Sarah Bernhardt: le donne che persistono sono pericolose… perchè trionfano!
A metà del XIX secolo a Parigi, una fanciulla senza padre ufficiale (male!), figlia di una cortigiana (malissimo!), di origine ebrea (senza speranza) e con il temperamento di un puma – non proprio in linea con i tempi, diciamo – non poteva sperare in un avvenire florido.
Fu questo il caso della giovane Sarah che, avendo rifiutato di sposarsi, venne avviata in piena adolescenza alla carriera di attrice. La decisione era quasi obbligatoria, che altro avrebbe potuto fare?
L’orizzonte professionale della giovane appariva fosco anche per ragioni che andavano al di là delle sue origini: a Sarah mancava completamente il physique du role! Era “magra come un chiodo” (una disgrazia per le donne dell’epoca!), con dei capelli ricci indomabilmente crespi (altro punto dolente) e un malaugurato “naso da ebrea”(inaccettabile!). Gli occhi forse potevano essere notevoli e la voce sicuramente pregevole.
Occhi e voce: Mlle Bernhardt era poco più che questo prima diventare la “Divina” Sarah Bernhardt (1844-1923).
Come prevedibile, gli esordi non furono dei più brillanti e, allora come oggi, una giovanissima aspirante artista (17 anni circa) poteva finire sotto i dardi impietosi della critica senza alcuna protezione eccetto la propria tempra.
Forse un’adolescente con le sue legittime insicurezze si sarebbe fatta di nebbia per dedicarsi ad altro, ma non Sarah. Quale fu la sua risposta? La stessa che divenne poi il motto della sua esistenza, le parole che avrebbero guidato ogni sua scelta e tappezzato ogni angolo della sua pazza, opulenta dimora:
«quand même»,
«malgrado tutto».
Qualche tiepido riconoscimento, seppur lentamente, iniziò ad arrivare e la carriera avanzava con i suoi alti e bassi.
Vi racconto ora un fatto risalente al periodo degli esordi di Sarah Bernhardt, che dona un buon assaggio del suo carattere ferino. Sarah poteva vantarsi di esser stata assunta alla Comédie-Française – il sacro tempio del teatro francese istituito per volere del Re Sole in persona – per ben due volte e di essersene andata, in entrambe le occasioni, sbattendo la porta (della seconda parlo in quest’altro articolo).
Farò un esempio per intenderci meglio: sarebbe come se oggi un’aspirante attrice facesse a pezzi per due volte un contratto con una delle maggiori case di produzione di Hollywood.
Questa è la lezione che l’incredibile vicenda di Sarah Bernhardt ha da insegnare: un orgoglio indomabile non concede sconti a nessuno, soprattuto al comune buonsenso – e può regalare scene memorabili anche fuori dal palcoscenico! Alcune vale la pena di raccontarle.
La prima volta che Sarah lasciò la Comédie era appena agli esordi e aveva superato da poco i 20 anni.
Alla serata di gala in onore dell’anniversario della nascita di Molière, fondatore della leggendaria compagnia, era invitata l’intera troupe, giornalisti, personalità importanti ecc…
Una societaire, ossia un’ attrice più anziana della troupe, una sorta di un pezzo grosso – e in tutti i sensi, perché la signora in questione era di taglia piuttosto forte – osò spingere l’amata sorella di Sarah, Rosine, contro una colonna perché le aveva accidentalmente pestato lo strascico del vestito.
Rosine sanguinava e piangeva e Sarah, smilza come giunco ma furiosa come un puma, si lanciò sull’intoccabile dama e le assestò un bel paio di schiaffoni gridando: «Siete cattiva! Siete una vacca!» (mantenne il “voi” per salvare le forme, immagino).
L’inviolabile, corpulenta signora svenne per lo shock.
Il direttore invitò Sarah a scusarsi pubblicamente con “madame la vacca“, ma è naturale dedurre che un simile cedimento da parte sua fosse impensabile e infatti così fu.
La societaire si vendicò allora facendo in modo di privarla di un ruolo importante. Per tutta risposta, Sarah abbandonò la Comédie con le sue grandi promesse senza voltarsi.
La rinuncia agli allori della Comédie non implicava in alcun modo la rinuncia al successo e così, poco tempo dopo al teatro Odéon, Sarah rinacque dalle ceneri: a 24 anni riscuoteva finalmente il suo primo totale trionfo personale (febbraio 1868).
Una folla festante di studenti – l’Odéon sorge nel quartiere universitario – staccarono i cavalli dalla sua vettura e la condussero a casa a braccia gridando il suo nome e ricoprendola di fiori.
Mlle Bernhardt non esisteva più, finalmente era sorta la stella di Sarah Bernhardt ed il successo di quella sera fu solo il timido scintillio di una luce destinata, senza mezzi termini, ad abbagliare ogni rivale.
(Leggi di ciò che Sarah osò affrontare e dei rischi che corse pur di salire sul palcoscenico a modo suo in Sarah Bernhardt: costruire il trionfo una sconfitta alla volta).