Le tracce nascoste del leggendario boulevard del crimine
Parigi è un continuo spettacolo.
Nella prima metà dell’Ottocento, in pieno Romanticismo, non lo era di meno anzi, l’alta concentrazione di teatri in zone circoscritte della città costituiva essa stessa un’attrazione.
A ovest, nella zona del boulevard des Italiens – al confine tra il II- IX arrondissement – si trovavano le sale sovvenzionate dal governo e frequentate dal bel mondo.
A est, al di là della rue de Richelieu, si concentravano i teatri frequentati dal popolo parigino.
Come al solito, Parigi mostrava due volti: quello elegante e quello verace.
La situazione politica in Francia non era mai stata tanto instabile, eppure i parigini parevano volersi godersi la vita come mai prima di allora, tanto più che dal 1820 l’illuminazione a gas consentiva il prolungamento delle attività ricreative fino a ora tarda.
La massima concentrazione di forme d’intrattenimento era in boulevard du Temple, allora noto col nome evocativo di boulevard du crime (boulevard del crimine): otto teatri in meno di duecento metri!
Lo spettacolo giungeva direttamente sulla strada, per via di un genere di spettacolo oggi scomparso ma all’epoca molto diffuso, la parade, una sorta di trailer dello spettacolo che si sarebbe svolto in sala, messo in scena all’aperto per invogliare i passanti a comprare il biglietto.
Il soprannome di boulevard del crimine non fa riferimento alla fama poco lusinghiera della zona.
I teatri attiravano senz’altro le bande di piccoli delinquenti di strada, ma il crimine che regnava a boulevard du Temple era prima di tutto sulla scena.
Il successo del melodramma all’inizio del XIX secolo aveva portato sul palcoscenico migliaia di accoltellamenti, avvelenamenti, rapimenti… Crimini appunto, alcuni dei quali tratti dalla cronaca del tempo.
Tra i teatri di boulevard du Temple, il teatro dei Funambules entrò nella leggenda grazie al film di Marcel Carné, Les Enfants du Paradis (1945, sceneggiatura di Jacques Prévert), uno dei capolavori del realismo poetico.
Il Théâtre des Funambules era il regno del genere teatrale della pantomima, in cui la parola non era permessa.
Per entrare in scena, gli attori-acrobati erano tenuti a eseguire un passo di danza sopra a una corda tesa sulla platea, da cui deriva il nome di teatro dei Funambules, ‘funamboli’.
Sulla scena di quello stesso teatro il celebre mimo Jean-Gaspard Debureau (1796-1846) reinventò la maschera di Pierrot, particolarmente cara alla bohème del XIX secolo, conferendole l’aspetto che gli conosciamo oggi: ampio abito candido, bottoni, cappellino nero e il viso dipinto di bianco.
(Per saperne di più sulle evoluzioni parigine di Pierrot leggi anche Pierrot, maschera prediletta della bohème )
Nel film di Carné, il Théâtre des Funambules fa da sfondo agli amori tormentati del mimo leggendario, che compare sotto il nome di Baptiste.
A onor del vero, Les Enfants du Paradis rende omaggio alla storia peculiare di boulevard du Temple anche in un altro modo, poiché le scene all’interno vennero girate nell’ultima sala da spettacolo superstite del boulevard du Crime, il piccolo teatro Déjazet.
A quel tempo (1942), Parigi si trovava sotto l’occupazione nazista e la sala da spettacolo era in stato di abbandono dal 1939.
Semi nascosto dalla strada, con la sua insegna discreta il teatro Déjazet è allo stesso tempo un luogo magico e uno scrigno di memorie.
La sala si erge sulla pianta dell’antico Jeu de Paume pertinente al Palazzo del Tempio, che dagli anni Settanta del Settecento era di proprietà del conte d’Artois, futuro re Charles X e cognato della regina Marie-Antoinette.
Nel 1778, proprio qui, Mozart si esibì di fronte alla regina e al conte in occasione di un viaggio a Parigi.
Ai tempi della Rivoluzione francese la costruzione ospitò uno stabilimento di bagni pubblici e nel 1851 venne convertita in teatro, l’unico a trovarsi sul quel lato di boulevard du Temple.
Questa collocazione eccezionale salvò la sala dalle demolizioni che nel 1862 eliminarono ogni altra traccia dell’antico boulevard del crimine.
I grandi lavori diretti dal prefetto della Senna, il barone Haussmann, braccio destro dell’imperatore Napoleone III, sconvolsero l’assetto del quartiere per far spazio a quella che, anni più tardi, sarebbe stata battezzata Place de la Republique, con l’annesso sistema di nuovi boulevards.
Solo qualche anno prima di questo stravolgimento (1859), la celebre attrice Virginie Déjazet (1798-1875) aveva acquistato il teatro per ospitare le opere del suo protegé, il drammaturgo Victorien Sardou, e lo aveva ribattezzato Folies Déjazet.
Madame Déjazet stessa vi si esibì fino al 1870, lasciando un ricordo che sopravvive nel nome del teatro.
Spero di cuore che questa meraviglia sopravviva al duro colpo inferto alla cultura dalla pandemia, esattamente come è sopravvissuta ai grandi traumi storici che hanno investito Parigi. Dita incrociate!