Lo strabiliante Musée Grévin, o la casa delle meraviglie
Gabriel Thomas (1854-1932) non era un artista ma sapeva come far fruttare l’arte.
Un museo promettente come quello delle statue di cera di Arthur Meyer e Alfred Grévin non poteva sfuggire al suo fiuto specializzato nello scovare magici pozzi di quattrini.
(Per sapere come Arthur Meyer e Alfred Grévin avevano avviato il mitico Musée Grévin, il museo delle statue di cera, leggi l’articolo “Il Musée Grévin: le prime meraviglie aspettando il 1900“).
Con qualche aggiunta moderna per salutare il XX secolo, il museo si sarebbe ritrovato pieno da scoppiare, Thomas ne era certo: “Vogliamo fare una casa delle meraviglie? Facciamola come si deve! Ecco le mie idee…”.
E allora “venghino signori”: le incredibili sculture di cera di Alfred Grévin continuavano a incantare i visitatori per poi spingerli a scoprire i nuovi spettacoli scelti da Gabriel Thomas. Ad attenderli c’erano spettacoli incredibili, colmi dei miracoli della prestidigitazione ideati dai più grandi illusionisti del tempo:
“Mesdames et Messieurs, ecco a voi l’incredibile Cabinet Fantastique!”
“La magia e le statue non vi saziano, signore e signori? Ecco allora un biglietto per le illusioni dello strabiliante Théâtre Optique!”
Il Théâtre Optique, o Teatro Ottico, era davvero una rarità in quanto offriva la proiezione su grande schermo delle primissime Pantomimes Lumineuses (letteralmente “pantomime luminose” ), ossia le bisnonne del cartone animato. La prima storia proiettata s’intitolava Pauvre Pierrot, la struggente vicenda di un triangolo amoroso che durava ben 5 minuti (visibile on line qui). La straordinaria invenzione era di Émile Reynaud, disegnatore, fotografo e professore di scienze (perché allora andava di moda avere 16 professioni, non si sa mai). Il Théâtre Optique ottenne un successo niente male: dal 1892 al 1900 si contano 500 000 spettatori! Non c’è che dire: Monsieur Thomas non sbagliava un colpo!
(Per fare un giro tra le meraviglie luminose dell’Expo 1900 che fece dell’elettricità una fata leggi Expo1900: la madrina del progresso è una fata!)
Fulgida incarnazione della massima “chi si accontenta sbaglia”, Gabriel Thomas non smise certo di cercare nuove possibili meraviglie per il Musée Grévin, e dove cercare nuove magie se non all’immensa Esposizione Universale che proprio quell’anno, il 1900, apriva le porte occupando tutta la capitale? Ve lo immaginate Monsieur Thomas che si sfrega le mani davanti all’entrata?
“ucci-ucci sento odor di quattrinucci…”.
E infatti al Caleidoscopio gigante del Palais de l’Optique o Palais des Illusions (Palazzo dell’ottica o Palazzo delle illusioni) avvenne il miracolo: Gabriel Thomas tornò bambino (ma solo per qualche minuto). Davanti ai suoi occhi increduli cambi rapidissimi di scenario lo trasportarono da un tempio Indù alla giungla più fitta, fino allo scintillante palazzo di un marahdja.
Ed ecco che tra la miriade di lampadine del Grande Caleidoscopio se ne accese un’altra, la sua. Thomas agguantò l’ideatore e gli chiese di progettare una versione più piccola del Caleidoscopio per il museo Grévin. Si trattava dell’ingegnoso Eugène Hénard, colui che inventò nientemeno che la rotatoria stradale (strano che in Romagna non gli abbiano ancora dedicato un monumento).
L’illusione del Caleidoscopio si basava su un gioco di 6 specchi paralleli 2 a 2, allineati con precisione millimetrica. Ruotando in sincronia, gli specchi consentivano un triplo cambio di ambientazione.
“Ci sto”, rispose Hénard, “fammi avere 2500 lampade multicolori”.
Naturalmente per accogliere tutte queste nuove meraviglie il museo Grévin dovette ingrandirsi e allora sotto con i lavori! Il museo assunse un nuovo aspetto, quello che conserverà fino a oggi… o quasi.
(Scopri come il Musée Grévin divenne una sorta di reggia delle fate in “Il Musée Grévin: la casa delle meraviglie che sembra una reggia delle fate“)