George Sand: le donne che scrivono sono pericolose
Nel 1851 il notorio Nadar, giornalista, caricaturista e autore dei ritratti fotografici che ci restituiscono i volti più famosi della sua epoca (e che epoca!), decise di disegnare un pantheon di celebrità a lui contemporanee. Un lavoro non da poco considerato che, solo per il mondo letterario, aveva già messo in lista 250 nomi! Ed ecco il risultato:
Una bel fiume di personaggi notevoli, non c’è che dire, ma mentre esamino il lungo corteo guidato dalla grossa testa di Victor Hugo noto, in basso a sinistra, che il grande autore fronteggia rispettosamente tre busti di marmo: sono Chateaubriand, Balzac e… UNA DONNA!?
Una sola donna è ammessa tra gli immortali della letteratura francese a metà del XIX secolo e il suo nome, spesso nemmeno citato nei libri di scuola italiani (almeno non nei miei), è George Sand. Come si spiega una tale eccezione?
Aurore Dupin (1804-1876), questo era il suo nome, avrebbe trascorso un’esistenza discreta nella bucolica dimora di Nohant come una donna sposata qualunque se non avesse scelto, contro ogni convenzione, contro la decenza, la morale e persino la religione, di allontanarsi da un marito alcolizzato con cui aveva ormai ben poco da spartire e di comporre la sua nuova vita pagina per pagina, come un romanzo.
A 26 anni decise di trasferisti a Parigi e di guadagnarsi da vivere seguendo la propria vocazione: scrivere. Oh, pazza! Oh, scandalo!
(A quelli che trovano i suoi romanzi oggi illeggibili ho tentato di dare una risposta in George Sand sfida la buona società dalle righe di “Indiana” mentre prendevo il tè col Cappellaio Matto)
Per i primi tempi, Aurore Dupin visse modestamente in una mansarda sulla Senna con il suo amante Jules Sandeau, uno scrittore di soli 19 anni (le piacevano più giovani). I due amanti pubblicarono storie scritte a quattro mani ma firmate solo da lui, poi Aurore iniziò a pubblicare da sola e assunse così lo pseudonimo maschile di George Sand, da una storpiatura del nome di Jules.
A nemmeno 30 anni George Sand aveva già pubblicato tre romanzi di successo, ma quello era solo l’inizio di un’inarrestabile carriera che l’avrebbe portata al centro della vita intellettuale di Parigi e del movimento culturale conosciuto oggi come Romanticismo.
Al termine dei suoi 72 anni nemmeno lei avrebbe saputo quantificare la propria produzione letteraria, avendo scritto fiumi di parole in una corsa contro il tempo continua, consegnando i manoscritti agli editori a volte con l’inchiostro ancora fresco. Tirando le somme si contano:
- 70 tra romanzi e racconti
- 24 pièces teatrali
- un numero di saggi e articoli che non posso nemmeno immaginare di quantificare
- due riviste fondate da lei stessa
- un diario tenuto continuamente aggiornato
- un’autobiografia, Histoire de ma vie (“Storia della mia vita”);
- una corrispondenza fittissima tenuta con buona parte del panorama politico e letterario dell’epoca, non solo francese (Giuseppe Mazzini le scrisse per chiederle dei consigli, tra i tanti)
… e tutto ciò trovando il tempo di vivere, divorziare, crescere due figli, dipingere, viaggiare, curare tanti rapporti amorosi da poter far scuola a Don Giovanni e partecipare produttivamente alla vita, non solo intellettuale, ma anche politica del paese. Alla faccia di chi le intimò:
“Datemi retta: non fate libri, fate bambini“.
Per farsi un’idea di quanto questa donna abbia segnato il suo tempo, è sufficiente prendere in considerazione alcune delle personalità che trassero ispirazione dai suoi scritti (che avevano fatto il giro del mondo) e dalla sua vita. Per ora citerò solo quelli non legati a Mme Sand da una relazione amorosa…
George Sand e Franz Listz furono grandi amici. Nonostante non esistano prove di una loro eventuale relazione amorosa, le chiacchiere non mancarono, specie quando il bel trio un tempo affiatato formato da Aurore, Listz e Marie d’Augout, amante del musicista, si divise a seguito della gelosia di quest’ultima. Tuttavia, essendo anche Marie scrittrice, viene da pensare che non si trattasse di sola gelosia passionale, ma piuttosto professionale. Quel che è certo è che la Sand negò sempre e, anzi, scrisse in proposito:
“Monsieur Listz non pensa che a Dio e alla Santa Vergine, la quale non mi somiglia per niente”
…ed ecco quella che chiamo una serena autocritica.
Honoré de Balzac, che era più egocentrico della regina cattiva di Biancaneve, riconobbe nella giovane George Sand un talento degno di essere incoraggiato e trasse ispirazione dalla sua impressionante personalità per uno dei personaggi del suo romanzo “Beatrix”; seppe spiegare con pochissime parole cosa, in Madame Sand, lasciava incantati e, più spesso, innamorati:
“Tutta la sua fisionomia sta nell’occhio“.
Alexandre Dumas, il figlio dell’autore de I Tre Moschettieri e autore de La Signora delle Camelie, la aiutò ad adattare i suoi romanzi per il teatro, trovando al contempo in lei un grande aiuto a superare il terribile complesso di inferiorità che gli derivava dall’essere figlio del suo fin troppo celebre padre.
Gustave Flaubert trovò in lei una seconda madre che non gli dava ragione in nulla: lui eremita, pessimista, perfezionista maniacale; lei ottimista, scrittrice istintiva e assetata di vita. Nel tempo che Flaubert impiegava a scrivere un paragrafo, lei aveva scritto un romanzo intero. L’autore di Madame Bovary pianse come un bambino al funerale di Madame Sand.
Tra le sue più intime amicizie va citato anche il grande artista Eugène Delacroix il quale fece dono a George Sand di diversi dipinti, beata lei, tra cui “l’Educazione della Vergine” che dimostra quanto profondamente i due si conoscessero.
Questa tela, in cui Sant’Anna e sua figlia Maria sono rappresentate come comuni paesane intente alla lettura e allo studio, è un omaggio all’impegno di George Sand a favore dell’educazione femminile. Nel 1837, infatti, le sue “Lettere a Marcie” pubblicate sul giornale Le Monde, avevano sollevato un bel polverone. La sesta lettera in particolare costrinse il direttore del giornale a bloccarne la pubblicazione, in quanto la presa di posizione riguardo all’istituzione del matrimonio risultava troppo esplicita.
“Le donne ricevono un’educazione deplorevole; è quello il grande crimine degli uomini nei loro confronti. Hanno portato l’abuso ovunque, accaparrandosi i vantaggi delle istituzioni più sacre. Hanno speculato persino sui sentimenti più naïfs e più legittimi. Sono riusciti a coronare questa schiavitù e questo abbrutimento della donna che oggi dicono essere di istituzione divina e di legislazione eterna“
Un bel coraggio, bisogna riconoscerlo, eppure vorrei puntualizzare che la rivoluzione sociale a cui pensava Madame Sand non dimenticava di considerare le difficoltà che un così grande cambiamento avrebbe comportato. Da lei non giunsero mai slogan del genere “tutti liberi e uguali subito” perché prima della libertà, occorreva l’istruzione, la quale a sua volta conduce alla consapevolezza. Il primo passo da compiersi verso l’emancipazione di tutte le categorie sfruttate (non solo le donne!), secondo lei, era dunque quello di colmare questa gravissima lacuna che non avrebbe consentito di sopportare un’improvvisa, totale libertà. In sostanza: occorre conoscere il mondo per poterlo cambiare.
La principale fonte di ispirazione di George Sand fu la tempesta dei sentimenti e delle passioni mai felici che colmarono la sua esistenza. È possibile riconoscere in molti personaggi da lei creati i tratti di coloro che ne furono oggetto. Tuttavia, sarebbe riduttivo affermare che per George Sand la vita fu solamente una fonte di ispirazione. La scrittura era il suo modo di fissare la vita sulla carta, di trattenere la fuga del tempo che scorre al ritmo dei sentimenti. Quando penso al talento di George Sand, non penso solo alla scrittura, parlerei piuttosto di autentica “vocazione alla vita”. Del resto fu lei stessa a scrivere:
“La vita è un viaggio che ha la vita come meta“.
(Leggi di come George Sand scandalizzò Parigi con la sua condotta “indecente” e dei suoi celebri, tragici amori nell’articolo “George Sand: le donne che amano sono pericolose“).