La moda si racconta(5) – La quiete prima della tempesta
[ Copertina © Giorgia Gordini ]
In quest’intervista a puntate Madame la Mode, ossia la moda in persona, ci racconta il suo passato francese.
Il suo racconto ci ha portato a pochi anni dalla Rivoluzione francese (anni Ottanta del Settecento), quando l’artificiosità del Rococò venne abbandonata in favore di uno stile “naturale”.
Col sopraggiungere della tanto attesa maternità, la regina Marie-Antoinette manifestò un vivo desiderio di confort e semplicità, ma il suo cambio di stile, perfettamente in linea con il nuovo gusto moderno, non le risparmiò le critiche, anzi. Madame, può spiegarci perché?
La figura della regina di Francia era sempre stata avvolta da un’“aura sacra” inviolabile.
L’effetto di “distanza” veniva ottenuto mediante il costume di corte tradizionale, ma Marie-Antoinette si era distinta dalle sovrane precedenti proprio per il suo rifiuto a voler incarnare la tradizione.
Nel 1783, al Salon del Louvre, la regina fece esporre un proprio ritratto in semplice abito di mussolina, cappello di paglia e senza gioielli.
Il successo della mise, nota come chemise à la reine, fu enorme quasi quanto lo scandalo che suscitò.
Normalmente, un indumento del genere poteva costituire la sottoveste dell’abito, non l’ultimo strato, ma il bianco e la leggerezza evocavano il sogno d’ingenuità e di candore che Rousseau aveva descritto nelle sue opere (vedi la puntata precedente).
Nell’intento di apparire moderna, la sovrana offrì ai suoi oppositori la propria immagine in négligé, praticamente in biancheria intima, cedendo di fatto l’ultimo brandello di inviolabilità che le era rimasto.
Sulla parete dove il ritratto era stato esposto qualcuno scrisse:
“La Francia,
sotto i tratti dell’austriaca,
ridotta a coprirsi con uno straccio”.
L’opera venne sostituita in fretta e furia dalla ritrattista, Élisabeth Louise Vigée Le Brun, con un altro ritratto della sovrana in tenuta di corte, ma il danno era ormai irreparabile…
In che senso la regina intendeva apparire “moderna”?
L’abito en gaulle, o mussolina, originario delle colonie americane, era la tenuta estiva sfoggiata da Marie-Antoinette nel suo personale rifugio, il Petit Trianon.
La regina trascorreva qui la maggior parte del suo tempo, onde sfuggire al rigido cerimoniale di corte che la obbligava ad apparire in pubblico in ogni momento della sua giornata.
Con la maternità, il desiderio di raccoglimento e di una dimensione intima e familiare prese il sopravvento, al punto da farle trascurare i suoi doveri di sovrana.
Per di più, le teorie di Rousseau l’avevano letteralmente conquistata, al punto da spingerla a realizzare un proprio ideale di vita campestre, l’Hameau, un borgo in stile normanno che pare uscito da una fiaba dei Fratelli Grimm.
L’hameau era il coronamento del giardino all’inglese che la sovrana aveva fatto allestire nei pressi del Petit Trianon.
L’Anglomanie, ossia la tendenza ad imitare lo stile di vita d’Oltremanica (vedi articolo precedente), aveva modificato persino il gusto del paesaggio.
Le prospettive e linee geometriche del giardino “alla francese” erano ormai considerate demodés, simbolo di modelli estetici superati. Il gusto moderno era tutto per la “casualità” e la libertà delle forme naturali.
Lo stesso gusto per la semplicità e la Natura plasmò anche gli abiti, giusto Madame?
Esattamente.
Nonostante lo scandalo suscitato dalla chemise à la reine, il modello ebbe una fortuna immensa presso le dame dell’aristocrazia e della borghesia le quali, in nome della modernità, iniziarono a vestire con uno stile simile, tanto da non rendere facile la distinzione…
Il vento delle Rivoluzione si annunciava così: una brezza leggera tra le pieghe di soffice, candida mussolina.
Il successo della chemise portò alla luce, una volta di più, l’alleanza indissolubile che esisteva già tra me, la Moda, e l’Economia.
Lo stesso anno del ritratto incriminato, i fabbricanti di seta di Lione si sollevarono in massa contro la regina, che alle produzioni tessili francesi preferiva la mussolina e il cotone inglese.
Cosa accadde alle altissime acconciature femminili che avevano fatto furore nel decennio precedente?
La semplificazione dello stile e il gusto bucolico influenzarono anche la decorazione del capo, che andava adornato “alla contadina”, con morbide cuffie o cappelli di paglia.
Ancora una volta, fuMarie-Antoinette a lanciare il taglio di capelli che meglio si armonizzava alla nuova tendenza, benché senza intenzionalità questa volta.
A seguito della seconda gravidanza (1781), la regina si ritrovò con una chioma fortemente deteriorata.
Per ovviare al problema, il suo acconciatore, Leónard Autié (1751-1820) decise di accorciarli fino alla linea delle orecchie e di cotonarli, lasciando ricadere lunghe ciocche arricciate solamente sulle spalle.
Si trattava di una soluzione temporanea che doveva permettere alla chioma di rigenerarsi, ma nonostante la sovrana coprisse il taglio con delle parrucche le sue amiche la imitarono, trasformando così il rimedio di Léonard in una soluzione moderna, con tanto di nome ufficiale: coiffure à l’enfant (‘acconciatura del bambino’).
La semplificazione dello stile interessò anche la tenuta maschile?
Certamente, sebbene con effetti meno vistosi. Al contrario di ciò che abbiamo visto accadere per le dame infatti, la silhouette maschile non variò.
Il frac e l’habit (vedi prima puntata) si fecero sì più corti e aderenti, ma il taglio si mantenne ed era il medesimo sia per i nobili che per i borghesi. Era la qualità della stoffa, la vivacità dei colori e la preziosità della decorazione a fare la differenza.
Nella prima metà del XVIII secolo, il cappello a tricorno veniva tenuto più spesso sottobraccio che sul capo, onde evitare di sporcarlo con la cipria e le pomate di cui le parrucche erano impregnate (vedi terza puntata).
Il gusto per un’apparenza più naturale fece preferire sempre di più i capelli autentici alla parrucca e questa, anche quando indossata, era sospinta all’indietro per mostrare la capigliatura sottostante.
Sui capelli naturali il cappello a tricorno poteva allora venir indossato senza incidenti. La forma a triangolo, inoltre, andava perdendosi a causa del ridursi della terza punta. Si annunciava allora la comparsa del bicorno o feluca, che avrà una grande diffusione alla fine del secolo.
La chioma in generale era di media lunghezza, legata sul retro da un nastro di velluto con le ciocche arricciate e arrotolate solo sulle tempie.
La chémise à la reine era l’abito simbolo di modernità per le signore. Esisteva un equivalente per gli uomini?
Sicuramente la veste da camera, emblema perfetto del pensiero illuminato.
Di stoffa pregiata, purché soffice e confortevole, questa tenuta senza costrizioni accompagnava non solo le passeggiate in giardino, ma le lunghe ore di studio e di lavoro.
Nella seconda metà del 1700, artisti, filosofi e scrittori si fecero ritrarre espressamente in veste da camera, essendo diventata un simbolo della libertà di pensiero.
Osservando le collezioni d’arte del periodo salta subito agli occhi che la semplificazione dello stile non si limitò all’abbigliamento, Madame…
Tutto si fece più semplice!
Dai gioielli che quasi scomparvero, ai ritratti che da monumentali si fecero piccoli, trasportabili e leggeri.
Diremo meglio: le miniature degli affetti più cari divennero il nuovo ornamento delle dame alla Moda.
La famiglia era “IN”, la maternità ancor di più.
Fu sempre lui, Jean-Jacques Rousseau, a rivoluzionare il concetto stesso di maternità pubblicando Emilie o l’Educazione dei bambini (1762).
Fino a quel momento, il bambino era stato visto come una creatura “non ancora formata”, che doveva adattarsi al mondo degli adulti il prima possibile. Di conseguenza, come delle sorte di caricature in miniatura, i piccoli venivano vestiti esattamente come i grandi.
Con Emilie, Rousseau pose le basi della pedagogia sostenendo che per educare un bambino bisogna innanzitutto comprendere i suoi bisogni.
Marie-Antoinette fu pioniera nell’applicazione di queste nuove teorie, scegliendo di vestire i Figli di Francia con abiti confortevoli, adatti al movimento e al gioco all’aria aperta.
I modelli provenivano, ancora una volta, dall’Inghilterra: i bambini vestivano i petits matelots, ‘marinaretti’, costituiti da un pantalone lungo, una novità per l’epoca; le bambine invece indossavano abiti leggeri, en gaulle, un modello che abbiamo visto poi sfoggiare anche dalle madri stesse, desiderose di evocare la medesima idea d’innocenza.
L’idillio campestre in cui l’aristocrazia francese visse in quegli anni fu tanto illusorio, quanto brusco fu il risveglio che ne seguì. La Rivoluzione era alle porte e portava con sé ben più di mussolina e filosofia…
(Continua…)