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La moda si racconta(5) – La quiete prima della tempesta

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[ Copertina © Giorgia Gordini ]

In quest’intervista a puntate Madame la Mode, ossia la moda in persona, ci racconta il suo passato francese.
Il suo racconto ci ha portato a pochi anni dalla Rivoluzione francese (anni Ottanta del Settecento), quando l’artificiosità del Rococò venne abbandonata in favore di uno stile “naturale”.

Col sopraggiungere della tanto attesa maternità, la regina Marie-Antoinette manifestò un vivo desiderio di confort e semplicità, ma il suo cambio di stile, perfettamente in linea con il nuovo gusto moderno, non le risparmiò le critiche, anzi. Madame, può spiegarci perché?

La figura della regina di Francia era sempre stata avvolta da un’“aura sacra” inviolabile.

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Van Loo, Marie Leszczynska regina di Francia (1747, château de Versaielles). La moglie di Louis XV che precedette Marie-Antoinette indossa un tradizionale abito di corte.

L’effetto di “distanza” veniva ottenuto mediante il costume di corte tradizionale, ma Marie-Antoinette si era distinta dalle sovrane precedenti proprio per il suo rifiuto a voler incarnare la tradizione.

Nel 1783, al Salon del Louvre, la regina fece esporre un proprio ritratto in semplice abito di mussolina, cappello di paglia e senza gioielli.
Il successo della mise, nota come chemise à la reine, fu enorme quasi quanto lo scandalo che suscitò.

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Élisabeth Louise Vigée Le Brun, Ritratto di Marie-Antoinette in Abito di Mussolina detto ”alla creola”, ‘”in chemise’ o ‘en gaulle’. © Hessische Hausstiftung, Kronberg im Taunus.

Normalmente, un indumento del genere poteva costituire la sottoveste dell’abito, non l’ultimo strato, ma il bianco e la leggerezza evocavano il sogno d’ingenuità e di candore che Rousseau aveva descritto nelle sue opere (vedi la puntata precedente).
Nell’intento di apparire moderna, la sovrana offrì ai suoi oppositori la propria immagine in négligé, praticamente in biancheria intima, cedendo di fatto l’ultimo brandello di inviolabilità che le era rimasto.
Sulla parete dove il ritratto era stato esposto qualcuno scrisse:

“La Francia,
sotto i tratti dell’austriaca,
ridotta a coprirsi con uno straccio”.

L’opera venne sostituita in fretta e furia dalla ritrattista, Élisabeth Louise Vigée Le Brun, con un altro ritratto della sovrana in tenuta di corte, ma il danno era ormai irreparabile…

Labrun, a la rose
Elisabeth Vigée-Lebrun, Marie-Antoinette à la Rose, Château de Versailles.

In che senso la regina intendeva apparire “moderna”?

L’abito en gaulle, o mussolina, originario delle colonie americane, era la tenuta estiva sfoggiata da Marie-Antoinette nel suo personale rifugio, il Petit Trianon.
La regina trascorreva qui la maggior parte del suo tempo, onde sfuggire al rigido cerimoniale di corte che la obbligava ad apparire in pubblico in ogni momento della sua giornata.

Petit Trianon
Il Petit Trianon nel cuore dei giardini di Versailles, dove la regina Marie-Antoinette trascorse le maggior parte delle sue giornate durante la bella stagione.

Con la maternità, il desiderio di raccoglimento e di una dimensione intima e familiare prese il sopravvento, al punto da farle trascurare i suoi doveri di sovrana.
Per di più, le teorie di Rousseau l’avevano letteralmente conquistata, al punto da spingerla a realizzare un proprio ideale di vita campestre, l’Hameau, un borgo in stile normanno che pare uscito da una fiaba dei Fratelli Grimm.

Hmeau de la reine
L’hameau di Marie-Antoinette, una ricostruzione fortemente idealizzata della vita campestre normanna un tempo completa di animali e contadini. I prodotti ottenuti da orto e allevamento venivano consumati al Petit Trianon.

L’hameau era il coronamento del giardino all’inglese che la sovrana aveva fatto allestire nei pressi del Petit Trianon.
L’Anglomanie, ossia la tendenza ad imitare lo stile di vita d’Oltremanica (vedi articolo precedente), aveva modificato persino il gusto del paesaggio.
Le prospettive e linee geometriche del giardino “alla francese” erano ormai considerate demodés, simbolo di modelli estetici superati. Il gusto moderno era tutto per la “casualità” e la libertà delle forme naturali.

Rocher
Il Rocher (‘roccia’) e il Belvedere (sulla destra) del giardino all’inglese del Petit Trianon.

Lo stesso gusto per la semplicità e la Natura plasmò anche gli abiti, giusto Madame?

Esattamente.
Nonostante lo scandalo suscitato dalla chemise à la reine, il modello ebbe una fortuna immensa presso le dame dell’aristocrazia e della borghesia le quali, in nome della modernità, iniziarono a vestire con uno stile simile, tanto da non rendere facile la distinzione…
Il vento delle Rivoluzione si annunciava così: una brezza leggera tra le pieghe di soffice, candida mussolina.

Chemise a la reine

Il successo della chemise portò alla luce, una volta di più, l’alleanza indissolubile che esisteva già  tra me, la Moda, e l’Economia.
Lo stesso anno del ritratto incriminato, i fabbricanti di seta di Lione si sollevarono in massa contro la regina, che alle produzioni tessili francesi preferiva la mussolina e il cotone inglese.

Cosa accadde alle altissime acconciature femminili che avevano fatto furore nel decennio precedente?

La semplificazione dello stile e il gusto bucolico influenzarono anche la decorazione del capo, che andava adornato “alla contadina”, con morbide cuffie o cappelli di paglia.

CappelloPaglia
Cappello decorato con fiori di seta realizzato in fibre vegetali di hibiscus, pianta costosa ed esotica importata in Francia per un breve periodo di tempo, tanto da permettere la datazione del copricapo alla fine XVIII secolo.

Ancora una volta, fuMarie-Antoinette a lanciare il taglio di capelli che meglio si armonizzava alla nuova tendenza, benché senza intenzionalità questa volta.
A seguito della seconda gravidanza (1781), la regina si ritrovò con una chioma fortemente deteriorata.
Per ovviare al problema, il suo acconciatore, Leónard Autié (1751-1820) decise di accorciarli fino alla linea delle orecchie e di cotonarli, lasciando ricadere lunghe ciocche arricciate solamente sulle spalle.

Si trattava di una soluzione temporanea che doveva permettere alla chioma di rigenerarsi, ma nonostante la sovrana coprisse il taglio con delle parrucche le sue amiche la imitarono, trasformando così il rimedio di Léonard in una soluzione moderna, con tanto di nome ufficiale: coiffure à l’enfant (‘acconciatura del bambino’).

PolignacLamballe
I ritratti della due più intime amiche della regina Marie-Antoinette, la duchessa di Polignac (a sinistra) e la principessa di Lamballe (a destra), eseguiti da Élisabeth Louise Vigée Le Brun nel 1782. Entrambe indossano una “chemise en gaulle”, cappello di paglia e portano i capelli “à l’enfant”, come la loro sovrana.

La semplificazione dello stile interessò anche la tenuta maschile?

Certamente, sebbene con effetti meno vistosi. Al contrario di ciò che abbiamo visto accadere per le dame infatti, la silhouette maschile non variò.
Il frac e l’habit (vedi prima puntata) si fecero sì più corti e aderenti, ma il taglio si mantenne ed era il medesimo sia per i nobili che per i borghesi. Era la qualità della stoffa, la vivacità dei colori e la preziosità della decorazione a fare la differenza.

Nella prima metà del XVIII secolo, il cappello a tricorno veniva tenuto più spesso sottobraccio che sul capo, onde evitare di sporcarlo con la cipria e le pomate di cui le parrucche erano impregnate (vedi terza puntata).

Maurice Quentin de La Tour d'Alambert
Maurice Quentin de La Tour, Jean Le Rond d’Alambert (1717-1783), collaboratore alla stesura dell’Enciclopedia (1748), Musée du Louvre. Monsieur d’Alambert porta il cappello sotto al braccio, come molti dei suoi contemporanei.

Il gusto per un’apparenza più naturale fece preferire sempre di più i capelli autentici alla parrucca e questa, anche quando indossata, era sospinta all’indietro per mostrare la capigliatura sottostante.
Sui capelli naturali il cappello a tricorno poteva allora venir indossato senza incidenti. La forma a triangolo, inoltre, andava perdendosi a causa del ridursi della terza punta. Si annunciava allora la comparsa del bicorno o feluca, che avrà una grande diffusione alla fine del secolo.
La chioma in generale era di media lunghezza, legata sul retro da un nastro di velluto con le ciocche arricciate e arrotolate solo sulle tempie.

La chémise à la reine era l’abito simbolo di modernità per le signore. Esisteva un equivalente per gli uomini?

Sicuramente la veste da camera, emblema perfetto del pensiero illuminato.

Jean-Baptiste Greuze 1765 ritratto di Claude Henri Watelet (1718-1786) finanziere e collezionista d arte
Jean-Baptiste Greuze, Ritratto di Claude Henri Watelet (1718-1786) finanziere e collezionista d’arte, 1765, Musée du Louvre. Monsieur Watelet è in veste da camera, evidentemente intento ad eseguire dei calcoli o delle riflessioni importanti.

Di stoffa pregiata, purché soffice e confortevole, questa tenuta senza costrizioni accompagnava non solo le passeggiate in giardino, ma le lunghe ore di studio e di lavoro.
Nella seconda metà del 1700, artisti, filosofi e scrittori si fecero ritrarre espressamente in veste da camera, essendo diventata un simbolo della libertà di pensiero.

Osservando le collezioni d’arte del periodo salta subito agli occhi che la semplificazione dello stile non si limitò all’abbigliamento, Madame

Tutto si fece più semplice!
Dai gioielli che quasi scomparvero, ai ritratti che da monumentali si fecero piccoli, trasportabili e leggeri.
Diremo meglio: le miniature degli affetti più cari divennero il nuovo ornamento delle dame alla Moda.

La famiglia era “IN”, la maternità ancor di più.

Nicolas-Bernard Lepicie ritratto di Marc-Etienne Quatremere e della sua famiglia 1780
Nicolas-Bernard Lepicie, Ritratto di Marc-Etienne Quatremère e della sua famiglia, (1780, Musée du Louvre). Un quadretto familiare in pieno stile Rousseauniano.

Fu sempre lui, Jean-Jacques Rousseau, a rivoluzionare il concetto stesso di maternità pubblicando Emilie o l’Educazione dei bambini (1762).

Fino a quel momento, il bambino era stato visto come una creatura “non ancora formata”, che doveva adattarsi al mondo degli adulti il prima possibile. Di conseguenza, come delle sorte di caricature in miniatura, i piccoli venivano vestiti esattamente come i grandi.

Con Emilie, Rousseau pose le basi della pedagogia sostenendo che per educare un bambino bisogna innanzitutto comprendere i suoi bisogni.
Marie-Antoinette fu pioniera nell’applicazione di queste nuove teorie, scegliendo di vestire i Figli di Francia con abiti confortevoli, adatti al movimento e al gioco all’aria aperta.
I modelli provenivano, ancora una volta, dall’Inghilterra: i bambini vestivano i petits matelots, ‘marinaretti’, costituiti da un pantalone lungo, una novità per l’epoca; le bambine invece indossavano abiti leggeri, en gaulle, un modello che abbiamo visto poi sfoggiare anche dalle madri stesse, desiderose di evocare la medesima idea d’innocenza.

Mme Royale
Dettaglio da Adolf Ulrik Wertmüller, La Regina Maria Antonietta di Francia e due dei suoi Bambini passeggiando nel Parco del Trianon, (1785, Besök Museet). Madame Royale, primogenita della coppia reale, indossa un abito “en gaulle”, come quello con cui sua madre ebbe l’ardire di farsi ritrarre nel 1783.

L’idillio campestre in cui l’aristocrazia francese visse in quegli anni fu tanto illusorio, quanto brusco fu il risveglio che ne seguì. La Rivoluzione era alle porte e portava con sé ben più di mussolina e filosofia…

Hameau di Chantilly
Una veduta dell’hameau del castello di Chantilly, che ispirò quello della regina Marie-Antoinette.

(Continua)