
Victor Hugo e le sedute spiritiche di Jersey
In questa serie di articoli vi racconto aspetti meno noti di uno dei giganti della letteratura francese, Victor Hugo.
Questa è la 3^puntata; se vi siete persi la seconda, eccola: Victor Hugo l’outsider
Terza puntata
Jersey: una cittadella di spiriti e scrittori
L’esperienza di Victor Hugo con le sedute spiritiche si svolge fuori dal territorio francese e dura circa un paio d’anni (settembre 1853 – ottobre 1855).
Lo scrittore risiede allora sull’isola britannica di Jersey, secondo tappa di un lungo esilio iniziato col colpo di stato di Napoleone III del 1851 (ne parlo nella seconda puntata).
La sua casa, detta Marine-Terrasse perché romanticamente affacciata sulla Manica, accoglie numerosi visitatori provenienti dalla Francia. Come a Parigi, nell’appartamento di place des Vosges, il suo salotto è un focolaio di idee. La produzione letteraria di quegli anni, infatti, mira ad attaccare il regime dell’imperatore Napoleone III.
In una lettera indirizzata alla moglie del gennaio 1852 dichiara di voler costruire “una cittadella di scrittori e di librai” da dove bombardare “il Bonaparte.”
Tra i visitatori di Marine-Terrasse c’è anche Delphine de Girardin (1804-1855), pioniera del giornalismo, autrice e drammaturga rispettata da Victor Hugo, ma anche da Alexandre Dumas e Honoré de Balzac. Delphine è ricordata soprattutto per aver inventato un nuovo genere giornalistico di grande successo ancora oggi: la cronaca.

Delphine arriva a Marine-Terrasse il 6 settembre 1853, proprio quando in Europa si sta diffondendo a macchia d’olio una “scienza nuova” venuta dagli Stati Uniti, inizialmente detta delle tavole rotanti o parlanti. Non si usa ancora il termine Spiritismo, che sarà inventato a Parigi da Allan Kardec solo nel 1857.
Secondo questa “scienza nuova” sarebbe possibile comunicare con l’Aldilà attraverso vari metodi, tra cui quello di riunirsi intorno a un tavolino, di posarvi sopra le mani, di porre domande chiare e semplici e attendere una risposta, che può manifestarsi attraverso una rotazione del tavolo, uno spostamento, dei colpi, ecc.

Le sedute di Jersey
Victor Hugo inizialmente è scettico e non partecipa ai primi tentativi di comunicazione con gli spiriti, per altro infruttuosi. La prima sera Delphine attribuisce l’insuccesso alla forma del tavolo che le è stato messo a disposizione, che è quadrato, invece che rotondo.
Il giorno dopo Madame de Girardin si reca presso un negozio di giocattoli e acquista un tavolino circolare a tre gambe, ma gli spiriti restano muti anche nelle serate seguenti, fino all’11 settembre.
Quella sera, sono presenti in dieci: Delhine de Girardin, Victor Hugo e la moglie, i figli Charles, Adèle e François-Victor, Paul Meurice, romanziere e drammaturgo, il generale Le Flô con la consorte e Auguste Vacquerie, il fratello di Charles Vacquerie, defunto genero di Hugo.

Il protocollo prevede di posare le mani sul tavolo, uomini e donne alternati. Essendo la superficie molto ridotta, i partecipanti si alternano durante la seduta, mentre gli atri assistono. Da grafomane qual è, Victor è pronto a prendere nota di tutto ciò che accade.
E accade qualcosa, in effetti. Il tavolo si muove, si pongono domande, si sentono battere colpi. Un colpo vuol dire SÌ, due invece per un NO. Per risposte più articolate si trascrive la lettera dell’alfabeto corrispondente al numero di colpi battuto: 1=A, 2=B, 3=C…
Il gelo piomba nella stanza quando uno spirito, interrogato sulla sua identità, risponde: FIGLIA MORTA.
Al tavolo sono presenti più persone ad aver perso una figlia, ma il pensiero di tutti vola immediatamente a quella scomparsa nel modo più tragico: la figlia diciannovenne di Victor Hugo, Léopoldine (ne ho parlato nella prima puntata).

In effetti, Léopoldine, la figlia preferita di Victor Hugo, era morta annegata a diciannove anni assieme al marito in quello stesso mese, settembre, dieci anni prima (1843).
Victor Hugo da allora vive divorato dai sensi di colpa perché, mentre accadeva il disastro, si trovava in viaggio con l’amante. Inoltre, siccome si spostava in incognito, la notizia della tragedia lo aveva raggiunto diversi giorni dopo, impedendogli di presenziare alla sepoltura.
Non è chiaro, dal verbale della seduta, se si trattasse di Léopoldine o meno, ma Victor ne è convinto. Da allora, per circa due anni, l’appuntamento con le sedute diverrà quasi quotidiano. Lo scrittore si occupa principalmente di trascrivere le sedute, stilando dei veri e propri verbali, poi copiati in bella e raccolti in quattro quaderni.

Durante i due anni di sedute che si succedono, gli spiriti che si manifestano dichiarano a volte di essere personaggi illustri (Annibale, Dante, Shakespeare, Saffo, Molière…); altre volte invece si definiscono in modo più astratto (L’Ombra del Sepolcro, La Critica, La Metempsicosi…). In tutto si tratta di circa un centinaio di nomi!
I quaderni andranno a comporre più tardi, dopo numerose vicissitudini ed esitazioni, alcune pubblicazioni parziali di cui la prima risale al 1923. Oggi l’edizione più completa è del 2018 e si trova in francese col titolo Il Libro delle Tavole – Le sedute spiritiche di Jersey.

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La fine delle sedute
L’ultima seduta di Marine-Terrasse è datata 8 ottobre 1855. La sera dopo accade qualcosa di grave, che fa prendere la decisione ai partecipanti di arrestare le sedute.
In uno scambio di lettere avvenuto diversi anni più tardi, Victor Hugo e la moglie fanno riferimento con rammarico al “panico” che li aveva assaliti durante l’ultima seduta e alla scelta interrompere l’esperienza. La mancanza di quegli scambi misteriosi si fa sentire e temono entrambi di essere stati troppo precipitosi, ma i rari tentativi di riprendere che seguirono rimasero sempre infruttuosi o inconcludenti.
L’episodio “grave” in questione riguarda Jules Allix, un altro esiliato politico, amico della famiglia Hugo. Durante la seduta Allix sarebbe stato assalito da un “eccesso di follia”: avendo preso Auguste Vacquerie per il Diavolo avrebbe cercato di ucciderlo!

Qualunque sia la verità, una cosa è certa: l’esperienza delle Tavole rotanti ha profondamente segnato Victor Hugo.
Il contributo che le trascrizioni delle sedute apportarono alle sue opere successive – Les Contemplations, L’Année terrible, La fin de Satan, Quatre Vents de l’Esprit, La Légende des Siècle, Dieu, Toute la Lyre, William Shakespear – è ormai riconosciuto. Esiste perfino un poema intitolato Ciò che dice la Bouche d’Ombre (‘Bocca d’Ombra’), che è il termine col quale Hugo si riferiva alla tavola parlante.
Le conversazioni con gli spiriti, talvolta telegrafiche, altre prolisse e perfino auliche, gli hanno restituito a poco a poco la fede nell’Invisibile, convincendolo del senso profondo dell’esistenza e della morte che aveva perduto ai tempi della scomparsa di Léopoldine.
E forse sarà proprio questo nuovo Senso universale finalmente ritrovato a sostenerlo, come vedremo, nelle terribili prove ancora da affrontare.