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La moda si racconta(10) – Eleganza maschile all’alba dell’Ottocento

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[ Copertina © Giorgia Gordini ]

In quest’intervista a puntate Madame la Mode, ossia la Moda in persona, ci racconta il suo passato francese.

Madame, cosa può dirci della moda maschile di inizio Ottocento?

Fino al 1820, il taglio dell’abito maschile rimase legato al passato.
Alla corte dell’imperatore Bonaparte (1804-1815), nelle grandi occasioni, l’abito elegante ricordava le tenuta aristocratica dell’Ancien Régime con tanto di culotte (vedi articolo precedente).

Abito elegante fino al 1820
Abito da cerimonia maschile fino al 1820, ossia frac, gilet e culotte.

Perché questa scelta? Non era una priorità di Napoleone quella di volersi distinguere dal sistema monarchico appena rovesciato?

Ceramente, ma il nuovo regime aveva anche un’altra preoccupazione: quella di apparire legittimo agli occhi del popolo, che era abituato a riconoscere il potere nelle stoffe preziose, negli ornamenti, nei fasti delle cerimonie, in una parola, nel lusso.
Ed ecco che, assieme alla nuova corte, riappaiono anche velluti, pellicce, cachemire, sete, gioielli e ricami in filo d’oro e d’argento.

AtelierPicartabitoPerIncoronazioneNapoleonePerFratelli
Atelier Picart, abito per l’incoronazione di Napoleone, destinato verosimilmente a uno dei fratelli, lana con ricami in oro e argento, (1804, Berlino, German Historical Museum).

Napoleone era consapevole della la fragilità di un sistema di potere che non poteva contare, a differenza del precedente, su una tradizione secolare.
Per tale ragione scelse con cura i simboli del regime, andando a pescare nel più remoto passato del regno di Francia, abbastanza lontano dal ricordo della dinastia dei Bourbon appena detronizzati.
Oltre all’aquila imperiale di antica memoria, elesse come proprio emblema l’ape, che era ritenuta essere il simbolo più antico dei sovrani di Francia, risalente alla dinastia dei Merovingi (V-VIII sec. d. C.).

MantelloIncoronazione
Stesso abito, dettaglio con delle api ricamate in oro.

La moda d’Oltremanica, tanto apprezzata negli anni precedenti, non lo era di meno durante l’impero di Napoleone, ma essendo divenuta l’Inghilterra il nemico numero uno della Francia, va da sé che il taglio dell’abito maschile doveva rimanere il più possibile “impermeabile” alle influenze estere, per lo meno nelle occasioni ufficiali.

La redingote di ispirazione inglese poteva andar bene per la vita cittadina, ma nello svolgimento delle proprie funzioni, soprattutto in presenza dell’imperatore, era gradita l’uniforme. Non per nulla Napoleone aveva fatto ridisegnare sia le divise militari, che quelle dei vari funzionari dello Stato.

Madame, potrebbe indicarci alcuni elementi chiave dell’abbigliamento maschile di quel periodo?

Il tipo di giacca elegante più diffuso era il cosiddetto habit dégagé che, abbottonato sul petto, terminava a livello del gilet sottostante, cioè sullo stomaco.
Le lunghe code si presentavano spostate all’indietro rispetto al frac tradizionale, trasmettendo una dinamismo maggiore alla figura.
Il colletto, rigido e rialzato, lasciava in mostra una cravatta annodata con cura, un po’ meno ampia rispetto agli anni del Direttorio (vedi articolo precedente).

Ingres moda uomo
Un ritratto di Ingres risalente al 1804-1805 (Musée du Louvre).

Il pantalone rimase l’indumento preferito della classe borghese.
Aderiva alla coscia e veniva infilato dentro gli stivali, come nelle uniformi militari. Il modello di stivale Hessian fu uno dei più popolari: terminava al ginocchio con una forma a “v” e una nappa decorativa.

Generale francese 1812
Dettaglio da Antoine-Jean Gros, Général François Fournier Sarloveze, che indossa degli stivali Hessian (1800-1812, Musée du Louvre).

Negli anni dell’impero inoltre, inziò a diffondersi un accessorio originario delle campagne inglesi che divenne poi un elemento irrinunciabile della tenuta maschile del XIX secolo: il cappello a cilindro, o haut-de-forme.
Il copricapo, che in Francia avrebbe sostituito il bicorno di stampo più militare, era comparso tra la gentry inglese, la classe di ricchi proprietari terrieri usciti dalla piccola nobiltà o dalla grande borghesia. Inizialmente, era stato concepito per la tenuta da equitazione, con una tesa stretta, un laccio da annodare sotto al mento e la cupola alta per a offrire un minimo di protezione alla testa del cavaliere in caso di caduta.

In città il cappello a cilindro perse il laccetto, costringendo il portatore a una postura ben eretta, con il mento alto e proteso in avanti, l’aspetto tipico della rispettabilità borghese.

Boilly 1810
Louis Léopold Boilly, Gli appassionati di stampe (inizi XIX secolo, Musée du Louvre). Una coppia parigina alla moda valuta l’acquisto di una stampa mostrata dal venditore.

Un altro modello di soprabito di origine inglese di grande successo fu il carrick, dalla parola curricle, in francese chariot, o cabriolet, che si riferiva al carro da corsa, una vettura leggera a due ruote comparsa all’inizio del XIX secolo.
Si trattava di una variazione della redingote ampia e lunga in origine destinata ai cocchieri, con uno o più colletti a copertura delle spalle.

Uomo in città impero
Carrick, cappello a cilindro e bastone, una tenuta da città agli inizi del 1800.

Con la caduta di Napoleone cosa accadde alla Moda dei parigini, Madame?

La silhouette dei messieurs, fino al 1850, subì una rivoluzione che gli storici della moda chiamano “grande rinuncia maschile” (Grande renonciation masculine).

Rinuncia a cosa?

Alla decorazione dell’abito in favore della semplificazione, sintomo di dinamismo, di azione, attributi caratteristici del lavoratore – imprenditore borghese.

Silhouette uomo ai tempi della Restaurazione.
Silhouette uomo ai tempi della Restaurazione.

L’uniformarsi della tenuta borghese, produsse una reazione opposta, quella del dandismo, incarnazione del desiderio di distinzione.
Aristocratici decaduti o borghesi loro malgrado, i dandy pretendevano di innalzarsi al di sopra del materialismo imperante.
Il pioniere di questa nuova tendenza fu George Bryan Brummel (1778-1840), il cosiddetto beau Brummel, favorito del Principe di Galles, futuro re George IV.

Brummel fu di fatto una delle mie incarnazioni, come lo fu Marie-Antoinette per le donne. Senza essere un aristocratico, divenne il protagonista della vita mondana dell’alta società inglese grazie alla combinazione delle sue toilettes eccezionalmente curate con il personaggio impertinente che metteva in scena.

Brummel
George Bryan Brummel o il Beau Brummel: il primo dandy.

Da che cosa si riconosceva un dandy, Madame?

Dall’abito certamente, ma non solo: il dandismo è uno stile di vita che si esprime al di là dell’apparenza.

«Ciascun dandy rivendica la definizione della parola per sé.
[…] Per principio, si tiene a distanza da tutte le bandiere e da tutte le tribù.
[…] Il dandy detesta subire. Egli filtra la vita col suo sguardo altezzoso, la sua precisione d’aquila, se la racconta altrimenti. Egli crea una narrazione».

Les Dandys,
Antologia di Jean Florensac

Contrariamente a ciò che si immagina oggi, l’eleganza del dandy di inizio XIX secolo era sobria. L’audacia era un tratto caratteristico che ci si guardava bene dall’esprimere attraverso l’apparenza, preferendo una replica pungente, delle abitudini insolite e una conversazione brillante.

L’ostentazione, che i primi dandy ritenevano sinonimo di volgarità caratteristica dei nuovi arricchiti, assumerà un nuovo significato con i loro eredi, i decadenti della seconda metà del XIX secolo, personaggi tipicamente pigri, annoiati, adagiati mollemente sul loro canapé.
La silhouette lanciata da Brummel era invece semplice e dinamica, adatta a un uomo che preferisce stare in piedi o camminare, ma l’azione che intendeva evocare non somigliava affatto a quella rigida e compassata del borghese: si trattava piuttosto di disinvoltura.

Lo stile di Brummel
Lo stile di Brummel

La distinzione, nella filosofia di Brummel, doveva esser raggiunta attraverso la perfezione del taglio dell’abito, il candore impeccabile della biancheria e la maniera, estrosa ma curata, di annodare la cravatta. La cura per il dettaglio era il vero rivelatore del dandy di inizio Ottocento, una sorta di linguaggio discreto e codificato riservato a pochi eletti.

(continua...)