Storie del Cabaret du Chat Noir: lo spirito di Montmartre
Nell’articolo precedente, ho raccontato della fondazione del primo cabaret du Chat Noir.
Atto secondo
Nel 1884, forte del proprio successo, Rodolphe Salis espanse il suo angusto cabaret in boulevard de Rochechouart occupando un secondo locale adiacente.
Una grande tela occupava una parete intera della nuova sala.
Adolphe Willette, autore dell’insegna del cabaret, venne incaricato da Salis di dipingervi un soggetto che ben rappresentasse lo spirito bohémien di Montmartre.
Willette rappresentò una processione di giovani originariamente innocenti che vengono travolti e corrotti dai vizi parigini, restituendo una visione della generazione di artisti fin de siècle ironica e disperata allo stesso tempo.
Delle fanciulle in abito da prima Comunione (in basso a destra) abbandonano i candidi veli per tramutarsi in grisettes, ossia giovani donne di bassa estrazione sociale, tipicamente civette e lascive. Il nome deriva dalla stoffa grigia a buon mercato che spesso indossavano.
I giovani simbolizzati da Pierrot seducono le nuove femmes fatales con dell’oro se ricchi, oppure dei versi se poveri, rimanendo a loro volta invischiati nella trappola del vizio che li porterà all’autodistruzione (in basso a sinistra, Pierrot si toglie la vita).
Tutto avviene sullo sfondo della collina Montmartre, evocata dall’omnibus di place Pigalle e soprattutto dalla musica, una costante della vita della butte, al punto che Willette decise di trasformare le pale dei mulini che dominavano il paesaggio in spartiti musicali.
Il titolo dell’opera proviene da un passo del Libro di Gioele (Antico Testamento):
Parce Domine, parce popolo tuo.
Ne in aeternum irascaris nobis.‘Perdona Signore, perdona il tuo popolo.
Non essere in eterno adirato con noi’.
L’opera è oggi conservata al musée de Montmartre, ed è considerata una delle più rappresentative dello spirito della bohème che animava la collina durante la Belle Époque.
Il settimanale de Le Chat Noir
La fama raggiunta dal cabaret du Chat Noir si era diffusa a tal punto a Parigi che Salis decise di fondare un settimanale omonimo, le cui copie sono talvolta rintracciabili presso i famosi bouquinistes, i rivenditori di libri, giornali e stampe fuori catalogo che si trovano lungo le rive della Senna.
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Il primo numero della rivista ufficiale del Cabaret du Chat Noir uscì il 14 gennaio 1882 – solo pochi mesi dopo l’inaugurazione del locale – ed era il risultato del contributo intellettuale e volontario degli avventori del cabaret omonimo. Scrittori, canzonieri, giornalisti e poeti composero i testi, mentre le illustrazioni portavano le forme di celebri artisti quali Willette, Steinlen, Caran d’Ache… tutti clienti dello Chat Noir!
Montmartre ospitava la vita intellettuale, artistica e rivoluzionaria della città e sfidava apertamente il rigido modello sociale della borghesia.
Per ironia della sorte, la frequentatrice più assidua dei cabarets della Butte era proprio quest’ultima, che abbandonava volentieri l’legante centro cittadino in cerca di nuove forme d’intrattenimento, non importa se a farne le spese era il proprio sistema di valori.
Tra i contributori della rivista de Le Chat Noir, vi era Alphonse Allais (1854-1905), uno dei nomi più illustri della satira giornalistica.
Lo scrittore era uno dei personaggi di spicco del tanto irriverente, quanto brillante, Club des Incohérents (‘Club degli Incoerenti’). Questo circolo esclusivo, composto da scrittori e artisti selezionati, si dedicava attivamente a dissacrare, deridere e provocare tutto ciò che catturava il loro interesse. Per farsi un’idea del tenore delle manifestazioni pubbliche organizzate dal club, basti riferirsi ai titoli, ad esempio:
“Esposizione di disegni eseguiti da geni che non sanno disegnare”,
oppure
“Versi redatti dai pittori e pitture realizzate dagli scrittori”.
Insomma, Alphonse Allais era il capo redattore perfetto per una rivista irriverente come quella del Cabaret du Chat Noir e lo divenne a partire dal 1886.
Il cantante
Rodolphe Salis, proprietario e fondatore del locale, era notoriamente tirchio e aveva l’abitudine di pagare gli artisti che si esibivano allo Chat Noir al massimo con delle consumazioni offerte. In effetti, Salis riteneva che, a fronte del grande successo del suo cabaret, dovessero essere gli artisti a pagare lui!
Il gioco gli riuscì per un periodo anche con Aristide Bruant, il cantante più popolare dell’epoca ma, quando Salis trasferì il cabaret in locali più ampi, questi decise di non seguirlo e, anzi, ne approfittò per mettersi in proprio, acquistando la sala di boulevard de Rochechouart. Il suo cabaret, il Mirliton aprì così le porte, segnando una tappa decisiva nella storia della canzone realista francese.
Aristide Bruant fu il primo a cantare dei poveri e degli emarginati, scagliandosi contro l’ipocrisia della società borghese con delle rime pungenti composte in Argot, il gergo misto a dialetti diversi formatosi per strada e nei bassi fondi parigini.
Per amor di paradosso, aggiungo che i clienti più fedeli erano proprio quei borghesi tanto odiati.
«Per otto anni, ho trascorso le mie notti tra fumo e bicchieri! Ho urlato le mie canzoni davanti a un mucchio di idioti che non ci capivano niente e che venivano, per noia o per snobismo, a farsi insultare al Mirliton… Li ho trattati come non si trattano nemmeno i delinquenti… Loro mi hanno arricchito, io li disprezzo: siamo pari.»
Le locandine degli spettacoli di Bruant erano opera del suo artista prediletto, Henri de Toulouse Lautrec (1864-1901), e lo ritraevano con la famosa tenuta di scena composta da un abito in velluto scuro, stivaloni neri da pompiere, sciarpa e camicia di flanella rossa, mantello nero, cappello di feltro a falde larghe.
Per quanto si fosse reso indipendente da Salis, Aristide non aveva dimenticato la lezione dello Chat Noir e così fondò a sua volta la propria rivista, Le Mirliton (1885), a cui collaborarono, tra gli altri, artisti della caratura di Toulouse -Lautrec e Stenlein.
Il secondo Cabaret du Chat Noir
Nel 1885, per il cabaret du Chat Noir era iniziata una nuova vita ad un nuovo indirizzo: il 12 di rue de Laval (oggi rue Victor-Massé).
Il glorioso passato di questa palazzina è oggi ridotto a una timida targa che recita:
“Passante, fermati. Questo edificio venne consacrato ai divertimenti e alla gioia da Rodolphe Salis.
Qui alloggiò il famoso Cabaret du Chat Noir. 1885-1896”
La cerimonia d’inaugurazione consistette in una processione solenne con cui la grande tela del Parce Domine di Wilette, che già conosciamo, venne trasportata dal primo indirizzo al nuovo.
Il nuovo cabaret, che si sviluppava su tre piani e godeva di spazi decisamente più ampi, prometteva grandi novità poiché, come abbiamo visto, la sua eccezionale clientela non sapeva limitarsi a bere e ad ingannare il tempo.
Al 12, rue de Laval, stava per aprire le porte una nuova meraviglia, il celebre teatro delle ombre de Le Chat Noir…
Continua…