I pastelli della collezione del museo del Louvre sono poco conosciuti perché, a causa della loro fragilità, non vengono esposti continuamente, ma rimangono consultabili su richiesta.
Questo articolo è l’occasione per ammirarne qualcuno.
Varchiamo dunque la soglia di un un salotto settecentesco immaginario e sopportiamo per un momento l’imbarazzo che l’impatto di certi sguardi può suscitare, come se avessimo interrotto interrotto qualcosa…
I personaggi che ci troviamo di fronte, sorprendentemente espressivi grazie alla tecnica del pastello, sono in gran parte figure di spicco del XVIII secolo.
La tentazione di lasciarsi andare a pettegolezzi da salotto è irresistibile. A questo proposito, vi presento un celebre triangolo amoroso:
Il ritratto della marchesa di Pompadour che Maurice Quentin de La Tour (1704-1788) realizzò tra il 1752 e il 1755 rispondeva a una specifica esigenza della bella Jeanne-Antoinette, al tempo favorita del re da ormai dieci anni.
La marchesa voleva promuovere una nuova immagine di sé come donna di gusto raffinato, protettrice delle arti, artista lei stessa e sensibile alle nuove idee promulgate dall’Illuminismo.
De La Tour seppe includere ognuno di questi aspetti nei dettagli della sua opera, un delicato assemblaggio di ben otto fogli di carta blu, tra cui quello recante il volto della modella certamente realizzato dal vivo.
Quentin de La Tour, definito dai suoi contemporanei come il “principe dei pastellisti”, si distinse non solo per la perfetta resa illusoria della materia soprattuto degli abiti, ma anche, e soprattutto, per l’attenzione riservata alla psicologia del modello.
Molti artisti, ciascuno a suo modo, seguirono l’esempio di de La Tour creando una vera diatriba tra ritrattisti a olio e a pastello.
Quest’ultimo, infatti, consente tempi di posa ridotti e una resa dell’incarnato più fresca, realistica, caratteristiche che fecero la fortuna di questa tecnica nel XVIII secolo. Tuttavia non è da trascurare l’inconveniente della fragilità delle opere, praticamente costituite da un delicato deposito di polvere colorata.
I grandi autori di ritratto a pastello non furono solo uomini: nel 1770 l’Accademia reale di Pittura e Scultura accolse tra le sue fila Marie-Suzanne Roslin (1734-1772), distintasi per il suo splendido ritratto di Jean-BaptistePigalle (1714-1785) che ricevette l’elogio di Diderot in persona!
L’Accademia deve essersi sentita in qualche modo minacciata dai numerosi talenti femminili emergenti, visto che quello stesso anno decise di limitare a 4 i membri donna a cui consentire l’accesso!
Una delle più celebri, soprattutto per i suoi ritratti a olio, fu Élisabeth Vigée Le Brun (1755-1842) che ricevette degli incarichi prestigiosi direttamente dalla famiglia reale, fino a diventare la ritrattista preferita della regina Marie-Antoinette.
Ed ecco un’altra coppia che fece parlare di sé, ritratti con la tecnica a pastello proprio da Madame Le Brun.
Il successo dei dipinti a pastello iniziò a declinare con la Rivoluzione Francese e gli sconvolgimenti politici della prima metà del XIX secolo.
Simbolo della leggerezza di un’epoca che aveva fatto il suo tempo, ossia quella dell’Ancien Régime, il pastello tenue e delicato cedette mano a mano il passo alla miniatura, più pratica da conservare e soprattutto… da trasportare in caso di fuga!
Qualche artista nostalgico, tuttavia, si ostinò a continuare la tradizione e con risultati notevoli.
Et voilà! Per oggi basta.
Ricordo che, quando non coinvolti in mostre temporanee, i pastelli del Louvre hanno un’area dedicata presso l’ala Sully del Louvre, dove vengono esposti a rotazione, per proteggerli dal deterioramento.