L’Origine du Monde: l’identità svelata del celebre dipinto di Courbet
Chiunque abbia visitato il Musée d’Orsay, avrà probabilmente notato un dipinto “sopra le righe” intitolato l’Origine du Monde (1866), firmato da Gustave Courbet (1819-1877).
Courbet era un artista a dir poco audace che sfidava, con la sua arte, i precetti dell’arte ufficiale dell’epoca. Il pittore era fermamente convinto infatti che il suo lavoro dovesse consistere nel riportare sulla tela esclusivamente ciò che vedevano i suoi occhi, sarebbe a dire la realtà nuda e cruda, non idealizzata, non modificata per adattarla a canoni di bellezza prestabiliti.
Insomma, senza filtri fotografici, diremmo oggi.
I paesaggi, i colori, le inquadrature, le prospettive e le figure di Courbet aprirono la stagione del nuovo movimento artistico noto come Realismo.
Un giorno, il critico letterario Sainte-Beuve (ho già parlato del suo amore illecito per la moglie di Victor Hugo, ricordate?!) presentò al pittore un diplomatico ottomano, grande collezionista d’arte, di nome Khalil Bey.
Il ricco straniero apprezzava lo stile di pittura di Courbet che ben si adattava alla sua passione per i soggetti erotici. Allo stesso Courbet, non a caso, Monsieur Bey acquistò Le Sommeil (‘Il Sonno’).
Altre prove del suo gusto osé? Alla sua collezione “piccante”, il diplomatico ebbe l’ardire di aggiungere anche il celebre Bain turc (‘Bagno turco’) di Ingres.
L’opera era stata respinta da un committente prestigioso, il Principe Napoléon, cugino dell’imperatore Napoléon III. La moglie del Principe, Maria Clotilde di Savoia – figlia di Vittorio Emanuele II – aveva trovato il quadro “sconveniente”, benché di uno stile decisamente più tradizionale rispetto ai dipinti di Courbet! Au contraire, Monsieur Bey aveva trovato le atmosfere esotiche del Bagno pienamente di suo gusto.
Per farla breve, l’incontro tra Courbet e Bey è l’origine de L’Origine.
Per 152 anni, l’identità della modella che Courbet dipinse nella posa peculiare de L’Origine du Monde aveva mantenuto un’alone di mistero.
L’ipotesi più diffusa era che si trattasse della rossa Joanna Hiffernan (1843 circa-1903), detta Jo, amante di Courbet all’epoca della realizzazione del quadro, artista lei stessa e modella.
Tuttavia rimaneva l’ombra di un dubbio: i colori, diciamo così, non combaciavano!
Il mistero è stato risolto per caso nel 2018 da uno studioso esperto delle figure di Alexandre Dumas padre e figlio, Claude Schopp, il quale stava esaminando dei documenti con tutt’altro obiettivo.
«Di solito trovo dopo aver lavorato molto, là ho trovato senza cercare. È ingiusto», dichiara il ricercatore in un articolo de Le Figaro.
Shopp stava esaminando la trascrizione di una lettera di Alexandre Dumas figlio indirizzata alla sua affezionata George Sand, la scrittrice che lui considerava un po’ la sua maman. L’autore de “La Signora delle Camelie” non apprezzava per niente le pitture “pornografiche” di Courbet e, a proposito di questo, nella lettera si incontra questa frase incomprensibile:
«Non si dipinge col pennello l’intervista più delicata e sonora di Mademoiselle Quéniault (sic) dell’Opera».
Il nome della donna citata da Dumas era scritto sbagliato (si scrive Quéniaux), ma soprattutto la parola “intervista” (“interview“) non aveva senso. Si rese allora necessario un confronto con il manoscritto originale conservato negli archivi della Biblioteca Nazionale. Proprio allora, l’ultimo pezzo del puzzle trovò la sua collocazione: Dumas non aveva scritto interview, ma “intérieur“, ossia ‘interno’. La frase corretta, dunque, è:
«Non si dipinge col pennello l’interno più delicato e sonoro di Mademoiselle Quéniaux dell’Opera»
Ed eccola, la misteriosa Mademoiselle:
L’affascinante Costance aveva iniziato la sua carriera come ballerina dell’Opera nel 1847, quando aveva sedici anni, ed era stata subito notata per la sua grazia e la sua avvenenza. Il grande scrittore Théophile Gautier estimatore, diremo così, di bellezze mondane, decantò la sua eleganza e “i suoi begli occhi neri”.
All’epoca, il passo che separava la danza dalla “professione galante” era praticamente scontato: le ragazze, per sopravvivere, non avevano molte alternative e i ricchi signori in cerca di avventure lo sapevano bene. Anche Costance trovò dunque ammiratori disposti a “sostenerla” e divenne così una cortigiana, termine che implicava una certa carriera nel settore, una buona libertà di manovra, finanche la ricchezza.
Tra questi ammiratori vi era proprio il ricco diplomatico Bey che, con ogni probabilità, presentò Costance a Courbet. All’epoca Mademoiselle Quéniaux aveva trentaquattro anni e non danzava più da sei, ma la sua grazia continuava evidentemente a mietere vittime, tanto che Bey la volle immortalata per la sua collezione di “desideri su tela”.
Perché Mademoiselle non parlò mai del quadro e come mai il segreto si è mantenuto tanto a lungo?
Negli anni della maturità, Costance aveva abbandonato le abitudini “indecorose” e godeva di una posizione sociale di tutto rispetto. Il benessere raggiunto le concedeva di dedicarsi a molte opere di carità (l’ex-cortigiana non dimenticò mai le proprie origini) e così la sua reputazione si era trasformata, diciamo pure rigenerata.
Alla sua morte, tra i beni che costituivano il suo bel patrimonio, venne travato un quadro di Courbet – ulteriore conferma che i due si conoscevano – intitolato “Fiori”.
Nel vivace bouquet si distinguono delle camelie bianche che, proprio grazie al romanzo di Dumas, erano diventate, neanche a farlo apposta, il simbolo delle cortigiane riscattate…
(Vedi anche l’articolo di information.tv5monde.com).