La Moda si racconta(4) – L’era di Rousseau e l’anglomania

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[ Copertina © Giorgia Gordini ]

In quest’intervista a puntate Madame la Mode, ossia la moda in persona, ci racconta il suo passato francese.

Madame, nella scorsa puntata ci ha raccontato delle stravaganti acconciature lanciate da Marie-Antoinette negli anni Settanta del 1700. Cosa accadde in seguito?

Una drastica inversione di tendenza si ebbe quando gli scritti di Jean-Jacque Rousseau si diffusero e divennero una lettura alla moda tra coloro che avevano la possibilità di leggere, quindi tra nobili e ricchi borghesi.

Lo stato di natura teorizzato da Rousseau, ossia una condizione d’innocenza originaria dell’essere umano non ancora corrotto dal sistema sociale, conquistò l’immaginario dei lettori e dei filosofi.

I mangiatori d'Uva Boucher lambinet Sevres
François Boucher (1703-1770), “I mangiatori d’uva” (musée Lambinet, Versailles, Manifacture de Sèvres). Le “idee nuove” illuministe influenzarono il gusto in tutte le sue declinazioni.

La vita di campagna divenne à la mode presso l’aristocrazia, benché in una versione fortemente idealizzata che con la realtà aveva poco a che vedere.
Secondo questa visione, il popolo contadino, vivendo a stretto contatto con la natura, conservava tracce di questa ideale condizione d’innocenza e andava dunque preso a modello.
L’artificiosità degli anni Settanta del 1700 lasciò spazio al gusto per uno stile naturale.

Greuze
Verso la metà del 1700, il pittore Greuze dipinse un interno popolare con tanto di scena “edificante”: un venerabile padre di famiglia affida la dote della figlia e la figlia medesima (ammantata di luce angelica al centro) al suo promesso sposo.

Ci spieghi meglio, Madame: in che modo tutto ciò influenzò l’abbigliamento?

Prendiamo gli abiti femminili, ad esempio: in uno strano gioco di specchi tra serva e padrona, la tenuta della donna del popolo imitava alla lontana quello delle signore della nobiltà.
Vi era la qualità, la preziosità e la decorazione del tessuto a fare la differenza tra persone agiate e non.
Allo stesso tempo, la foggia degli abiti popolari, quelli delle contadine in particolare, divenne un modello per le dame dell’aristocrazia desiderose di ritrovare, nell’intimo delle proprie dimore, la semplicità decantata da Rousseau.

Lavandaia_greuze
Baptiste Greuze, La Lavandaia (1761, Getty Center, Los Angeles).

Le popolane, ad esempio, dovendo spostarsi a piedi, avevano l’abitudine di raccogliere la gonna e d’infilarla nelle tasche laterali, dette in francese poches, così da guadagnare libertà di movimento.

Le dame iniziarono allora ad adottare, per le loro passeggiate, un modello di abito detto robe rétrousée dans les poches, ‘abito rimboccato nelle tasche’, caratterizzato da una gonna rialzata alla stessa maniera, un anticipo del modello à la polonaise, lanciato da Marie-Antoinette nel 1775.

Modello di Robe retroussée dans les poches.
Modello di robe retroussée dans les poches.

Le tenuta tipica delle contadine era costituita da una lunga camicia di tela, su cui si indossava un corpetto e una gonna di tessuto più o meno spesso a seconda della stagione.
Grembiule, berretto imbottito e fazzoletto attorno alle spalle o al collo completavano l’insieme.

Chardin
Attorno al 174o, il pittore Chardin decise, con grande originalità, di ritrarre scene di vita domestica popolare, in un’epoca in cui i soggetti dei dipinti erano per la maggior parte opulenti, eroici e mitologici.

Le dame dell’aristocrazia presero l’abitudine di sfoggiare delle tenute da interno o négligés – vietatissime a corte! – ispirate alla tenuta contadina, come ad esempio i Pierrots, o i Caraco, i cui corpetti venivano non di rado ricavati da un vecchio manteau (abbiamo visto la composizione di una robe à la française qui).

Caracos
Il Caraco aveva lunghe maniche aderenti, la vita sottile e delle code più o meno lunghe sul retro, adagiate sulla gonna. Tra le classi agiate, comparve dalla seconda metà del 1700. Essendo di origine popolana divenne una tenuta diffusissima sotto la Rivoluzione francese: veniva considerato un abito… democratico!

Seguendo la stessa logica d’imitazione, la dama completava la tenuta con un grembiule, che aveva perso la funzione pratica per trasformarsi in un costoso e raffinato elemento decorativo.

Si era all’alba della Rivoluzione francese, nei salotti si respirava aria di nuove idee e si discuteva di giustizia, di libertà, di uguaglianza…
Nessuno poteva immaginare la portata del cambiamento che sarebbe arrivato, ma io ho sempre avuto un occhio avanti sul futuro.
Nelle menti confuse di serve e operaie che osservavano le dame giocare alle contadine, suggerivo fantasie audaci in cui gli antichi confini, fino a quel momento inviolabili, si facevano di colpo trasparenti, quasi invisibili…

Un altro accessorio d’ispirazione campestre fu il fichu, dico bene?

Esatto. Era un scialle di mussolina bianca o lino che copriva le spalle e si annodava sul davanti.
Essendo aumentato di dimensioni negli anni Ottanta del 1700, lo si incrociava sul petto per annodarlo sulla schiena.

Elisabeth-Louise Vigée-Lebrun, Mme Molé-Reymond, attrice della Comédie italienne, 1786, Musée du Louvre. Mme Molé-Reymond indossa un fichu incrociato sul davanti e annodato sul retro.

Oppure poteva essere infilato nel corsetto e lasciato a sbuffo, onde celare in modo disinvolto una scollatura troppo osée.
Questa variante prese il nome di fichu menteur, ‘mentitore’, poiché spesso trasmetteva l’illusione di un seno più prosperoso di quanto non fosse in realtà.

Elisabeth_de_France_1787
Adélaïde Labille-Guiard, ritratto di Madame Élisabeth di Francia, sorella del re Louis XVI, verso il 1787 (Metropolitan Museum of Art, photo from Wikipedia). Madame Élisabeth indossa un fichu inserito nella scollatura.

Quale altro elemento contribuì alla trasformazione generale della moda di quegli anni, Madame?

Senza dubbio l’Anglomanie!
A quell’epoca, il mio scettro passò alternativamente dalle mani della regina Marie-Antoinette a quelle di un Paese straniero: l’Inghilterra.

Il gusto d’Oltremanica per le attività sportive e la vita all’aria aperta aveva influenzato il taglio degli abiti che, in generale, rispettavano le forme naturali del corpo, consentendo una maggiore libertà di movimento.

Una delle prime a indovinare il cambio di tendenza e ad approfittare dell’ammorbidimento del protezionismo che, fino a quel momento, aveva impedito di scostarsi dai modelli della produzione francese, fu sempre lei, Rose Bertin, marchande des modes della regina Marie-Antoinette.

La sua boutique parigina, “Au Grand Mogol”, divenne uno dei centri di diffusione principali dei nuovi modelli giunti dall’Inghilterra.

Nell’aprile 1789 – solo qualche mese prima della presa della Bastiglia – Mademoiselle Bertin traslocò da rue Saint-Honoré, all’altezza dell’odierno Louvres des Antiquaires, in locali più ampi al 26, rue de Richelieu (I arrondissement).

26, Rue Richelieu con boutique Bertin
Il 26, Rue de Richelieu: questa era circa l’altezza a cui avremmo trovato boutique di Rose Bertin. La palazzina è stata più volte rimaneggiata, così ho aggiunto una riproduzione del decoro in stile neoclassico dell’esterno del negozio risalente al 1807, tanto per viaggiare con la fantasia.

Il nuovo immobile acquistato dalla marchande des modes aveva il pregio di comunicare, tramite un passaggio coperto, con il luogo più “IN” della città, i giardini di Palais-Royal a cui hai dedicato un’intera serie di articoli se non sbaglio.
Per incontrare i parigini più moderni e conoscere e novità della Moda era a Palais-Royal che bisognava recarsi.

Palais-Royal
Galleria e Giardini di Palais-Royal (XVIII secolo, BNF)

I modelli inglesi si sposavano alla perfezione con il nuovo gusto per la natura, la campagna e l’aria aperta.
D’altra parte, lo stesso Rousseau comparò la libertà dell’abito inglese a quella concessa dalla forma democratica di governo del Paese.
Ricordo che l’Inghilterra era già da decenni una monarchia parlamentale, a differenza della Francia che era una monarchia assoluta.

Negli anni 1780, dietro la maschera della frivolezza e dell’apparenza, promossi ben più di un nuovo ideale estetico: annunciavo la fine di un’era e l’avvento di un nuovo modello politico!

Può indicarci qualche esempio di questa “anglomania”, Madame?

Alcuni modelli d’abito erano già stati importati dall’Inghilterra all’inizio del 1700, ma erano rimasti relegati alle attività sportive come la caccia oppure alla dimensione privata.

Un caso esemplare fu la redingote, deformazione dell’inglese riding coat, ossia l’abito da cavalcata, dotato di un pratico spacco nella coda sul retro.

Redingote maschile

Ad imitazione del gusto inglese, l’equitazione iniziò a venir praticata per diletto, non più solo per spostarsi.
La robe redingote femminile derivava dalla tenuta maschile e si portava in occasione delle cavalcate o per accompagnare gli uomini a caccia, completa di cappello, guanti e bandine (una canna da passeggio di circa 1 m e 20 cm di lunghezza).

Abito redingote
Robe redingote con cappello, guanti e bandine.
Marie-Antoinette redingote
Adolf Ulrik Wertmuller, Maria Antonietta d’Austria, regina di Francia (1788, Chateau de Versailles). La sovrana è qui ritratta in abito redingote.

Ma la tenuta femminile d’importazione che ebbe maggiore fortuna allora in Francia era la stessa che veniva idealmente completata da fichu, grembiule, cuffia o cappello: la robe à l’anglaise, ‘abito all’inglese’.

Priva di panier, il modello tendeva a verticalizzare la silhouette femminile.
Gonna e corpetto formavano un manteau che si chiudeva sul davanti in forma di falso gilet che non richiedeva la pièce d’estomac (confronta con l’articolo dedicato alla roba à la française)Abito all'inglese

Il corpetto era aderente, steccato solo sul dorso formando una punta tra i due rigonfiamenti posteriori della gonna. Questi erano ottenuti per mezzo di un’arricciatura e un’imbottitura sottostante detta cul.
Il tessuto era solitamente leggero, spesso si trattava di cotone.

L’uso del cotone non era un dettaglio di secondo piano, dico bene Mamdame?

Per niente di secondo piano!
Rose Bertin e Marie-Antoinette avevano rivoluzionato la maniera di rappresentare il lusso, che cessò di passare dall’estrema preziosità delle stoffe – sfoggiate sempre meno spesso – per prediligere piuttosto il taglio dell’abito.

Il cotone, prodotto industrialmente in Inghilterra dal 1750, aveva il vantaggio di costare meno e di poter essere decorato facilmente a impressione.
Disegni floreali e righe verticali divennero i motivi decorativi più diffusi, tessuti costosi quali seta e i broccati si fecero più rari, i pizzi lasciarono posto alla mussolina e al tulle, i ricami un tempo vistosi si fecero miniature

Marie-Antoinette in abito all'inglese
Élisabeth Vigée Le Brun, Marie-Antoinette di Lorena-Asburgo, regina di Francia e i suoi Bambini (© Château de Versailles, dist. RMN – Grand Palais / Christophe Fouin), 1787. La regina indossa una robe à l’anglaise.

Marie-Antoinette, finalmente madre, manifestò una marcata predilezione per la Moda inglese più semplice e confortevole, ma questa scelta imprudente, fatta nell’intento di risultare “moderna”, ottenne un effetto disastroso…

(Continua)