Georges Méliès: come nacque la leggenda dell’alchimista della luce
La Belle Époque parigina è costellata da un’infinità di quelle che io definisco “fabbriche di meraviglie” e una di queste fu una persona, Georges Méliès (1861-1938).
Se ho deciso di raccontare questa mirabolante vicenda, non è solo per via della profonda ammirazione che nutro per questo vulcano di creatività, ma anche per contribuire a dissipare le nebbie che, obbedendo ad una sorta di damnatio memoriae imposta dalla sventura, hanno avvolto il ricordo di Georges Méliès. Delle montagne di meraviglie realizzate da questo inesauribile creativo, ahimè, resta a malapena una nuvola di fumo, come quelle che invadevano il palcoscenico dei suoi spettacoli e dei sui film: il primo studio cinematografico mai visto in Francia, il teatro dove i parigini venivano a meravigliarsi a colpi di illusionismo, l’archivio su pellicola leggendario di ben 500 film… Tutto questo non esiste più.
Questa icona della sua epoca fu effimera come le sue illusioni, ma non per gli artisti che ispirò negli anni a seguire, uno fra tutti Charlie Chaplin, che si riferiva a lui come “l’alchimista della luce”.
Al 29 del boulevard Saint-Martin, III arrondissement, si legge:
In questo immobile nacque,l’8 dicembre 1861, Georges Mélièscreatore di spettacoli cinematografici,prestigiatore,inventore di numerose illusioni.
… ben tre professioni non proprio comuni!
Il simile attrae il simile, si sa, e dunque dove occorre ricercare le origini di una carriera votata all’illusione e all’impossibile? Naturalmente sul palcoscenico di un’altra fabbrica di meraviglie, ossia quello del Cabaret fantastique del Musée Grévin.
(Leggi del cabaret che stupiva Parigi all’alba del XX secolo con le illusioni dei migliori prestigiatori del mondo in “Lo strabiliante Musée Grévin, o la casa delle meraviglie“)
Un inizio niente male per il giovane mago Georges Méliès, ma dove aveva imparato la magia, dato che Hogwarts non era ancora stata scritta? Risalendo indietro di qualche anno, lo ritrovai a prendere lezioni in un’altra casa dell’impossibile che si trovava allora a Londra, al 170/171 di Piccadilly: l’Egyptian Hall.
Ad essere precisi, il padre di Georges, un ricco borghese che sperava di sistemare il suo figlio più giovane nell’impresa di famiglia assieme ai suoi fratelli, lo aveva spedito a Londra per migliorare l’inglese. Lo aveva fatto assumere in un negozio di forniture per corsetti per fargli dimenticare la pericolosa passione per la pittura e per una donna senza mezzi.
Purtroppo per monsieur Méliès-padre, gli eventi presero la piega imprevista tipica dei sentieri dell’arte. Appena terminata la giornata al negozio, il giovane Georges sfrecciava all’Egyptian Hall per dipingere le scenografie del grande Devid Devant, il famoso mago che, per ricambiarlo, gli insegnò i segreti dell’arte dell’illusione.
Al suo ritorno a Parigi, Georges raccolse tutto il suo coraggio e annunciò alla famiglia d’essere pronto a compiere il gran passo: intendeva vendere la sua personale quota dell’azienda famigliare per acquistare il leggendario Teatro Houdin in boulevard des Italiens, la culla dell’illusionismo così come lo conosciamo oggi. Il teatro si era trasformato in una voragine di debiti dopo che il geniale fondatore, l’inarrivabile Robert-Houdin, si era ritirato dalle scene, ma questo non aveva raffreddato l’entusiasmo del giovane mago. Georges era dunque partito pittore per tornare illusionista e al buon Méliès-padre non rimase che arrendersi.
Méliès venerava Houdin (esattamente come il grande Houdini che scelse il proprio nome d’arte, più tardi, proprio in suo onore) e a soli 27 anni poteva vantarsi di essere direttore e proprietario del suo leggendario teatro, delle mirabolanti attrezzature e dei preziosi automi che vi erano custoditi. Alla Cinémathèque française di Parigi ho trovato qualche pezzo di questo tesoro, come il Carton Fantastique (‘Cartone fantastico’) da cui veniva estratta qualunque cosa, all’occorrenza anche bambini.
Per Méliès-padre, un ricco fabbricante di scarpe che aveva costruito la sua fortuna dal nulla senza nemmeno saper leggere e scrivere, quel figlio appassionato di politica, poesia, pittura, scultura, fotografia, meccanica e persino magia rimase sempre un rompicapo. Diceva di lui:
“L’attende un buon mestiere, in cui farebbe fortuna semplicemente dormendo”
E la risposta giungeva inesorabile:
“È che non ho voglia di dormire, papà!”.
Nonostante le difficoltà, grazie alla direzione di Méliès il teatro Houdin ritornò agli antichi splendori . I suoi brillanti spettacoli di magia attiravano tutta Parigi, ma il destino di quel luogo di meraviglie – nonché quello del suo direttore – doveva ancora compiersi.
Mentre studiavo questa vicenda davvero unica nel suo genere, non potei esimermi dall’andare in cerca del sito su cui sorgeva il teatro Houdin, di qualche traccia o magari anche solo di una targa che commemorasse quel leggendario regno dell’illusione. Risultato: nada de nada! Del teatro che fu di Georges Méliès non resta nulla, neanche un cartello piccolo piccolo.
Il 28 dicembre 1895, giunse la svolta. Georges Méliès venne invitato all’anteprima esclusiva di un evento senza precedenti: la proiezione dello strabiliante cinématographe dei fratelli Lumière nel salone del Grand Café di boulevard des Capucines, oggi al numero 16 (IX arrondissement). La vita di Méliès stava per cambiare per sempre… e con la sua, anche quella del neonato cinema!
(Per scoprire il seguito leggi “Georges Méliès, il principe delle meraviglie“)