Sarah Bernhardt: lo spettacolo è anche dietro le quinte
Raggiunto l’apice del successo, Sarah Bernhardt (1844-1923) non si crogiolò mai nella propria posizione di stella incontrastata del palcoscenico francese.
La Divina amava troppo l’adulazione per non conoscerne i pericolosi voltafaccia e aveva giurato a se stessa di non piombare mai più dalle luci della ribalta alle tenebre dell’oblio.
(Una volte le era bastato! Leggi di come imparò a risorgere dalle proprie ceneri in “Sarah Bernhardt: costruire il trionfo una sconfitta alla volta“)
La sua alleata principale divenne la pubblicità, qualunque pubblicità. Tutto era concesso, purché si parlasse di lei, e dunque sotto con gli eccessi, le follie, le stravaganze! Ad esempio…
Sarah Bernhardt conservava gelosamente in casa la propria bara. Sosteneva che sdraiata all’interno era in grado di apprendere la parte come in nessun altro luogo.
Fin qui nessun problema, almeno fino a quando l’amata sorella di Sarah, Rosine, morì.
Si narra che quel giorno i perplessi becchini trovarono la defunta nella sua bara come da contratto, più un’altra donna a terra, stesa accanto a una seconda bara vuota.
«Le morte sono due? Diamine, ma allora bisogna far venire un altro carro!»
Certamente i brav’uomini non potevano immaginare che si trattasse della povera madre di Sarah e Rosine che, non avendo retto all’emozione, aveva perso i sensi. L’equivoco venne prontamente chiarito e il carro rimandato indietro, ma la vicenda non impiegò molto a fare il giro di Parigi.
Riguardo all’arte di fare della propria vita uno show continuo, si potrebbero citare le spese folli che Sarah Bernhardt affrontava per decorare il più kitsch degli appartamenti parigini.
Sempre all’avanguardia nell’arte del saper mettersi in mostra, Sarah comprese l’importanza della réclame per coltivare l’immagine della diva che aveva creato.
Il suo personaggio ispirò la moda, le belle arti, la grafica pubblicitaria…
Il suo nome comparve su miriadi di prodotti.
Sarah fu anche una delle principali muse dell’estetica dell’Art nouveau e, dal 1894, per le sue locandine fece ricorso al fantastico artista ceco Alphonse Mucha (e come darle torto?).
Ma la réclame può essere di diverse tipologie, si sa.
Marie Colombier, un’attrice che Sarah riteneva amica fidata e che l’aveva seguita in diverse avventure, venne rosa a tal punto dall’invidia che pubblicò un opuscolo sulla vita privata della Divina, un vero capolavoro della calunnia scadente.
Sarebbe passato tutto sotto perfetto silenzio, vista la deprecabile qualità dell’opera, ma Sarah non era certo diventata famosa grazie al suo autocontrollo e infatti pensò bene di piombare a casa di Marie armata di frusta per darle la caccia…
È facile immaginare la portata dell’eco dello scandalo, il cui unico risultato fu la vendita massiva del testo incriminato.
Sarah Bernhardt dava spettacolo tanto nella vita pubblica, quanto in quella privata e i giornali non rimanevano mai a corto di notizie: una volta la diva acquistò un alligatore che doveva rimanere in letargo per circa sei mesi, così le avevano detto. Tuttavia, quando uno dei cagnolini di casa si avvicinò abbaiando al sonnolento anfibio, questi decise di inghiottirlo in un boccone. Il segretario dell’attrice dovette abbatterlo a fucilate.
Oppure si potrebbe parlare del boa che, secondo il venditore, sarebbe dovuto rimanere immobile per mesi e che decise invece di farsi una sibilante strisciata tra i cuscini del divano seminando il panico tra gli ospiti.
O magari del cucciolo di coccodrillo Ali-Gaga che la seguiva dappertutto, o della scimmietta col gilet rosso di nome Darwin, dei puma e dei cammelli nani… tutto normale a casa Bernhardt!
Anche gli aneddoti riguardanti gli esseri umani che avevano la leggerezza di provocarla non erano meno notevoli.
Un giorno, un attrice si lasciò sfuggire un’infelice osservazione che si riferiva all’età avanzata della Divina e all’unica gamba che le era rimasta. In effetti, Sarah si era ferita su un palco americano e dopo anni di sofferenze l’amputazione avvenne, per suo volere, alla veneranda età di 71 anni, fatto che non la tenne comunque lontano dalla scena.
La giovane attrice osò chiederle come fosse possibile, alla sua età e in quelle condizioni, avere ancora tanta energia da vendere sul palco. La Divina rispose col più affilato dei suoi sorrisi: «Lo capirete, cara, quando avrete del talento».
Tra scandali e lodi – certamente entrambi romanzati in parte, ma che importa? – Sarah conquistò i palchi del mondo, libera da contratti e affidandosi al suo solo talento. Era chiaro a tutti – a lei in primis – che non poter lavorare diversamente.
Amica di Victor Hugo e Oscar Wilde, venne ricevuta da ogni principe, regina, marchese o barone dall’America alla Russia.
Che avesse una o due gambe poco importava: Sarah Bernhardt diresse e diede il proprio nome al Théatre de Nations dopo averlo acquistato e recitò fino al suo ultimo respiro collassando sul palcoscenico come il grande Molière.
Davanti alla sua casa sfilò per giorni una folla immensa, come solo ai funerali di stato di Victor Hugo si era vista.
Sarah Bernhardt non fu mai una persona modesta, è evidente, ma proprio grazie a questo si seppe sempre difendere, senza perder tempo a piangere sui fallimenti o sulle critiche che, lo ricordo, non mancarono mai. La sua più grande ammiratrice fu lei stessa e questa ritengo sia la lezione più importante che ci ha lasciato: mai togliere un capello al proprio valore e persistere… quand même*!
(*”malgrado tutto!”, il motto della Divina)