Un’esposizione al MAD sulla storia della scarpa!
Fino al 23 febbraio 2020, al MAD (Musée des Arts Décoratifs), un’esposizione sorprendente ripercorre la storia delle calzature attraverso i secoli e le diverse civiltà.
La mostra è grande e ricchissima di spunti, pertanto mi propongo di offrirne solo un modesto assaggio, ma che assaggio! Partiamo.
Occorre innanzitutto tener presente che, fino alla seconda metà del XIX secolo, le classi agiate consideravano il camminare come un’attività avvilente.
L’aristocrazia si spostava a cavallo e in carrozza, salvo rarissime e circostanziate eccezioni, solitamente legate all’etichetta o alle cerimonie. Basta dare un’occhiata alla fragilità dei materiali e alla forma dolorosamente costrittiva delle calzature “nobili” – soprattutto quelle femminili – per rendersi conto che non erano concepite per la marcia.
Se di “scarpe-per-non-camminare” ne esistevano di varie tipologie, di calzature concepite per lo spostamento a piedi, almeno fino alla seconda metà del XIX secolo, ne esisteva in sostanza solo una: gli zoccoli di legno.
La nobildonna, in particolare, rivestendo in sostanza il ruolo di bell’oggetto da esibire, era letteralmente tenuta a non spostarsi, (il movimento è sinonimo d’indipendenza!). Ecco spiegate le vertiginose zeppe di certe cortigiane del Rinascimento italiano che potevano spostarsi solo a minuscoli passi, elevate dal suolo come divinità su un piedistallo.
Dal XVII secolo in Francia, per essere bella, una vera signora doveva rispondere a canoni estetici diversi dai nostri, tra cui quello ampiamente condiviso, soprattuto in Oriente, del petit pied (‘piede piccolo’). Non a caso la fiaba di Cenerentola di Perrault risale al 1697.
Per essere grazioso, il piedino doveva essere veramente “ino-ino”. Come ottenerlo? Mantenendolo fasciato, costretto in modo tale che non potesse svilupparsi e impiegando “accorgimenti” nella forma delle calzature, le quali non erano solamente piccole ma ricurve, così da ridurre la lunghezza al minimo.
Ne deriva che le nobildonne non posavano mai per intero il piede al terreno, scaricando il peso sul tallone e sulla pinta delle dita. Si capisce bene come mai di camminare non ne avessero voglia!
Terribile, n’est pas? Ed ora pensiamo alle ore passate a danzare ai balli di corte… Quel plaisir! In poche parole, più la scarpa era scomoda, più era considerata bella e raffinata, degna di una gran signora.
L’ospite d’onore della mostra è una scarpetta che un recente studio ha confermato essere appartenuta alla regina Marie-Antoinette.
Lo studio ha ricostruito i passaggi di proprietario che la calzatura ha conosciuto, fino a risalire ad un ufficiale della Guardia Nazionale che l’avrebbe prelevata dalla camera della sovrana al Palazzo delle Tuileries a Parigi, al tempo dell’assalto del 10 agosto 1792.
Le dimensioni sono incredibili! Appena 21 cm di lunghezza e 5 di larghezza, insomma Sua Maestà portava il 33!
Più probabilmente il piede arcuato dalla forma della calzatura veniva ridotto a quella misura, ciò non di meno il piede è sovranamente petit, senza dubbio!
Anche i tacchi hanno una storia tutta da scoprire.
Prima delle Rivoluzione francese, erano obbligatori anche per i gentiluomini, in quanto utili a mantenere la presa sulle staffe in sella. Il richiamo al possesso di una cavalcatura era una evidente manifestazione di ricchezza e perciò i tacchi divennero appannaggio dell’aristocrazia.
Dopo la Rivoluzione, la presenza dei tacchi si ridusse fino addirittura a scomparire, anche dalle calzature femminili, poiché troppo legati al ricordo dell’Ancien Régime.
Bisognerà attendere la seconda metà del XIX secolo per vedere i tacchi riapparire e per assistere, più in generale, a una vera rivoluzione della calzatura: lo sviluppo dell’industria comporterà una serie inarrestabile di trasformazioni.
Proprio in quel periodo, la passeggiata iniziò a venir considerata, seppur lentamente, un’attività dagli effetti salutari anche tra la nobiltà e la ricca borghesia. L’ingegno dell’uomo si concentrò allora nel realizzare scarpe sempre più adatte all’esercizio, compreso l’inserimento della distinzione – mai considerata prima – tra scarpa “destra” e scarpa “sinistra”.
Questi sono solo piccolissimi assaggi delle meraviglie che la mostra offre al visitatore.
Non mancano testimonianze dell’incredibile ingegno delle donne di Parigi sotto l’occupazione nazista, costrette a costruire scarpe coi materiali più disparati, oppure pezzi storici dell’alta moda del XX secolo, nonché l’occasione di sperimentare una vera camminata da aristocratici grazie a delle fedeli riproduzioni di calzature. Insomma, gambe in spalle e buona mostra!
Per una presentazione più dettagliata, rimando all’articolo dedicato alla mostra del MAD stesso.