 nel Boschetto di Venere, oggi Boschetto della Regina, nei giardini della reggia di Versailles.
Ai tempi dell’affare della collana, il Boschetto della Regina appariva totalmente diverso da come appare oggi: bisogna immaginare un bel giardino all’inglese, con sentieri tortuosi e una vegetazione lussureggiante molto più libera rispetto al giardino odierno in stile francese, regolato da aiuole, viali dritti e norme prospettiche. Insomma, si trattava di un luogo ideale per un appuntamento clandestino.
Poco tempo prima, il marito della contessa de La Motte, Nicholas, aveva incontrato nei giardini di Palais-Royal a Parigi, una giovane ragazza bionda di nome Nicolette che, per sbarcare il lunario, vendeva i suoi favori.
Nicolette, benché più giovane, era somigliante in maniera sorprendente alla regina. Un colpo di fortuna? Niente affatto: verso la fine del XVIII secolo, nei giardini di Palais-Royal, si concentravano numerose case di piacere. Per attirare la clientela e vincere la concorrenza, molte professioniste si specializzavano. Nel caso di Nicolette, la somiglianza con la regina le aveva suggerito di impersonarne la sosia, per il piacere degli ammiratori della sovrana.
Jeanne ci mise un attimo ad accendere la lampadina del crimine e ad organizzare la messa in scena che doveva servire ai suoi scopi.
Dopo aver rimbambito la poverina di bugie, la travestì da regina, le velò il volto, le diede una rosa, un biglietto e le disse di offrire la mano perché venisse baciata a colui che si sarebbe gettato ai suoi piedi. Avrebbe in tal modo reso un servizio a un personaggio importante, che l’avrebbe poi ampiamente ricompensata.
Il travestimento di cui Jeanne si servì per camuffare la giovane fu la semplice chemise di mussolina apparsa in uno degli ultimi ritratti della regina esposti a Parigi, sollevando un eccezionale scalpore l’anno precedente.
Tutto andò secondo i piani, o quasi.
Quella sera di agosto, nei giardini della reggia reale, Nicolette era talmente nervosa che quando vide uno sconosciuto riccamente vestito caderle ai piedi in adorazione, fece cadere la rosa e si scordò il biglietto, ma poco importava, visto che nel frattempo il Cardinale aveva assalito di baci la sua veste bagnandola di lacrime.
L’idillio durò il tempo di un istante, poi i fedeli di Jeanne li separarono.
Tanto bastò al Cardinale per concedere a Jeanne la sua completa fiducia, oltre a spalancarle i cordoni della borsa, bien sûr!
Questo bizzarro episodio spiega come la contessa de La Motte poté più tardi convincere il cardinale a farsi coinvolgere nelle trattative per l’acquisto della favolosa “Collana della Schiava”, senza trovare in lui particolari resistenze.
Poco più tardi, infatti, giunse all’orecchio di Jeanne la tragicomica storia della collana più costosa mai esistita.
L’avidità della contessa non poteva rimanere indifferente, tanto più che dare un’occhiata al meraviglioso monile non costava nulla…
Possiamo facilmente immaginare Jeanne che, col suo abito migliore e il più affascinante dei sorrisi, si reca dai gioiellieri Bohemer e Bassanges. Qui avrà fatto casualmente riferimento alla sua amicizia col cardinale di Rohan e, naturalmente, con la regina stessa.
Dopo aver ascoltato con viva partecipazione il patetico racconto dei due gioiellieri sull’orlo della rovina, la contessa promise ai due gioiellieri di provare a intercedere in favore dell’acquisto presso Sua Maestà.
Nel caso remoto in cui la regina avesse accettato di acquistare finalmente il monile, cosa avrebbe voluto la contessa in cambio?
Ma nulla, figurarsi! Madame de La Motte agiva per buon cuore e per rendere eventualmente un servizio alla sovrana! I gioiellieri, tanto commossi quanto ingenui, si gettarono ai piedi della contessa: che generosità! Madame rappresentava la salvezza per tutti… purché fossero abbastanza stolti e disperati!
Poco tempo dopo, ai gioiellieri non parve vero di ricevere una missiva – firmata ancora una volta “Marie-Antoinette de France”, opera dell’amante falsario di Jeanne – in cui la regina esprimeva il desiderio di effettuare l’acquisto della collana, ma senza che il Re ne venisse a conoscenza.
Per aggiungere credibilità al tutto, nella lettera era specificato che il cardinale di Rohan si sarebbe incaricato delle trattative.
Certo che lo avrebbe fatto! Avrebbe fatto qualunque cosa Jeanne gli avesse domandato, poiché ella agiva direttamente per conto della sovrana…
(Continua…)